La vista era offuscata e la testa le girava vertiginosamente. Gli occhi pesanti e lo stomaco scombussolato dall’eccessiva quantità d’alcol ingerito.
Alla vista della figura del biondo, Haley pensò di aver bevuto così tanto da avere delle allucinazioni. Strofinò più volte i palmi delle mani sugli occhi, ma dopo averli riaperti la figura era ancora lì.
“Cosa ci fai nella mia camera?” La voce le uscì debole e le parole furono appena comprensibili al ragazzo. Pur sapendo di non essere il massimo della lucidità e che quindi avrebbe capito poco e niente, voleva capire come fosse arrivata nella sua camera, ma soprattutto cosa ci facesse Ashton lì con lei. Cercò di mettersi in piedi, ma un forte giramento di testa la fece tornare seduta.
“Bennet, non dovresti alzarti così bruscamente.” Quando Ashton la vide in difficoltà nel togliersi la giacca, si sporse leggermente in avanti per aiutarla.
“N-non toccarmi.” Sbottò lei, lanciando la giacca nera sul letto.
“Senti non sei nelle condizioni giuste per fare la scontrosa, quindi fatti dare una mano!” Era a conoscenza del fatto che non fosse costretto a stare lì a farsi trattare così da una ragazzina in preda alla sua prima sbronza, ma le scritte sul diario di lei continuavano a vagare per la sua testa infastidendolo. Sentiva lo stomaco contorcersi al pensiero che lei lo avesse etichettato come ‘uno stronzo senza cuore’. La situazione era comica quanto assurda, perché lui aveva lavorato per mesi, addirittura anni, per riuscire ad essere così e adesso che c’era riuscito lo infastidiva il fatto che lei pensasse questo di lui. Fino a qualche tempo fa, l’unica cosa che desiderava era che tutti vedessero in lui una persona pericolosa da temere e da stare lontani e continuava a volerlo ancora, ma non con lei. Aveva un insensato desiderio di mostrarsi per quello che era una volta, con lei. Ma non poteva rischiare.
Uno dei motivi per cui Ashton detestava Haley, era perché lei creava troppa confusione nella sua testa riguardo troppe cose che non avrebbe mai dovuto mettere in dubbio. Se lui aveva fatto le sue scelte ed era diventato così c’era un motivo ben preciso e adesso non poteva rischiare di mandare tutto all’aria per qualcuno che non conosceva nemmeno. Qualcuno per cui non sapeva se ne sarebbe valsa la pena.
Haley ignorò il commento del ragazzo e tentò nuovamente a rimettersi in piedi. Sembrava esserci riuscita e quando fece un passo in avanti, credendo che le sue gambe non avessero ceduto, sentì le ginocchia piegarsi e il pavimento mancarle sotto i piedi. Chiuse gli occhi, pronta per il brusco impatto contro il pavimento. Ma il suo corpo non arrivò mai alla moquette. Con un gesto fulmineo, Ashton cinse la vita di Haley con un braccio, facendo scontrare la schiena di lei contro il suo petto. Haley riaprì gli occhi nel momento in cui sentì la sua pelle contro il tessuto caldo della leggere stoffa che copriva il petto di lui. Rimasero fermi in quella posizione per dei secondi che ad Haley sembrarono interminabili.
Quando sentì che le sue gambe avevano riacquistato forza a sufficienza, si girò ritrovandosi a pochi centimetri dal viso di Ashton. Sentì il respiro del ragazzo sulle labbra mentre i suoi occhi azzurri erano come ipnotizzati da quelli verdi di Ashton. Senza rendersene conto, Haley aprì le mani sul petto di lui, che si muoveva ad un ritmo regolare.
“Scusa..” Haley riuscì appena a mormorare, sentendo il suo stomaco contorcersi e percepire l’arrivo di un conato di vomito.
Si staccò velocemente dal petto del biondo, correndo al bagno. Ashton cercò di accattonare i pensieri sull’accaduto in un angolo remoto della mente, raggiungendo di corsa la ragazza. Entrò nel bagno, trovandola piegata in due sul water mentre rimetteva l’alcol ingerito durante la serata. Titubante si avvicinò a lei, raccogliendole i lunghi capelli in una coda alta. Vide delle lacrime scorrere lungo le guance della ragazza, mentre il suo corpo veniva smosso da continui conati. Istintivamente, cominciò a passarle una mano sulla schiena con movimenti ritmici. In quel momento non pensava a nulla, solo a darle una mano. Sapeva che questo fosse il momento peggiore di una sbronza, gli era capitato di passarci le prime volte.
Dopo svariati minuti, Haley cercò di riprendere aria. La testa le martellava incessantemente e la gola le bruciava. Giurò che quella sarebbe stata la sua prima e ultima sbronza. Quando cercò di alzarsi, Ashton le diede una mano ad appoggiarsi alla vasca. Lei rimase ferma, non ancora capace di muoversi.
Ashton sospirò e dopo essersi guardato velocemente intorno, prese la ragazza per la vita e la fece sedere sul ripiano in marmo. Haley rimase in silenzio, osservando attentamente ogni sua mossa. Guardò prendere un asciugamano e bagnarlo, per poi avvicinarsi a lei e divaricarle leggermente le gambe per sistemarsi in mezzo. Le passo l’asciugamano sul viso, senza però soffermarsi troppo a guardarla negli occhi.
“Ti senti meglio?” le chiese.
“Più o meno. Grazie.” Mormorò imbarazza, chiudendo gli occhi.
“Forse con una doccia staresti un po’ meglio.” Ashton si allontanò, aiutandola a scendere.
Haley non aveva idea del perché ci fosse lì lui ad aiutarla e non Calum, ma nonostante avesse rigettato gran parte dell’alcol assimilato, era ancora troppo ubriaca per potersi preoccupare di trovare delle risposte alle sue domande. Così annuì semplicemente, troppo confusa per poter formulare anche solo una semplice frase. Ashton le rivolse un ultimo sguardo, uscendo poi dal bagno e chiudendosi la porta alle spalle.
Dopo essersi tolta gli indumenti sporchi, Haley si rifugiò sotto il getto d’acqua tiepida. Sentì l’acqua scenderle dalla testa lungo tutto il corpo, facendole rilassare ogni muscolo. Dopo essersi lavata anche l’ultimo residuo di shampoo dai capelli, si ricordò di aver sbadatamente dimenticato di prendere il cambio. Chiuse il getto d’acqua e uscì dalla vasca avvolta in un morbido accappatoio di cotone, trovando con sua gran sorpresa dei vestiti e l’intimo sopra il ripiano di marmo. L’unica idea plausibile che le balenò in mente, fu quella che fosse stato Ashton a portarle il cambio. Al pensiero che il ragazzo avesse guardato tra i suoi cassetti le guance assunsero un colorito rossastro e sentì come se il suo viso avesse preso fuoco. Probabilmente era già andato via, ma era curiosa di vedere se fosse davvero andato. In quel momento, troppo presa a vestirsi con foga per accorgersene, sperò che non fosse così. Dopo essersi vestita, asciugò velocemente i capelli e non curandosi del fatto che fossero ancora un po’ bagnati, corse fuori dal bagno.
Arrivò in camera sua e non seppe se essere contenta o meno se essere contenta o meno del fatto di non aver avuto ragione.
Ashton era ancora lì, seduto sul bordo del letto con le mani incrociate e i gomiti poggiati sulle ginocchia. Quando sentì il cigolio della porta, alzò lo sguardo incontrando quello della ragazza.
Ashton si stupì di come potesse apparire così bella anche in quelle condizioni. Aveva indosso il pigiama, era nella fase post-sbornia ed era senza trucco. Ma restava comunque bella.
“Non occorreva che restassi.” Haley entrò nella stanza, cercando di capire come si sentisse. Quando lo aveva visto aveva dovuto sforzarsi nel trattenere un sorriso, mentre adesso desiderava che se ne fosse andato. Questo non poté fare altro che farle capire che l’effetto dell’alcol stesse ancora facendo il suo lavoro.
“Anche se guardarti rimettere l’anima non è la cosa più attraente del mondo, ho pensato che non fosse una buona idea lasciarti sola.” Ashton si alzò dal letto, camminando fino alla scrivania posta all’angolo della camera.
“Da quando hai buone idee?” mormorò la ragazza, avvicinandosi al suo letto. Pensò di aver parlato a voce abbastanza bassa da non farsi sentire, ma lo sguardo freddo del biondo le fece capire che non fosse andata esattamente così. “Scusa, non volevo. Ti ringrazio per essere rimasto e avermi dato una mano. Non volevo essere scontrosa sono solo stordita e stanca.”
Ashton spostò lo sguardo sulla libreria che conteneva parecchi libri. Aveva sempre pensato che fosse una ragazza che amava leggere probabilmente solo perché il mondo in cui quei libri che leggeva la portavano era migliore di questo.
Portò nuovamente lo sguardo su di lei, che adesso era posizionata al centro del grande materasso, con le gambe incrociate e lo sguardo fisso sulle mani che stava torturando. Non era la prima volta che la vedeva fare così, probabilmente era una cosa che faceva quando era nervosa.
“Allora vado, così ti lascio sola.” Spostò il peso del corpo da una gamba all’altra, facendo poi qualche passo verso la porta. Non sapeva cosa si aspettasse di sentirsi dire, ma si prese del tempo nel caso la ragazza avesse risposto. Quando vide la ragazza annuire, senza aggiungere nemmeno una parola, le diede le spalle per poter uscire dalla camera. In fondo adesso stava un po’ meglio, non c’era bisogno di stare ancora lì. Quando arrivò sull’uscio della porta, la voce della ragazza lo fermò.
“Tanto ci sono abituata.”
“Bene, allora vado.”
Haley alzò lo sguardo e avrebbe dovuto sentirsi sollevata che stesse andando via, invece sentì solamente una forte sensazione di solitudine e prima che potesse rendersene conto parlò.
“Ho detto che ci sono abituata, non che mi piace” disse con voce flebile, sorpresa di star chiedendo, anche se in maniera non molto specifica, proprio a lui di rimanere. Ashton si voltò e per la prima volta Haley potè dire di aver visto un espressione diversa sul suo volto, seppure un’espressione confusa, ma almeno non era furioso o freddo.
Haley si maledì mentalmente per non averlo lasciato andare, convinta che da lì a poco sarebbe scoppiato a ridere e se ne sarebbe andato. Ma quando lo vide dirigersi verso di lei, il cuore cominciò a batterle forte.
Ashton era piuttosto confuso, ma non lasciò trapelare nessun tipo di emozione dal suo volto. Avrebbe potuto ignorare la sua ultima affermazione e andarsene, ma non volle soffermarsi a pensarci. Superò il letto e prese la poltrona posizionata di fronte la scrivania, portandola davanti il letto. Si tolse la camicia, restando con la canotta bianca, e si sedette.
“C-cosa stai facendo?” gli chiese Haley, mentre tratteneva un sorriso.
“Mi siedo” disse con fare ovvio Ashton, incrociando le braccia al petto. “Quanto hai bevuto?”
“Uhm..” Haley dovette prima pensarci attentamente, dal momento che la sbronza non era ancora passata e la sua testa reggesse a malapena l’intera situazione “Forse… due o tre Cuba Libre e due shot di tequila. Credo.”
“Mi stupisco del fatto che Calum ti abbia lasciato bere così tanto.” Una piccola risata uscì dalle labbra di Ashton e a quel punto Haley non riuscì più a trattenersi. Un sorriso timido le comparse sul viso e lei si coprì con la mano, nella speranza di non farsi vedere.
“Pensi davvero che io sia uno stronzo?” Ashton spezzò di nuovo il silenzio, cogliendo di sorpresa la ragazza ma anche sé stesso. Haley alzò di scatto lo sguardo e il sorriso sul suo volto scomparve.
“Rispondi.”
“Sì. Ti sei sempre comportato da stronzo, tranne poco fa.” Ammise Haley, giocando con le coperte del suo letto.
“E hai anche paura di me?” Quella domanda fu più imprevista della prima. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Aveva paura di lui durante i suoi scatti d’ira e i suoi atteggiamenti rudi, ma non aveva paura dell’Ashton che l’aveva salvata da Noel, con l’Ashton che l’aveva accompagnata a casa o che l’aveva aiutata pochi minuti fa. Non aveva più paura di Ashton, o almeno non sempre. Ma non rispose, continuò a stare zitta. “Questo tuo silenzio mi basta come risposta.”
Alzò lo sguardo, puntandolo sul viso del ragazzo. Si aspettava di trovarlo a guardarla, invece lui aveva lo sguardo rivolto alla scrivania e la mandibola serrata.
“E’ la tua famiglia quella?” Haley guardo il punto che Ashton le aveva indicato e vide la cornice in cui c’era la foto della sua famiglia.
“Sì.” un sorriso malinconico si dipinse sul volto della ragazza e ad Ashton non passò inosservato, portandolo a porle altre domande.
“Dove sono adesso?”
“Loro.. s-senti, non mi va di parlare di loro, okay?”
“E Andrew, è il tuo ragazzo?” Ashton capì di essersi spinto troppo con quelle domande, ma non riuscì a fermarsi. Aveva come perso il controllo, voleva saperne di più. Puntò lo sguardo sul viso contratto della ragazza, che sembrava essere davvero disturbata da quelle domande ma soprattutto non riusciva a spiegarsi il perché di tutte quelle domande. Avrebbe potuto passar sopra le domande sulla sua famiglia, ma quando sentì chiedere di Andrew rimase senza fiato. Non riusciva a capire come fosse a conoscenza di Andrew, fino a quando il suo sguardo si spostò sulla scrivania. Il diario non era più al suo posto dietro la pila di libri sulla scrivania, ma era poggiato sopra il portatile.
Si alzò di scatto, barcollando fino ad arrivare alla scrivania.
“L’hai letto!?” sbottò furiosa, mentre mostrava il diario ad Ashton.
“Senti, tu dormivi e io mi stavo annoiando. L’ho visto lì e ho letto qualcosa” rispose il biondo, come se non avesse fatto nulla di male.
“Tu.. Oddio, come potevo credere di essermi sbagliata su di te! Ho ragione a pensare che tu sia uno stronzo.” Urlò Haley e gli occhi le si riempirono di lacrime. Forse l’alcol stava ancora facendo la sua parte moltiplicando le sue emozioni, ma l’azione di Ashton era sbagliata. Quello era una cosa sua, privata. E Ashton l’aveva letta. Non sapeva se avesse letto cose a sufficienza per venire a conoscenza del suo passato, ma si sentiva violata.
Ashton si alzò dalla sedia, cercando di avvicinarsi cautamente alla ragazza. Non pensava che l’avrebbe capito, anche se tutte quelle domande sulla sua vita non potevano essere nate dal nulla.
“Non avvicinarti.” Sbottò Haley indietreggiando fino a toccare il mobile dietro di lei.
“Senti, mi dispiace. Okay?” Non era davvero dispiaciuto, ma non voleva scatenare altri problemi. Se avrebbero cominciato a litigare la rabbia avrebbe preso il sopravvento e lui avrebbe finito per spaventarla, ancora.
“Davvero? Tu non puoi, okay? Non puoi entrare nella mia camera e leggere il mio diario, fare domande sulla mia vita e poi dirmi che ti dispiace.” Urlò Haley e delle lacrime di rabbia cominciarono a solcarle il viso.
Ashton non aggiunse una sola parola. Si avvicinò a lei, che una volta avuto di fronte, cominciò a sfogarsi tirando pugni sul suo petto. Ashton la lasciò fare per un po’.
“Adesso basta, okay? Ho detto che mi dispiace, smettila.” La bloccò per i polsi, avvicinandola a lui. Quando Haley smise di muoversi, le lasciò i polsi e posò entrambe le mani ai lati del suo viso, asciugandole gli occhi con i pollici.
“Sei stanca e non hai ancora smaltito del tutto la sbornia. Devi dormire” le ordinò, indietreggiando verso il letto e portandola con sé.
“L-lasciami, devi lasciarmi.” Con un gesto brusco, Haley riuscì a togliere i suoi polsi dalla presa ferrea del biondo.
“Non credi di esagerare!? Era un fottuto quaderno!” Ashton alzò le mani in aria, stanco del comportamento di Haley. Non gli importava se fosse semplicemente ubriaca o se si stesse comportando da stupida, nessuno poteva permettersi di urlargli contro. Nessuno poteva comportarsi così con lui.
“Lì dentro c’è la mia vita, okay? E non sono affari tuoi. Vattene.”
“Sai cosa? Sei una stupida rompipalle. E sai un’altra cosa? Non me ne fotte un accidenti della tua patetica vita!” Quelle parole furono delle lame al petto, che vennero dette con un tono di voce così sprezzante che fece capire ad Haley quanto Ashton fosse furioso adesso. Ora lo riconosceva, questo era il ragazzo che aveva avuto il dispiacere di conoscere.
Si lasciò cadere sul letto e nonostante lo sguardo fosse offuscato dalle lacrime, riuscì a vedere il volto furioso del biondo e il petto che si alzava e abbassava freneticamente prima che prendesse la sua camicia e uscisse dalla camera sbattendo bruscamente la porta.
Haley sobbalzò, lasciandosi poi cadere completamente sul morbido materasso. La testa le scoppiava e il viso era ormai completamente bagnato dalle lacrime. Passò qualche minuto, prima che le coperte le riscaldassero il corpo scosso da brividi di freddo e quel punto gli occhi le si chiusero.
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Nobody.
FanfictionDopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persone, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore. Ti abitui alla so...