Capitolo 25.

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- Mati? Matilde che è successo?-
Aprii gli occhi, mi sentivo intorpidita come se avessi dormito per cento anni consecutivi.
Due occhi grandi mi fissavano spaventati: Marta.
- Ehi.. Che ci fai qui?-
- A dire la verità mi ha chiamato Howl..-
- Howl?!- mi drizzai a sedere sul letto.
- Sì, ha detto che era meglio se fossi venuta io perché non stavi bene. Mi ha fatto perdere dieci anni di vita dalla preoccupazione!-
Riuscì a strapparmi un risolino nonostante la situazione.
Poi, come se quel suono avesse attivato un ingranaggio complesso, il mio viso si contrasse in una smorfia di dolore. Sentii amaro in bocca: bile.
Ricominciai a piangere.
- Mati? Oh Mati, cos'è successo stamattina?-
- Ho.. Ho ricevuto una lettera bellissima da Raphael. Sono andata in camera sua ma non c'era. Allora ho pensato:" magari posso fare una visita a mia madre nel frattempo".. Che brutta idea, che brutta idea..-
- Perché? Raccontami..- Marta sembrava tesa e interessata al tempo stesso.
- Perché mia madre era in camera con Raphael e parlavano di qualcosa, o meglio, di qualcuno. Penso di me.. Ma non ci ho capito molto.. Poi mi hanno scoperta.. Raphael mi ha portato fuori e..- i miei singhiozzi che a stento trattenevo divennero un Nilo di lacrime. Che dico un Nilo, un Rio delle Amazzoni.
- Matilde che ti ha fatto?-
- Mi avrebbe uccisa.. Mi avrebbe uccisa se avesse stretto ancora un po'..-
- Oh Cristo - Marta mi abbracciò forte, tenendomi la testa sul suo petto come fossi una bambina da coccolare e proteggere.
- Lo sapevo, lo sapevo che c'era qualcosa che non andava con quel tizio. Ma adesso è finita ok? È finita. Shh, andrà bene. Andrà bene.. Oh mio Dio.. Dove siamo finite..-
La mia migliore amica piangeva con me, sentivo il suo cuore battere forte, davvero si era così tanto preoccupata per me? La strinsi più forte.
Mi prese il viso e mi asciugò le lacrime: - Senti, io lo so che è cominciato uno schifo questo giorno. E so che odi il tuo compleanno. Ma è proprio per questo che non devi darti per vinta, non lasciare che il destino, il karma, o quei deficienti ti rovinino questa occasione. Adesso noi ci alzeremo e ci prepareremo per la festa di stasera.-
- Festa?-
- Ho parlato col direttore, stasera ci ha dato il permesso di allestire la sala del Consiglio per te, per i tuoi diciotto anni. Possiamo fare qualsiasi ora vogliamo, domani è domenica e nessuno ci disturberà, ho organizzato una cosa così grande che nemmeno la immagini. Adesso ti prego, ci tengo che tu festeggi, prepariamoci.-
Annuii. Aveva ragione, dovevo rialzarmi.
- Bene! Allora.. Cosa ci serve? Beh, intanto che tu ti dia una mossa signorina, sono già le sei e tu devi farti una bella doccia calda, e poi al resto ci penso io. Forza! Non perdiamo tempo!-
Il suo ritrovato entusiasmo mi fece sorridere.
- Vado, vado.-
Chiusi la porta del bagno dietro di me. L'acqua lavò via la maggior parte della tristezza che mi si era appiccicata addosso, mi sentivo meglio, rinvigorita.
- Tesoroo? Hai fatto con la doccia? Posso entrare?-
- Sì, entra pure.-
- Benissimo. Adesso tu siediti, io penserò ai tuoi capelli e nel frattempo rilassati.-
Mi asciugò, mi pettinò, usò un arricciacapelli, mi truccò.
- Oh Marta! Sei un genio!-
- Sì, lo so. Adesso aspetta qui, faccio lo stesso lavoro per me, tu fa quel che vuoi ma non uscire, arrivo presto.-
Scappò via come un fulmine. Possibile che ci sapesse fare così bene con tutte queste cose? Beh.. Dopotutto era una ninfa..
Contemplai la sua opera allo specchio: i miei occhi erano grandi e scuri, aveva messo un ombretto brillantinato nero, una quantità assurda di mascara e un sorprendente rossetto bordeaux intenso, che rendeva le mie labbra piene e ancora più carnose.
I capelli invece erano più simili ad un'opera d'arte, di quelle da esporre in un museo, che non si possono comprare, dal valore inestimabile.
Non so con quale trucchetto era riuscita a renderli luminosi e più tendenti al rosso, erano fondamentalmente lisci, con un boccolo alla fine di ogni ciocca, sul retro della testa aveva creato uno chignon alto e complesso ma al tempo stesso molto delicato.
Sorrisi, era riuscita persino a coprire le occhiaie, e gli occhi non erano più rossi di pianto. Sembravo di nuovo io, solo un po' più bella. Ok no, decisamente più bella.
Il tempo passava ma io cominciavo ad annoiarmi, presi il cellulare e scrissi per l'ennesima volta ad Aaron. Il messaggio tornò indietro, probabilmente quel numero nemmeno esisteva più. Forse l'aveva cambiato. Mi divertii un po' con qualche giochino in cui perdevo costantemente, e proprio quando stavo per spazientirmi e perdere le speranze una figura entrò spalancando la porta del bagno.
- Tadaaaaaaa!-
- Oh. Mio. Dio. Marta sei strafiga!-
- Shh, non è vero, sciocchezze.-
I suoi capelli erano lisci e arrivavano lunghi fino a metà schiena, una linea lunga di eye-liner un po' stile Cleopatra le delineava gli occhi. Un rossetto rosso come il fuoco spiccava aggressivo. Il suo vestito era nero, senza maniche, con il colletto dalle punte arrotondate e cosparso di piccole pietruzze rosse scure a forma di piccoli diamanti.
- Marta?- la squadrai con un mezzo sorriso consapevole.
- Oui?-
- Perché sei venti centimetri più alta di prima?-
- Tecnicamente parlando sono solo 12..-
- Per Lilith, ma come fai a camminare su quei trampoli?-
- Si chiama essere donne, tesoro mio.-
Mi spiaccicai la mano sulla fronte con teatrale disperazione.
Lei scoppiò a ridere e mi contagiò come al solito.
- Bene, dato che la regina della festa sei tu, mica potevo essere più bella di te. Quindi immagina quanto sarai fantastica tu alla fine della preparazione!- batté le mani eccitata come una bambina.
- Qual è il mio vestito?-
- Ahah, ti piacerebbe saperlo. Ebbene no. Non te lo permetterò - disse solennemente.
- Chiudi gli occhi, ti vestirò io, voglio che sia una sorpresa.-
La lasciai fare, si stava divertendo così tanto che mi faceva piacere vederla così.
Sentii qualcosa di morbidissimo passare dalle mie gambe e stringersi intorno ai miei fianchi, una cerniera fredda chiudersi sulla mia schiena, c'era profumo di rose selvatiche.
- Adesso puoi aprirli.-
Non potevo crederci. Era meraviglioso, a stento trattenevo le lacrime davanti a quel vestito bellissimo. Sembrava me lo avessero cucito addosso, era bordeaux come le mie labbra, con lo scollo a cuore, aderente sul busto e poi morbido scendeva lungo fino al ginocchio.
- Signorina, il suo scialle - Marta mi porse uno scialle nero da mettermi sulle spalle nel caso avessi avuto freddo. Adesso anche io ero più alta, ai miei piedi erano apparse un paio di scarpe nere tacco 10 a stivaletto basso che delineava la mia caviglia chiudendosi in una cerniera.
- Tu sei pazza. Marta.. È troppo. Dove hai trovato questa roba? Non ci cr..-
- Ahh - mi interruppe - Non voglio sentire nessuna lamentela. È un vestito che mi hanno dato, non so chi lo ha mandato, l'ho trovato in camera mia con un biglietto. In ogni modo, chiunque sia stato a sceglierlo, ha capito come deve vestirti - mi strizzò l'occhio.
Ero senza fiato.
- Adesso andiamo o faremo tardi!-
La sala del Consiglio era piena di festoni e palloncini sui toni del rosso, l'atmosfera era calda, così come l'aria che regnava all'interno. Al posto delle luci a neon, ovunque erano accese candele che emanavano un dolce aroma di rose; si vedeva poco.
- Marta?-
- Sì?-
- Ma non c'è nessuno qui.. Dove sono tutti?-
- Oh ehm.. Dovevo invitare qualcuno?-
Sbarrai gli occhi allibita.
Feci per girarmi e andarmene, due volte in un giorno non poteva essere possibile.. Quando sentii uno scalpiccio di passi.. - Buon compleanno Matilde!-
Una sfera di luce soffusa illuminava la stanza, vicino al soffitto.
Tutta la scuola era venuta al mio compleanno, professori compresi.
La mia mascella toccò il pavimento.
Mi misi a ridere e abbracciai Marta urlando: - Oddio grazie!-
Tutti mi vennero vicino per farmi gli auguri, qualcuno aveva persino dei regali per me. Ero contenta, per la prima volta in quel giorno ero davvero felice di essere nata.
Partì una musica dal ritmo elettronico e si creò un caos molto piacevole: chi chiacchierava, chi si esibiva in pista, chi mi salutava e mi abbracciava, chi mangiava, chi beveva, era tutto perfetto. Avevo le braccia cariche di regali che mi ripromisi avrei aperto più tardi.
- Auguri Matilde.-
- Preside Heinrich! Grazie mille - dissi stringendogli la mano.
- La tua amica Marta ha fatto un bel lavoro..-
- Ehm sì, proprio un bel lavoro. E devo ringraziare anche lei per averle permesso di realizzare tutto questo, era più il suo sogno che il mio.-
- Ahahaha non preoccuparti, non ti piace fare baldoria?-
- Non eccessivamente.-
- Beh, dovresti provare a lasciarti un po' andare almeno stasera, altrimenti tutto questo sarà stato vano, no?- e se ne andò.
Dopotutto il preside aveva ragione, lo dovevo a lui, a Marta, a tutti coloro che invece di fare qualcos'altro avevano deciso di venire qui per me. A dir poco pazzesco.
- Mati ti serve aiuto? Sei sommersa dai pacchetti!-
- Grazie Marta, dammi una mano, dove li mettiamo?-
- Che ne dici di quel tavolo? Poi dopo li portiamo in camera e li apriamo.-
- Ottima idea.-
Al fianco della ninfa scorsi due familiari occhi viola: - Jeremy!-
- Hey Mati, buon compleanno!- mi sorrise cordiale abbracciandomi. Non lo facevo così.. Espansivo.
Una mano mi afferrò per i fianchi e mi trascinò a sè.
- Che diav..?- mi girai per vedere quale cretino già ubriaco poteva aver fatto un gesto simile.
Sbiancai: - Howl?-
Era.. Wow. Elegante, come alla cerimonia di mia madre. Ma quella sera nei suoi occhi c'era di più, una maliziosa scintilla di allegria che non gli avevo mai visto addosso.. Non che non gli si addicesse.. Anzi.. I suoi capelli argentati erano diventati rossastri data la luce, il che lo rendeva ancora più spaventoso del solito.
- Come siamo eleganti, festeggiata. Buon compleanno.-
- Oh, io.. Grazie. Beh devo ringraziarti anche per stamattina..-
- Stamattina?-
- Sì, quando mi hai fatto calmare e poi hai chiamato Marta, ti ringrazio.-
- Dovere.-
Perché era sempre così freddo e disciplinato?
- Allora io vado..-
- No. Aspetta - si rese conto di avermi preso la mano, e la lasciò all'istante.
- Volevo darti questo.-
Un pacchettino argentato scintillava davanti ai miei occhi. Non sapevo perché, ma avevo improvvisamente una voglia sfrenata di scoprire il contenuto. Sfilai il fiocco con delicatezza, non volevo rovinare niente: al suo interno, quasi nascosta da un batuffolo di cotone nero, era adagiata una catena finissima d'argento, con un piccolo ciondolo a forma di goccia che racchiudeva una pietra liscia e opaca, nerissima con al centro una stella gialla molto piccola, composta solo da linee.
