Capitolo 35.

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Passavano le notti e così i giorni. Ogni ora che scoccava sul vecchio orologio della sala da pranzo scatenava in me una vasta gamma di emozioni che sembravano volermi fuoriuscire dal petto. Come controllarle? L'ansia di quel giorno mi stava divorando e se avessi potuto avrei infilato una mano per stanarla e catturarla fra le mie dita, ma era questo il punto: non capivo dove si nascondeva.
Ogni notte aspettavo il suono dolce del pianoforte che mi destasse dal sonno che via via era diventato sempre più leggero fino a raggiungere l'apice, ovvero l'assenza. Quella notte non riuscivo a dormire, il mio cervello non ne voleva sapere di spegnersi e io mi giravo con lui nel letto a ritmo dei pensieri.
"Cosa farò? Come sarà la cerimonia? E Aaron? Howl? Mia madre?! Oh mamma.. Mi manchi così tanto, non mi sono mai sentita sola quanto in questo giorni.." Pensai sussurrando le parole.
Chiusi gli occhi ed un velo di stanchezza vi si posò sopra, costringendomi a concedermi qualche minuto di assopimento che fu spezzato da una frase: - Non sei sola ad affrontare tutto questo, ricorda.-
- Howl non rompere e vattene, sono già distrutta per conto mio..- biascicai con ancora gli occhi chiusi.
- Howl? E chi sarebbe Howl?- domandò allora la voce maliziosa.
Spalancai gli occhi: se non era stato Howl a parlare.. - Aaron!- gli lanciai un cuscino che lui acchiappò al volo prontamente. Continuai a lanciare qualsiasi cosa avessi sotto mano, ero infuriata. - Non.. Ti.. Sei.. Fatto.. Sentire.. Ne.. Vedere.. Brutto..- dissi fra un colpo e l'altro.
Non lasciai nemmeno che ribattesse e mi avventai su di lui facendoci finire entrambi a terra.
- Mati?-
- Il mio nome qui è Anastasia.-
- Ma io ti chiamo col nome che preferisco.-
Il suo viso bello e fresco così vicino mi faceva venir voglia di stringerlo a me per sempre, ma ero consapevole che il mio era solo un desiderio vano.
- Aaron io.. Sono logorata.-
- Lo so bell'addormentata, ma ti prometto che finirà presto.-
- Tu sapevi tutto non è così?-
Lui arricciò il naso e alzò le sopracciglia, contrariato ma ragionevole.
- È vero, sapevo. Le cose sono più complicate di quanto sembra e non sai quanto questo mi faccia soffrire, ma aspetta e vedrai che qualcosa arriverà a tirarci fuori da questo pasticcio, ok?-
- E cosa? Vorrei solo avere una certezza per una volta.-
- Non ti basto io?-
- La sera prima ci sei, la sera dopo sei solo un ricordo che porto dentro. Come puoi essere la mia certezza se non sono certa nemmeno se la mattina seguente mi sveglierò con te accanto o con la metà di letto vuota come al solito? - piagnucolai.
Il suo viso assunse una smorfia contrita.
- Lo so.. Mi dispiace.. Non posso cambiare niente, devi essere tu a.. Accidenti non posso parlare!- esclamò arrabbiato.
- Cosa devo fare? Ti prego Aaron dimmelo.-
- Devi arrivarci da sola, purtroppo è come giocare a tabù e io sono una delle parole che non possono essere pronunciate. Non l'ho scelto io, credimi. Adesso possiamo alzarci? Non sento più i piedi.-
Non mi ero accorta che eravamo rimasti stesi a terra una sopra l'altro per tutto il tempo.
Ci sedemmo sul letto e cercai di ragionare.
- Non capisco cosa vuoi dire.. -
- Pensa. Quante volte mi hai visto e quando.-
- Quando ero ancora umana ti vedevo spesso, da quella volta ti ho visto solo due volte, di notte.-
- Giusto, e ti sarai chiesta il perché.-
- Mi hanno detto che non puoi stare al sole.-
- Mh, tu ci credi?-
Nessuna emozione trapelava dal suo sguardo, non riuscivo a decifrare nemmeno un indizio che potesse aiutarmi a risolvere quella questione.
- Non lo so, penso di sì, so che ci sono i demoni delle Tenebre che non amano la luce e ho pensato tu fossi uno di loro..-
- Ti avranno anche detto che quei demoni sono scontrosi e altamente distruttivi. Io sono quel genere secondo te?-
- Non saprei, io..-
- Matilde..-
- Oh no. Certo che non lo sei. Sei solo impulsivo e dannatamente testardo. Ma non sei distruttivo - dissi decisa.
- Bene. Quindi cosa ne deduci?-
- Che c'è qualcos'altro a cui adesso che sono le tre di notte non riesco ad arrivare, vorrai perdonare la mia scarsa attività celebrale data l'ora, maestà - dissi con sarcasmo.
- Ah ah ah. La lingua avvelenata non l'abbiamo persa vedo - replicò lui stizzito.
- Perché? Ti disturba?-
- No. Affatto.-
La risposta mi lasciò piacevolmente sorpresa.
- Che ci facevi sveglia a quest'ora?-
- Non riesco a far tacere questo dannato arnese - dissi toccandomi la fronte.
- Rallegrati, significa che almeno in testa non hai solo segatura.-
- Aaron!- gli tirai uno schiaffetto sulla spalla.
- Che c'è? È vero! E poi non era un'offesa!-
- Non metterti sulla difensiva.-
- Altrimenti?-
- Sarò costretta a usare i miei poteri.-
- Uhhh, già tremo al solo pensiero, fanciulla.-
- Attento, giochi col fuoco - replicai guardandolo storto.
- Lo so. Ma sono rischi che amo correre, soprattutto se si tratta di te.-
Arrossii violentemente come sempre dopo un'affermazione simile. Era così.. Difficile.
- Sono preoccupata Aaron..- dissi cercando di cambiare argomento. Lui intanto si era avvicinato pericolosamente al mio viso e io sapevo che non sarei riuscita a controllarmi data la situazione, dovevo sviare, guadagnare tempo.
- Lo so. E io non so nemmeno come rassicurarti.. Lucifero è così male?-
- No.. No, non è questo. È solo che magari io ecco.. Magari mi piacerebbe avere un rapporto di quel tipo con qualcun altro..-
- E chi, Howl?- disse lui accennando un sorriso.
Adesso ero confusa sul serio.
- Howl? Beh Howl è.. Howl. Però non so se fa per me - dissi mordendomi il labbro inferiore, frustrata. Che stavo cercando di fare? Rivelargli sentimenti di cui nemmeno ero sicura? E poi, se anche fosse, se anche lui avesse ricambiato ciò che provavo, cosa sarebbe mutato? La risposta era scritta a caratteri cubitali davanti ai miei occhi con tanto di neon a intermittenza: NIENTE. Assolutamente niente. Di certo non si poteva andare contro al re degli Inferi, sarebbe stata una specie di missione suicida.
- Matilde?-
- Mh?-
- Adesso ascoltami: stenditi sul letto.-
Non affrettare i pensieri Mati, non vuole fare nulla di strano, cercai di convicermi.
- Rilassati, chiudi gli occhi e non muoverti - la sua voce si era fatta più profonda e incantatrice tutt'un tratto. Ne rimanevo affascinata ed era balsamo per la mia mente affaticata e stressata.
- Aaron, che vuoi fare?-
Non rispose e salì sul letto accanto a me; mi poggiò una mano sul petto e mi ordinò di respirare profondamente. Feci ciò che mi era stato richiesto e forse per il calore emanato da lui, forse per la situazione, ero più calma ma decisamente sveglia.
- E adesso?-
- Adesso ascolta la mia voce. Immagina un prato bellissimo, grande, enorme. Immagina un fiume, acqua che scorre, focalizza il rumore e il verde del prato.-
Quelle immagini mi fecero tornare Raphael alla mente e sentii una stretta al cuore.
- Howl dice che non possiamo provare sentimenti come l'amore.-
Lui si bloccò. Lo sentii irrigidirsi e poi tornare come prima.
- Non tutti hanno questa sfortuna. Alcuni possono. Di solito quelli della famiglia reale o quelli con ancora caratteristiche angeliche a livello caratteriale ne sono capaci.-
- Tu puoi?- azzardai.
- Matilde..-
- Scusami, hai ragione. Stiamo divagando.-
Lui tacque, il silenzio mi riempì le orecchie. Sospirò e poi riprese nel suo intento di rilassarmi e incredibilmente ci riuscì. Non saprei quantificare la durata dell'operazione, ma so che alla fine i miei nervi avrebbero voluto abbracciarlo e ringraziarlo. Il sonno mi stava catturando quando sentii un peso sollevarsi dal materasso: Aaron se ne stava andando.
- No - sentii in un soffio, ma era ormai troppo tardi, ero entrata in un mondo fatto di prati e cieli azzurri, la realtà adesso non era contemplata.

La figlia dell'Inferno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora