The past is not forgotten.

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Notte. Notte dolorosa. Notte che sembra non passare mai. Una di quelle notti dolorose che non vuole finire. Notte di coperte che proteggono e ricordi che lasciano dubbi e un po' d'amaro in bocca.

Haley si girò e rigirò. Il passato, a volte, rende scomodi i cuscini.
Ricordi di anni passati. Ricordi che racchiudono felicità, gioie e dolori.
Due anni fa Haley passava solamente giorni felici e spensierati con la sua famiglia, le sue amiche, il suo ragazzo. E poi quella sera. La sera in cui tutto finì.
E ai ricordi si aggiungono i sensi di colpa. Quelli sono terribili, ti mangiano dentro.
Se solo lei non fosse andata a quella festa.
Se solo non avesse visto quei due.
Se solo non avesse reagito in quel modo.
Tutta una questione di se e di ma, che non riporteranno mai indietro le persone che ha perso.
Una lacrima scese veloce e un altro ricordo si fece spazio nella sua mente.
Tre ragazze quindicenni che scherzano felici, che promettono di non separarsi mai. Promessa infranta.
Un'altra lacrima, altro ricordo.
Lui. Probabilmente il suo primo amore. Il primo amore adolescenziale. Quello che crediamo durerà per sempre, ma poi si cresce. E si capisce che non è così. E magari si arriva a pensare che il per sempre non vale per tutto.
E si va avanti, ma non si può dimenticare.
Quel ragazzo di due anni più grande di lei. Occhi verdi. Capelli castani, un ciuffo sistemato, sempre messo in tiro. E quel sorriso, quello di cui lei si era innamorata.
Non potrebbe mai dimenticare i momenti passati insieme, le loro parole, le loro carezze e i loro baci. Come non potrà mai dimenticare il dolore che lo stesso ragazzo che amava, le ha procurato. Abbandonandola poi, senza perché né ma.
E via altre lacrime prima di addormentarsi in quel letto freddo.
Haley ha dimenticato cosa significhi addormentarsi con il cuore in pace. Fino a due anni fa, quando era quella quindicenne contenta della sua vita, si addormentava quando ne aveva voglia e si svegliava quando ne aveva a sufficienza. Ora invece si addormentava quando gli incubi si placavano e balzava immediatamente in piedi al suono della sveglia.

Le 7.00. Dopo aver spento la sveglia, Haley si sedette sul letto, stiracchiandosi un po'.
L'occhio le cadde sul suo polso e quel segno era ancora lì, ancora troppo visibile, e gli avvenimenti della giornata precedente ritornarono a scorrere nella sua mente.
Improvvisamente la voglia di alzarsi e uscire da quella stanza scomparve.
E se dovesse incontrarlo di nuovo? E se dovesse ritrovarsi nuovamente sola con lui? 
Poi un paio di occhi castani e delle parole riaffiorarono nella sua mente.
"Haley, so che non dovrei preoccuparmi di te. Ma invece oggi l'ho fatto e no, non so il motivo. Ma so che hai bisogno di aiuto"
E poi quel sorriso.
Sorrise istintivamente, ricordando la gentilezza di Calum. Sorrise ancora, trovando la forza di alzarsi e di prepararsi per affrontare una nuova giornata.
In fretta indossò un paio di skinny, una maglia grigia e le converse. Lasciò che i capelli le cadessero lunghi sulle spalle e dopo essersi sistemata con un filo di trucco, per nascondere gli occhi rossi e gonfi, raggiunse Josh al piano di sotto.
Venne accolta dal solito buongiorno da parte di Josh accompagnato da un sorriso, ma questa mattina era diverso, come turbato.
"Buongiorno Josh, cosa succede?" gli chiese Haley addentando una mela e cercando di apparire il più felice possibile.
Cosa ancora più difficile dopo avvenimenti come quelli del giorno precedente.
"Ieri non ci siamo visti per niente, è andato tutto bene?" le chiese e lei rimase con la mano a mezz'aria. Non le piaceva mentire, ma non voleva neanche farlo preoccupare.
"Si, certo. Perché?"
"Ti ho sentita piangere questa notte" disse Josh serio e Haley si sentì in colpa. Doveva mentirgli ancora una volta.
"Sarà stato qualche incubo. Mi capita di farli a volte. Tranquillo Josh, davvero." Un altro sorriso.
"Va bene" Josh lasciò correre ma Haley capì che non le aveva creduto. Fu contenta del fatto che non avesse insistito però.
"Andiamo?"
"Andiamo." Haley finì di mangiare la sua mela e Josh di bere il suo caffè, per poi uscire di casa.