- È meravigliosa.. Che pietra è?-
- È tormalina nera. È una pietra potente. Ma non credo sia questa la pietra che più ti rappresenta.-
Me la allacciò dietro il collo, e scomparve.
Ero un po' stordita.. Chissà cosa intendeva.
Marta mi raggiunse e fissò gli occhi sul mio collo. - E quella?-
- Howl.-
- Wow. È bellissima.-
- Mh mh. Beh, dove hai lasciato Jeremy?-
- Oh ecco, lo stavo giusto cercando, e invece ho trovato te. Scusami ma devo scappare, devo parlargli.-
- A dopo allora.-
Di nuovo sola.
Fra il caos delle persone mi chiedevo se Raphael fosse venuto.
Non dovetti faticare molto in effetti.. Eccolo che con passo strascicato si faceva spazio tra la gente spingendo via chi gli era d'intralcio. Non l'avevo mai visto così: gli occhi arrossati solcato da due occhiaie violacee, mi era quasi possibile indovinare quante ore di sonno poteva aver perso.. La sua pelle era più bianca del solito, a dir la verità era pallido come la neve. Quando vide che lo stavo osservando cercò di darsi un contegno, mi prese per un braccio e mi sbattè al muro con forza, poi mi bloccò mettendo le mani vicino al mio viso, sulla parete. Non potevo scappare.
- Mhhh.. Come siamo belli stasera..-
- Raphael. Che cosa vuoi?- dissi decisa. Ero stanca di farmi prendere in giro.
- Io? Niente. Solo riuscire a capire cosa cazzo c'è che non va qui dentro - affermò rabbioso indicando con l'indice la mia testa.
- Temo di non capire.-
- Purtroppo fra poco capirai. E io sono stato così stupido da innamorarmi di una come te.-
- Perché? Cos'ho io che non ti sta bene?-
- Ahahahahah, se lo sapessi mia cara, ti faresti schifo da sola.-
Sbarrai lo sguardo a terra, ero davvero così terribile? Facevo davvero così schifo da meritarmi un trattamento simile?
- E io ci sono cascato, come uno scemo. Più che altro è stata colpa di tua madre. Quella puttana.-
- RAPHAEL! Rimangiati subito quello che hai detto.-
- No. Non lo farò.-
- Sei uno stronzo!- la mia mano si alzò per colpirlo in faccia ma lui la afferrò.
- Vorresti colpirmi? Degna figlia di tua madre quindi.-
- Mi stai dando della sgualdrina?-
- Allora non sei stupida come credevo.-
- Raphael Cristo santo, cos'è che ti ha fatto cambiare in questo modo? Cosa cavolo ti hanno detto di me? Voglio saperlo.-
- Mi hanno detto solo la verità. Una verità che mi da la nausea.-
Sul suo volto si dipinse un sorriso trasognato e si avvicinò pericolosamente al mio viso.
- Perché devi essere così bella?- il suo alito, di solito fresco e buono, ora sapeva di..
- Raphael, sei ubriaco?-
- Può darsi.-
- Allontanati subito. Non toccarmi.-
- Ah no? Sei consapevole del fatto che anche se tu provassi a scappare non potresti, vero? Sei mia, sei in trappola. E non uscirai da questa prigione finché non sarai mia completamente.-
- Raphael ma che stai dicendo?-
- Su da brava, sta' ferma, fatti dare un bacio - provò a lasciarmene uno ma mi voltai, dandogli la guancia.
- Ho detto che devi lasciare che ti baci! Sta' ferma stronzetta - mi afferrò il viso con la mano stringendo e costringendomi a sentire le sue labbra sulle mie. Il sapore dell'alcool mi invase, era nauseante. Serrai i denti per non farlo andare oltre, eppure più mi dimenavo più lui stringeva, più sentivo dolore. Urlai ma nessuno poteva sentire, la musica era alta e io ero sola a combattere contro un mostro che fino a quella mattina era il mio angelo custode.
- Raphael no! Non ti voglio. Smettila, ti prego.-
- Ma io ti voglio. Non mi interessa di quello che pensi tu. E adesso sta' zitta!- mi sferrò un pugno allo stomaco.
A stento trattenevo le lacrime.
