"Cosa ci fai tu qui?" Dopo quelli che sembrarono anni, Ashton pronunciò quelle parole con tale rabbia da far sussultare Haley. "Chi ti ha portato? Come diavolo facevi a sapere che mi trovavo qui?"
Haley non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che Ashton scattò rapidamente in avanti diretto verso la porta mentre pronunciava il nome dell'amico.
Prima che Ashton potesse uscire, Haley si spinse con le spalle contro la porta per impedirgli di passare, pur sapendo che l'avrebbe potuta spostare senza il minimo sforzo.
"Ashton ascoltami un attimo, per favore!" disse, alzando leggermente il tono di voce e cercando di non far trasparire la sua agitazione.
"Haley, fammi uscire. Non doveva portarti qui, tu non dovevi sapere di questo!" urlò Ashton, gettando le braccia in aria.
"Cosa importa ormai? Sono qui e ora sono al corrente di questo, ma non m'importa, va bene? Non ti farò domande se è questo che ti preoccupa. Ti chiedo solo.." Haley s'interruppe e abbassò lo sguardo, non riuscendo più a reggere quello del ragazzo.
"Cosa vuoi, Haley?" le chiese Ashton, con un tono freddo e distaccato. Era cambiato ancora, era tornato quello di sempre. Non c'era più traccia del ragazzo che l'aveva tenuta stretta tra le sue braccia facendola sentire protetta.
"Voglio che torni con noi Ashton, ora. Non puoi combattere contro quell'uomo" rispose Haley tutto d'un fiato senza alzare il viso. Non ricevette risposta, né una delle sfuriate che riceveva spesso da Ashton. Sentì solamente il respiro pesante di lui e i suoi passi farsi sempre più vicini. Si ritrovarono uno di fronte all'altro, i loro volti vicini e pochi centimetri a dividerli. Eppure lo sentiva così distante in quel momento. Sentì le dita di Ashton sfiorarle la guancia, per poi alzarle il viso. Gli occhi azzurri di Haley fissi nei suoi. Guardare in quei occhi verdi, adesso così scuri, era un po' come cadere nel buio.
"Esci, vattene. Fatti portare a casa da Calum. Con lui parlerò più tardi" disse piano Ashton, senza interrompere il loro contatto visivo. Haley come sempre si sentì debole e scoperta, sotto quello sguardo e se da una parte le faceva paura, dall'altra c'era una parte di lei che sarebbe rimasta per ore così.
"No."
"Non era una domanda, era un ordine Haley. Tu ora te ne vai" ripeté Ashton, questa volta con più rabbia. Lasciò scivolare lungo il fianco la mano che teneva sul viso della ragazza, mentre l'altra la poggiava sulla porta. "Vai da Calum e ti fai portare a casa, dimenticherai tutta questa storia e continuerai a restarne fuori" disse ancora, mentre chiudeva gli occhi.
"Perché?" La voce di Haley la tradì, venendo fuori più tremante di quanto lei avrebbe voluto. Chiuse per un attimo gli occhi e dopo un breve sospiro continuò "Ci sono due persone che si stanno preoccupando per te, Ashton. Prendi la tua roba e vieni con noi, per una volta metti da parte l'orgoglio o qualsiasi cosa sia e apri gli occhi! Accetta il fatto che non sei solo, che ci sono ancora persone che si preoccupano per te."
"Devi andartene!" Urlò Ashton aprendo di scatto gli occhi e allontanandosi. "Non ho chiesto il tuo aiuto, vattene. Non voglio vederti qui." Le dava le spalle e Haley ne fu felice, altrimenti avrebbe potuto vedere attraverso i suoi occhi quanto quelle parole l'avessero ferita.
"Stai attento" sussurrò appena, prima di voltarsi e uscire dalla stanza. Attraversò il corridoio in assoluto silenzio. Il viso rivolto verso il basso e gli occhi pieni di lacrime. Aveva paura, non di lui. Ma per lui.
"Haley" sussurrò Calum, prima di stringere l'amica in un forte abbraccio. Nessuno dei due disse più niente, fino a quando Ashton uscì da quella porta con uno sguardo del tutto irriconoscibile per Haley. In silenzio, lo osservarono avvicinarsi per poi entrare nella stanza principale del locale in cui si sarebbe tenuto l’incontro. Non una solo parola a lei, né a Calum. Solo uno sguardo freddo e carico di rabbia, prima di scomparire tra la folla.L'incontro era iniziato ormai da troppo tempo e un altro boato si alzò dalla folla quando l'avversario di Ashton diede un altro colpo al ragazzo, facendolo accasciare a terra.
Calum e Haley si trovavano in fondo al locale, nello stesso punto in cui si erano collocati poco prima che iniziasse l’incontro, ma nonostante fossero lontani dal ring potevano benissimo vedere in che condizioni fosse Ashton.