"Torno con il treno oggi?" chiese Haley, prima di chiudere lo sportello della macchina.
"No, aspettami qui, vengo a prenderti io" le sorrise Josh.
"Va bene. Buon lavoro e grazie" lo salutò per poi chiudere lo sportello e allontanarsi, senza nemmeno dargli il tempo di rispondere. Perché sapeva che le avrebbe chiesto a cos'era dovuto quel grazie e Haley non avrebbe voluto rispondere a quella domanda. Quel grazie era dovuto a molte cose.
Arrivò davanti all'entrata della Richmond High School e tutta la sicurezza che credette di avere fino a quel momento, sparì.
Guardò il suo polso coperto dalla maglia, poi guardò nuovamente la porta e non ce la fece. Si voltò, con l'intenzione di andare a prendere il primo treno e tornare a casa, ma andò a sbattere contro il petto di qualcuno.
"Ma cosa" La ragazza alzò lo sguardo e vide due occhi castani che la scrutavano straniti.
"Haley?!"
"Oh, ciao Calum" Cercò di passargli accanto, ma il ragazzo fu più veloce e riuscì a fermarla.
"Haley l'entrata è di là" disse sorridendo e indicando le porte che si aprivano e chiudevano quando altri ragazzi della Richmond entravano.
"Si lo so. Solo che stavo tornando a casa"
"Ti senti male?" chiese lui guardandola con quei due occhi indagatori.
"No, solo che.."
"Haley, oggi non c'è Ashton" sussurrò Calum, come se volesse farsi sentire solo da lei.
Haley si bloccò sul posto, con lo sguardo fisso negli occhi castani di Calum. Rimase di stucco, chiedendosi come avesse fatto a capirlo. Ma forse non ci voleva molto, visto che lui sapeva cosa fosse successo.
"Entriamo insieme?" le chiese Calum sorridendole, nella speranza di trasmetterle un po' di sicurezza.
Haley annuì e insieme entrarono nell'edificio, perdendosi tra la folla di ragazzi che si creava ogni mattina nei corridoi. Si fermarono prima nell'armadietto di Haley, dove prese i suoi libri, per poi andare in quello di Calum.
"Allora, come stai?" le chiese Calum, titubante. Era in evidente imbarazzo, forse per paura di infastidirla come il giorno precedente, e se non fosse stato per la domanda che gli era appena stata posta, Haley avrebbe anche potuto trovarlo carino.
"Io ho filosofia la prima ora, tu?" gli chiese lei, ignorando la domanda.
"Haley.." Calum non continuò la frase, ma bastò perché lei capisse.
"Calum, vuoi una risposta? Sto bene, grazie. E tu?"
"Io ho matematica la prima ora."
Haley guardò il ragazzo e gli sorrise. Fu inevitabile pensare che ci fosse sintonia tra di loro e la cosa le piaceva.
"Bene, ti accompagno in classe." Haley annuì e insieme si incamminarono verso l'aula.
"Come si chiama la tua professoressa di filosofia?" A Calum non gli interessava poi così tanto, ma voleva cominciare a fare ciò che aveva deciso il giorno prima. Diventare suo amico.
"Una certa Foster, credo" disse lei facendo subito dopo una piccola risata.
"Che memoria da pesce" scherzò, ridendo insieme alla ragazza.
"Devo dire che sei un tipo simpatico" Arrivarono nell'aula in cui si sarebbe svolta la lezione di filosofia e si fermarono davanti l'ingresso, facendo attenzione a non impedire agli altri studenti di entrare.
"Si, sono molto spiritoso lo ammetto. Ora ti lascio alla tua ora di filosofia. Ti avverto, la Foster è una tipa tosta" le sorrise e andò via ammiccando.
Haley rimase lì, con un sorriso stampato sul volto, a pensare quanto quel ragazzo fosse gentile con lei, nonostante si conoscessero da nemmeno tre giorni.
Entrò e prese posto mentre l'aula cominciava pian piano a riempirsi e quando furono tutti arrivati, la professoressa Foster cominciò la sua lezione.
"Bennet, lei è nuova giusto?" Ed ecco la solita domanda.
"Si professoressa, sono arrivata in questa scuola da tre giorni" rispose Haley aggiungendo qualcosa in più sperando che non le venisse chiesto altro.
"In che situazione si trova con questa materia? Avrà difficioltà a mettersi in pari con il programma?"
"Farò del mio meglio, non ho mai avuto problemi con questa materia"
"Bene, magari poi prenda gli argomenti che abbiamo studiato da qualcuno così li studierà. Oggi, andremo avanti e parleremo del filosofo Kierkegaard.." La professoressa continuò la sua lezione e Haley seguiva affascinata. La filosofia era una delle poche materie che le era sempre piaciuta e in cui aveva ottimi voti. Seguì interessata la vita del filosofo, fino a quando sentì il suo telefono vibrare.
Lo prese e vedendo che era un messaggio da parte di Janelle, sorrise. In questi ultimi giorni si erano sentite solo per un buongiorno e niente di più, ma Haley aveva bisogno di raccontarle. Lesse il messaggio due volte, riflettendo su cosa avrebbe dovuto dirgli. Tra di loro non c'erano segreti, una sapevo tutto sull'altra, nessuna eccezione. E così sarebbe stato anche questa volta. Le scrisse un po' di Josh e della scuola, accennò a Calum e ad Ashton, promettendole che le avrebbe raccontato tutto nei minimi dettagli non appena avrebbe potuto.