Mi tornò in mente quella volta in cui Aaron era preso di mira e pestato da quei bulli schifosi, e io ero intervenuta. Chi sarebbe venuto a salvare me? Chi sarebbe corso in mio aiuto per scacciare quella feccia che non voleva lasciarmi andare?
- Ahia, mi fai male..- mugolai.
Ma non c'era verso, non mollava.
Cercai di pestargli i piedi, di tirargli calci, ma più ci provavo più lui spostava le sue mani a piacimento su di me, e o sferrava pugni o serrava la morsa tenendomi ferma.
Dovevo riuscire a liberarmi.
- E questa? Chi te l'ha data questa?- sbraitò verso la collana.
- Nessuno. È mia - cercai di difendermi.
- Non dire stronzate, non ce l'hai mai avuta fino ad oggi.-
- Allora sei ancora tu, non ti hanno sostituito con un pazzo maniaco.-
- Smetti di blaterare. Voglio sapere chi ti ha dato quella schifezza che porti al tuo strafottuto collo.-
- Ho già detto che è mia.-
Mi arrivò un pugno dritto allo zigomo.
Urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
- Basta! Basta ti prego!- doveva esserci un modo, dovevo pensare. Possibile che nessuno vedesse? Ma certo, da fuori poteva sembrare che io e lui, che per tutti era ancora il mio ragazzo, ci stessimo scambiando effusioni.. Pensa Matilde, pensa. C'è qualcosa, qualcuno.. HOWL! Howl! Howl! Aiutami ti prego! Howl! Cominciai ad urlare il suo nome nella mia testa nella speranza che mi sentisse..
- Stai provando a chiamare il tuo amico? Beh, mi dispiace per te, stupida, ma ti ricordi che non è tra i tuoi poteri quello del comunicare col pensiero?-
Non mi importava, cercavo di aggrapparmi a qualsiasi cosa. Mi venne in mente che almeno potevo provare a distrarlo per fuggire, gli comunicai attraverso il contatto molte immagini confuse, in modo che il suo cervello si sentisse spaesato e approfittando della situazione sfrecciai via. Ero dolorante, Marta sembrava sparita, il mio labbro sanguinava tanta era stata la violenza di Raphael, lo zigomo bruciava, avevo il timore che me lo avesse frantumato.
Uscii dalla sala del Consiglio dal portone che dava sul bosco: pioveva.
Cominciai a correre senza una meta, volevo solo allontanarmi da quel.. Non sapevo nemmeno più come definirlo, avevo finito i francesismi.
All'improvviso sbattei contro qualcosa, era umano, perché mi avvolse con le braccia e mi caricò in spalla. Ero troppo stanca per combattere e mi lasciai andare penzoloni.
- Matilde, a che ora sei nata?-
- Alle 23:59.-
- Un minuto prima di mezzanotte?- sbuffò lui.
- Già.. Per un minuto sarei potuta nascere domani..- sussurrai, e poi scoppiai in singhiozzi.
- Cosa c'è da piangere?-
- Vorrei non essere mai nata.-
- Smetti di dire stronzate.-
- Per te lo sono, sei così freddo e impassibile che anche se ti travolgesse una valanga rimarresti in piedi, ma io non sono così. Io..-
- Davvero pensi questo di me?-
- Non ho mai avuto occasione di vederti sotto altri aspetti.-
- In effetti, non posso biasimarti. Merda, manca poco.-
Howl cominciò a correre, non sapevo verso dove si stava dirigendo.
- Dove stiamo andando?-
- Il più lontano possibile da quell'istituto insulso e dal tuo angelo custode.-
- Era ubriaco.. Mi ha picchiata.-
- Razza di..- lo sentii stringere la stretta sulle mie gambe.
- Non doveva andare così. Sarà ancora più doloroso se hai altre lesioni.-
- Cosa intendi Howl?-
- Vieni, qui può bastare.-
Mi adagiò sul terreno bagnato.
- Mi dispiace così tanto per questo vestito, era così bello..-
- Ce ne sono a migliaia Matilde. Adesso non è un nostro problema.-
- E qual è il nostro problema?-
- Che fra un minuto passerai un inferno.-
- Ma cosa stai.. OH MIO DIO!- gridai.


La figlia dell'Inferno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora