Capitolo 3.

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Mi chiesi chi potesse essere, alle due del pomeriggio, che ora bussava ora suonava il campanello della mia casa.
Scesi velocemente le scale, trafelata, urlando: «sto arrivando!» Non ero esattamente nelle condizioni ideali per aprire alla porta, non tanto per i capelli scaruffati e il viso stanco e struccato, piuttosto per l'orrendo paio di pantaloni del pigiama che indossavo: le maledette mucche rosa sorridevano felici sulla prateria di tessuto violetto. Di nuovo, i suoi occhi, così limpidi, mi fissavano dal profondo dei suoi pensieri. «Ciao.»
«Ciao...» balbettai imbarazzata. «Devi essere Matilde, giusto? Beh, ciao, io mi chiamo Aaron, sono... Ehm, il tuo vicino, direi. Per farla breve, mia madre ha finito le uova, e figurati se ho voglia di arrivare all'alimentari. Così ho pensato di chiedere a te.» La sua voce era fastidiosamente carina.
Il mio sguardo variò da un'espressione sconcertata, a una presa di coscienza che quel ragazzo doveva essere un vero scansafatiche. «Oh sì, immagino lo sforzo di camminare dieci minuti per prendere delle uova... Di quante ne hai bisogno?» Se io avessi anche solo osato essere così sfaticata, mia madre mi avrebbe uccisa e poi resuscitata con le sue mani. 
«Solo tre, grazie.» Con noncuranza mi diressi verso il frigo, senza invitare il ragazzo ad entrare, e cercai le uova. Lui di certo non aspettava il mio invito, quindi varcò la porta senza troppi complimenti, guardandosi intorno.
«Non smetterà mai di essere inquietante questa casa...» mormorò. Nonostante mi fingessi interessatissima al cavolo nero in fondo al frigo, i miei sensi erano all'erta.
«Come scusa?» replicai.
« Niente di cui tu debba preoccuparti, riflettevo ad alta voce.»
«Che ne sai tu di questa casa?» per la prima volta lo sguardo del ragazzo mi aveva catturata e l'interesse nei suoi confronti si era acceso come una lampadina. Forse lui avrebbe potuto dissipare la mia nebbia di dubbi riguardo alle strane cose che accadevano.
Non ero rivolta nella sua direzione, perchè in effetti ero ancora alla ricerca forsennata delle uova che sembravano essere state inghiottite da una sorta di buco nero nel frigo.
«Oh beh, quel che sanno tutti» mi girai di scatto verso Aaron «E cos'è che sanno tutti?» Lui mi squadrò a lungo, soffermandosi un istante di troppo prima sulle mie dita che reggevano una confezione semivuota di formaggio spalmabile e poi sui miei pantaloni... Sapevo che avrei dovuto lasciarli nel polveroso cassetto della vecchia casa, accidenti. Sorrise debolmente per poi riprendere il discorso da dove l'aveva interrotto.
«Per le informazioni che ho, e non sono molte, questa prima di essere una casa, era una scuola». Mi estraniai dal mondo, come ero solita fare ogni volta che riflettevo. Una scuola... Si spiegavano le voci di bambini che sentivo spesso. Che fosse successo qualcosa di macabro? Qualcosa a cui quelli dell'agenzia non avevano accennato per non rischiare di non vendere l'edificio? Sarebbe stato troppo da film horror, e io ero ansiosa di capire di più riguardo alla faccenda. «Ah... Tieni, le tue uova» fu l'unica cosa che riuscii a dire in quel frangente. Aaron aveva risvegliato in me l'istinto dell'investigatore e per me quando arrivava quel momento non c'era verso di rallentare la velocita dei pensieri. Forse avrei dovuto farmi impiantare una bella rotonda nel cervello.
«Grazie mille, ci vediamo a scuola, Matilde.» Oh beh, allora anche lui si era accorto del nostro scambio di sguardi nel tratto di ritorno verso casa. "Sei sempre così gelido o lo fai soltanto con le nuove vicine?'' avrei voluto chiedergli, ma mi trattenni dal farlo per non risultare scortese. Da quando mi trattenevo dal rispondere per le rime?
«Figurati... A domani, Aaron.» E così uscì, lasciandomi addosso una strana sensazione; un misto di ammirazione e disgusto per quel ragazzo sfacciato e di perplessità per le notizie ricevute.
Decisi: se le voci fossero continuate, avrei preso la drastica decisione di scavare più a fondo. Avere fantasmi di bambini in casa non risultava essere poi così normale.

La figlia dell'Inferno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora