Quei bisbigli strazianti non facevano che tormentarmi. Che io mi facessi la doccia o fossi in cucina a mangiare, voci di bambini volevano che io li ascoltassi. Perfino mia madre si era accorta che c'era qualcosa che mi turbava e in effetti ultimamente ero sbadata (sì, più del solito), stanca e soprattutto con i nervi a fior di pelle. Bastava che mi si rivolgesse la parola che scattavo sulla difensiva, così litigare con mia madre era diventato fin troppo semplice e questo non faceva che aggravare la mia situazione.
Quella domenica mattina ero sola in casa, ripensavo alla visita di Aaron di pochi giorni prima, quando la porta della mia camera si aprì cigolando. Avrei dovuto essermici abituata ormai, ma ogni volta che succedeva mi sembrava fosse la prima. Il familiare tremolio mi invase la schiena, poi le braccia, le mani e continuava a diffondersi.
La guardai. E lei sembrò guardarmi. Il cuore mi batteva all'impazzata, stava per uscirmi dal petto. Rumore di passi spezzò il silenzio, urlai: «Chi è? Chi cavolo è che continua a tormentarmi eh? Non ne posso più! Sono pazza, penso di essere seriamente impazzita, mi farete andare al manicomio vocette del cazzo. Cosa volete da me? Cosa volete?» cominciai a piangere forsennatamente. Singhiozzavo e le lacrime sembravano provenire dal un serbatoio segreto posto dietro al cuore, che per sfortuna non si svuotava mai. Quelle presenze mi stavano esasperando, nessuna persona sana di mente sarebbe riuscita a sopportarlo e io non ero più incline a indugiare oltre. Volevo la verità, qualsiasi essa fosse.
«Matilde tu devi aiutarci, sei l'unica che può sentirci» quella voce piangeva quanto me. Percepii così tanto dolore che per un attimo pensai di poterla aiutare... Ma no. Sbattei la porta sicura che avrei chiuso con essa anche l'entità al di fuori.
«Non ti libererai di noi così.» Era come ascoltare un coro infernale.
«Basta basta, vi prego...» mi presi la testa tra le mani e stinsi i capelli fra le dita, avrei voluto strapparli.
«Va bene andiamo, cosa volete da me? Parlate. Sentiamo quale stronzata avete da dirmi!» Ero davvero allo stremo, le persone normali non sentivano le voci e di questo ne ero più che sicura, ma ciò che in quell'istante mi spaventava era proprio il fatto opposto. Forse io avevo qualcosa che non andava, forse era per quel motivo che non ero mai riuscita ad avere tanti amici quando ero piccola: probabilmente a detta delle voci, me ne stavo spesso per conto mio e non mi piaceva interagire con gli altri bambini. Che io fossi una specie di sensitiva?Questo gettava un'ombra inquietante sul mio passato. Se le cose di cui parlavano gli spiriti erano successe, allora perchè proprio non riuscivo a ricordare nulla che fosse in relazione agli avvenimenti recenti?
«Matilde tu non ricordi. Eri troppo piccola, ma non possiamo spiegarti noi. Aiutaci, cerca.» La voce che era di una bambina, dolce e gentile, mi stava implorando; se avessi potuto vederla, sicuramente sarebbe stata in ginocchio con le mani giunte e le lacrime che sgorgavano copiose quanto le mie.
«Cosa dovrei cercare? Come posso aiutarvi?» pronunciai quelle domande con fare sconfitto, forse era più saggio assecondare le mie fantasie e vedere dove volevano portarmi.
«Cerca informazioni sul prima, il dopo sarà a tuo carico. Risolvi il prima Matilde, sanerai il durante e preverrai problemi nel dopo.» Dire che odiavo gli indovinelli era un eufemismo.
«Il prima, il dopo, ma cos'è? Un gioco? Bene. Farò questo fottutissimo gioco ma voi mi lascerete in pace. Uscirete dalla mia testa, io non voglio essere rinchiusa per colpa vostra.» Ero arrabbiata, ma al contempo il senso di compassione per quella bambina che mi chiedeva aiuto non lasciava scampo ad altre opzioni. Ero sempre stata così io, disposta a tutto per tutti, anche per gli spiriti. Sperai solo che quella persecuzione terminasse in fretta.
Dopo la mia minaccia le voci sparirono e io mi misi subito all'opera, desideravo con tutto il mio cuore chiarire quella situazione una volta per tutte, chiudere definitivamente la faccenda di modo da poter tornare ad occuparmi della mia miriade di problemi. In quel momento mi ricordai di Aaron, e per un attimo fui tentata di uscire da casa per prendere una boccata d'aria e raccontargli quello che avevo sentito. Sarebbe stato veramente sciocco fare una mossa del genere, dovevo restare concentrata e cavarmela da sola. La mia reputazione sarebbe stata ancora in salvo finché non avrei girato per le strade dicendo di parlare coi fantasmi.
Mi avvicinai tremante alla scrivania, ancora scossa dalla discussione con le entità che a quanto pare abitavano a casa mia da ben molto più tempo di me. La verità era che non ero sicura di cosa avrei dovuto fare o scoprire e nemmeno sapevo da dove cominciare, a dirla tutta. Nonostante questo accesi il computer e cercai informazioni sulla mia casa: ciò che vidi pochi minuti dopo sullo schermo, mi lasciò un agghiacciante ricordo che ancora porto impresso nella mente.
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La figlia dell'Inferno.
FantasyUn filo che è come la lama di un rasoio a unire i tre regni. Inferno, Terra, Paradiso. Qualcuno ha mai sentito parlare di: lettori di anime? Una ragazza destinata alla gloria o alla dannazione. A voi la scelta, ma vi avverto.. « Lasciate ogni sper...