"Haley giusto?" Una voce squillante fece sobbalzare Haley, facendole cadere il telefono di mano. Alzò lo sguardo e vide un paio di occhioni grigi che la scrutavano.
"Sì?" rispose, mentre si chinava per raccogliere il cellulare dal pavimento.
"Io sono Abbie, mi dispiace averti spaventata" disse la ragazza spostandosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
"No tranquilla, ero presa da altro"
"Tranquilla Haley, so di essere troppo entusiast a volte" disse Abbie e risero entrambe. "Ti ho vista nei corridoi in questi giorni e ho notato che sei sempre sola. Anche se questa mattina ti ho vista con Hood" il tono della ragazza assunse una nota maliziosa e quando vide Haley spalancare gli occhi rise.
"Non è come pensi, mi ha solo accompagnato. Non ci conosciamo quasi per niente" disse Haley cercando di giustificarsi.
"Tranquilla, stavo solo scherzando. Comunque dicevo, mi sei sembrata simpatica e volevo presentarmi. E poi se ti va posso darti io gli argomenti di filosofia e aiutarti a recuperare il programma"
Haley annuì e ringraziò la ragazza, che prese posto nel banco al suo fianco per il resto della lezione.

Abbie era una ragazza con i capelli biondi e le punte azzurre, occhi grigi e pelle da tipica australiana. Sembrava una ragazza simpatica e di buona compagnia. E anche stravagante. Non era un di quelle ragazze che ostentavano la loro bellezza e arroganza.
"Ci vediamo pomeriggio allora?" le chiese Abbie, mentre aspettavano insieme che arrivasse Josh.
Haley annuì. "Oh eccolo, è arrivato" salutò Abbie, ma quest'ultima la fermò.
"Tu abiti con... insomma... E' sulla macchina di quel ragazzo che stai per salire?" le chiese Abbie, indicando scioccata la Range Rover nera. Haley rise e dopo aver annuito alla ragazza le fece un cenno di saluto, per poi salire in macchina.

"Ciao Josh."
"Ciao, fatto nuove amicizie?" le chiese Josh alludendo alla ragazza che faceva gesti incomprensibili ad Haley indicando il ragazzo, causando così le risate di entrambi.
"Si, l'ho conosciuta oggi. Si chiama Abbie" disse facendo spallucce.
"Mi fa piacere. Senti, prima di arrivare a casa devo passare un attimo dalla stazione di polizia, ti dispiace?"
"No certo, figurati."
I dieci minuti di viaggio che seguirono li passarono cantando tutti i pezzi musicali che passavano alla radio, ridendo e scherzando. E Haley si sentì leggera.
Arrivarono alla stazione di polizia e Josh parcheggiò proprio davanti. "Cercherò di fare il prima possibile. Intanto se ti va puoi dare un'occhiata in giro. C'è un parco qui all'angolo" le disse prima di scendere dalla macchina.
Haley rimase ad ascoltare ancora qualche minuto la radio, ma poi decise di scendere e dare un'occhiata. Camminò sul marciapiede, fino a un grande cancello di ferro nero con un grande cartello con sopra scritto scritto 'Hornsby Park'.
Entrò e le si presentò davanti un'immensa distesa di verde. Proseguì camminando su una stradina di mattoni, con ai lati diverse panchine e siepi. La stradina si divise in altre vie e Haley rimase un attimo ferma ad osservare. Alcune portavano a delle giostre, piene di bambini che giocavano, altre a dei chioschi e un'altra ancora ad una specie di boschetto. Haley intraprese quest'ultima strada, fino ad arrivare in un posto tranquillo e completamente immerso nel verde.  Il silenzio regnava, alcune panchine erano posizionate distanti le une dalle altre. Proseguì fino a quando la stradina di mattoni lasciò posto a un piccolo sentiero roccioso, che Haley intraprese fino a quando quello che gli si mostrò davanti la lasciò stupita. C'era una cascata e un ruscello, da cui poi nasceva un piccolo torrente. Rimase incantata ad osservare quella meraviglia, quando sentì dei passi e un calpestare di foglie. Guardò a destra e a sinistra, ma non vide nessuno. Non fece in tempo a voltarsi per guardare dietro di sé, che sentì una mano poggiarsi con forza sul suo fianco e un'altra tapparle la bocca.
"Non gridare, Bennet. Ti sono mancato?"









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