"Cal, fa' qualcosa ti prego!" Sussurrò la ragazza, mentre chiudeva gli occhi. Stare lì a guardare quell'uomo fare del male ad Ashton era qualcosa di insopportabile. La faceva sentire debole, inutile e impotente.
Calum fece un profondo respiro. La situazione era difficile anche per lui. Avrebbe voluto far qualcosa per tirare Ashton fuori da quel ring, ma non sapeva come avrebbe potuto farlo. Quando tutte le persone presenti nella grande sala cominciarono ad urlare nuovamente, sia Haley che Calum portarono automaticamente lo sguardo su Ashton e Braden Walker, il suo avversario. Ashton era disteso a terra, nonostante fosse in pessime condizioni cercava di reagire, di rialzarsi. Braden aveva un ghigno sul volto e nessuna emozione trapelava dal suo sguardo. Quella sua espressione lo faceva apparire quasi divertito. Avanzò versò Ashton e fu in quel momento che Calum non ci vide più.
"Resta dove sei!" Urlò ad Haley, per poi farsi spazio tra le persone. Capì che non sarebbe arrivato in tempo abbastanza vicino al ring, così si fermò e fece la prima cosa che gli passò per la testa.
"Irwin, arrenditi ti prego! " urlò il cognome dell’amico approfittando del silenzio che regnava e sperò che Ashton per una buona volta gli avrebbe dato ascolto. Tutti i presenti rivolsero la loro attenzione a Calum, per poi tornare a guardare i due combattenti. Ashton cercò di rialzarsi, ma cadde nuovamente giù. Braden invece, era immobile. Qualcosa sembrava averlo turbato e tutti aspettavano ansiosi la sua prossima mossa. L'unica cosa che fece però, fu avvicinarsi al biondo e inginocchiarsi al suo fianco. Nessuno capiva cosa stesse succedendo, neanche Calum che osservava in assoluto silenzio la scena. Vide l'uomo avvicinarsi ad Ashton e dirgli qualcosa che nessuno poté sentire. Vide Ashton annuire debolmente e l'uomo chiudere gli occhi, per poi sorridere amaramente.
Haley era rimasta lì, ad osservare tutto in assoluto silenzio. Le mani che coprivano le labbra e gli occhi lucidi. Avrebbe voluto urlare anche lei ad Ashton di arrendersi, proprio come aveva appena fatto Calum. Ma lei non ce l’avrebbe fatta. Allibita quanto gli altri presenti nella sala, vide Braden aiutare Ashton ad alzarsi e scendere dal ring per poi sparire insieme. Calum si fece spazio tra la folla, cercando di tornare da Haley. Lei gli andò incontro e capì che fare domande a Calum sarebbe stato inutile, la sua espressione lasciava intendere che fosse confuso almeno quanto lei se non di più.
“Vieni, andiamo a vedere che sta succedendo.” La prese per mano e insieme passarono tra la gente che iniziava a lamentarsi per l’incontro non concluso. Tornarono al corridoio e affrettarono il passo, entrando nello spogliatoio di Ashton.
Il biondo era disteso su una panca, dolorante. Braden era in piedi, accanto, che discuteva animatamente con Jack.
“Posso sapere cosa sta succedendo?” esclamò Calum con un tono furioso, mentre alternava lo sguardo da Ashton ai due uomini in piedi davanti a lui.
“Ragazzo esci!” Jack non lo degnò neanche di uno sguardo, mentre cercava di far cambiare idea a Braden su qualcosa che Calum non riusciva a capire.
“Quel ragazzo è mio amico e ha bisogno di aiuto!” disse ancora, senza ottenere nessuna risposta da entrambi. Furioso e preoccupato al tempo stesso, si precipitò al fianco di Ashton, inginocchiandosi. La sua espressione furiosa sparì subito.
“Ashton, dobbiamo portarti in ospedale. Sei ridotto male.” Calum tentò, pur sapendo che il biondo avrebbe rifiutato.
“Non posso andarci. Sto bene, adesso mi riprendo” sussurrò appena, cercando di rialzarsi ma accasciandosi subito dopo sulla panca con una smorfia di dolore sul viso.
Haley stava in piedi, ignara di cose avrebbe potuto fare o dire in quel momento. Avrebbe voluto avvicinarsi ad Ashton, abbracciarlo e parlare con lui, ma non lo fece. Per timore, forse. Perché forse non era lei la persona che voleva affianco in questo momento. Braden e l’altro uomo uscirono dalla stanza discutendo animatamente, chiudendo la porta con un sonoro tonfo.
“Ashton, cosa ti ha detto Walker?” chiese Calum. Ashton fece come per rispondere, poi guardò Haley e rimase in silenzio.
“Ashton..” insistette l’amico.
“Mandala via” disse deciso, con la voce rotta dal dolore. Calum guardò Haley e lei annuì. Uscì dalla stanza con un peso nel petto. Era naturale che non la volesse lì, per lui non era nessuno. Si chiuse la porta alle spalle e poggiò la schiena contro essa, sospirando. Rimase lì qualche secondo, sperando che i due finissero presto di parlare. Voleva andarsene da quel posto, non le piaceva. Una voce la distolse dai suoi pensieri e se solo non avesse sentito il nome di Ashton essere urlato così forte sarebbe rimasta dov’era. Avanzò per il corridoio buio, fino ad arrivare all’ingresso. Girò l’angolo e si rese conto che ci fosse un altro piccolo tratto di corridoio e una porta socchiusa. Era da lì che venivano le voci. Si avvicinò silenziosamente e si fermò dietro la porta, nel tentativo di ascoltare e vedere qualcosa. Erano ancora loro, Braden Walker e Jack. Quest'ultimo era seduto dietro una scrivania malandata, mentre Braden andava avanti e indietro per la stanza. Sembrava realmente turbato, o addirittura disperato. Nell’esatto momento in cui si chiese cosa lo facesse stare così, Braden si fermò nel mezzo della stanza e parlò ancora.
“Avresti dovuto dirmelo che si trattava di Ashton Irwin!” inveì contro Jack, che sospirò prendendosi la testa tra le mani “Avrei potuto ucciderlo!”
“Ma non lo hai fatto, i suoi amici si prenderanno cura di lui. Non dobbiamo preoccuparci di nulla!” Jack cercò di convincerlo, con un tono di voce fermo. Quasi stesse cercando di convincere più se stesso che l’altro uomo.
“E’ il figlio di uno dei miei più grandi amici, Jack! Stiamo parlando del figlio di Aaron Irwin!” urlò Braden, lasciandosi cadere su una poltroncina logora. Haley sussultò a sentire quel nome, Aaron.
Le sembrava di averlo già sentito, ma era impossibile. Era il nome del padre di Ashton, lei non lo aveva mai conosciuto. Ashton non lo aveva mai nominato, tanto meno Calum. Continuò a ripetere quel nome tra sé e sé, cercando di capire se lo avesse davvero già sentito o se fosse solo una sua impressione. Decise di allontanarsi da lì, prima che i due si accorgessero della sua presenza e tornò indietro. Una volta arrivata a metà del corridoio in cui si trovava lo spogliatoio di Ashton, vide Calum uscire dalla stanza.
“Haley, dobbiamo portarlo in ospedale” disse deciso.
Insieme lo portarono in macchina e lo fecero distendere nei sedili posteriori, con la testa poggiata sulle gambe di Haley.
“Portami a casa, non posso andare in ospedale!” Ashton cercò di alzare la voce, ma una forte fitta al petto gli spezzò la voce e lo costrinse ad abbassare i toni.
“Stai zitto, che appena esci da lì ti faccio ritornare io in ospedale” disse duramente Calum, con un tono che però era tutto meno che furioso. Sarebbe dovuto essere arrabbiato a morte con lui, avrebbe dovuto imprecargli contro nello stesso momento in cui era entrato nello spogliatoio e lo aveva visto in quelle condizioni, ma non fece nulla di tutto questo. Voleva solo portarlo in ospedale e far si che stesse meglio. E l’unica cosa a cui pensava adesso era cosa avrebbe potuto dire ai dottori per non far finire Ashton nei guai.
Haley sospirò e guardò fuori dal finestrino, agitata. Sentiva lo sguardo del biondo bruciarle addosso, ma continuò a fare finta di niente.
Lo sentì muoversi e allora abbassò lo sguardo pensando avesse qualche forte dolore. Invece si era leggermente girato sul fianco, così da poterla osservare meglio.
“Non saresti dovuta venire. Non avresti dovuto vedere niente di tutto questo” disse piano Ashton, giocando con la maglia di lei. Haley restò in silenzio, non disse nulla. Rimase a guardare il suo viso malconcio, pieno di tagli e lividi. Istintivamente portò una mano tra i ricci di Ashton e cominciò a giocarci. Se ne rese conto troppo tardi del gesto, quando ormai i loro occhi si incrociarono. Si guardarono negli occhi, ricordando poi di non essere così tanto sconosciuti. Fu uno di quei sguardi a cui si dovrebbe far attenzione. Haley ricordava ogni singolo sguardo scambiato con lui. Ognuno di loro le aveva smosso qualcosa dentro, facendole provare ogni volta qualcosa di diverso. Qualcosa che era mutato con il tempo, dal loro primo sguardo.
Sottrasse la mano, ma Ashton la prese nuovamente riportandola tra i suoi capelli. Poi il silenzio, nessuno dei due disse più niente. Il percorso in macchina continuò così, con il silenzio spezzato talvolta da piccoli grugniti di dolore da parte di Ashton.
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Nobody.
FanfictionDopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persone, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore. Ti abitui alla so...