Confusion.

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A volte succede di avere dei risvegli bruschi o strani. Di svegliarsi con l'ansia senza saperne il perché, di svegliarsi con una sensazione di vuoto, o di paura. Accade alle persone di avere brutti risvegli. Come ad altre accade di avere brutte notti. E come ad altre accade di avere brutte giornate. Ad esempio, ad Haley e Ashton succedeva di avere brutti risvegli, ma anche brutte notti e spesso brutte giornate. O un brutto periodo nella vita.
Quella notte però, Haley non aveva avuto una brutta nottata e non poteva non soffermarsi su questo pensiero. Negli ultimi due anni, non c'era stata una sola notte in cui il suo sonno non era stato interrotto da quegli incubi, dai sensi di colpa. Quella notte però accadde. Tra le braccia di Ashton, riuscì a dormire. Un sonno sereno, tranquillo. Niente incubi, niente sensi di colpa. Niente risvegli bruschi nel bel mezzo della notte.
Quando aprì gli occhi ebbe bisogno di un paio di minuti per ricordarsi dove si trovasse. Le pareti bianche, i letti vuoti e la stretta ferrea sul suo fianco le diedero una mano a farle tornare velocemente tutto in mente. Alzò il volto e distante dal suo c'era quello di Ashton, che ancora dormiva. Il volto rilassato, le labbra appena socchiuse e alcuni ricci che gli cadevano sulla fronte. Haley sorrise. Lui continuava a ripeterle che si sarebbero fatti del male, che se lo stavano già facendo e lei avrebbe voluto far finta di non capire, come il primo periodo in cui si erano conosciuti. Ogni qual volta lui dicesse quella frase lei non capiva davvero, poi però ne prese coscienza anche lei. Lo sapeva fin troppo bene, purtroppo. Ma il fatto che ora fosse lì tra le sue braccia, dimostrava che entrambi stavano stupidamente, o forse non proprio stupidamente, ignorando la cosa. Forse un giorno ne avrebbero pagato le conseguenze, ma le veniva difficile da pensare dopo che era riuscita a passare una notte lontana dai suoi demoni, tra le braccia di quello stesso ragazzo che, a detta di lui, le avrebbe fatto del male. Avrebbe dovuto pensarlo come il veleno che l'avrebbe uccisa e lo pensava, ma nello stesso tempo non riusciva a non vederlo anche come il suo antidoto.
Ashton si mosse nel sonno avvicinandola ancora di più a sé e Haley non poté fare a meno di sentirsi al sicuro, difesa, accettata. Pur sapendo che forse non era proprio così, ma erano quelle le sensazioni che Ashton le dava. Però in quel momento, un pensiero le attraversò la mente interrompendo il suo attimo di tranquillità. Anche lui, un giorno, se ne sarebbe andato.
Ne era più che sicura che sarebbe successo. Succedeva sempre. E lei lo sapeva, per questo si era fatta una promessa. Niente più illusioni, niente fiducia alle persone, niente più legami. E da quando era arrivata lì aveva infranto tutte quelle promesse che aveva fatto a sé stessa.
Si era così facilmente affezionata a Josh, sentendosi parte di una famiglia con lui. Si era lasciata andare al forte legame creatosi con Calum. E poi Ashton. Forse uno dei casini più grande della sua vita, che non sapeva come definire. Quello che c'era tra di loro, non sapeva cosa fosse né se in realtà fosse qualcosa. Una cosa che sapeva però, era che di lui aveva provato a farci a meno ma non poteva, non voleva. Era corsa in suo aiuto, un aiuto che lui non le aveva nemmeno chiesto. Ma lei sentiva quello strano bisogno di salvarlo da lui stesso, proprio come voleva che qualcuno salvasse lei da sé stessa. Stava infrangendo una delle promesse più importanti che si era fatta e sapeva che presto si sarebbe odiata per ciò. Perché un giorno, se ne sarebbe andato. Avrebbe aperto gli occhi, visto quanto poco fosse leive l'avrebbe lasciata.vPerché lei si definiva un problema, una responsabilità. Qualcosa di troppo grande, troppo impegnativo, una responsabilità troppo grossa e lei sapeva bene che queste cose alla gente non piacciono. Tutti cercano la via più facile, il modo più semplice per avere una vita felice, non complicata. E lei non rientrava in niente di tutto questo. Lei non si reputava abbastanza da poter rendere la vita di qualcuno felice, semplice. Una bella vita, insomma. Lei non sarebbe mai stata niente per nessuno.
Si allontanò cauta dal corpo del biondo e si alzò dal letto. Sul suo viso non c'era più neanche una minima traccia del sorriso che prima era stampato sul suo volto.
Quel pensiero l'aveva turbata. Era arrivata al punto in cui si era resa conto di avere un bisogno. Quel bisogno era Ashton. Quel bisogno era sbagliato. Lei non doveva avere bisogno di nessuno. Lei doveva essere forte, da sola. Lei doveva andare avanti, da sola. Perché nessuno sarebbe rimasto con lei. Doveva essere sempre pronta agli addii silenziosi.
Rivolse un ultimo sguardo ad Ashton, per poi uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle. Si appoggiò contro un momento, per poi fare un respiro profondo e incamminarsi per i corridoi dell'ospedale.
"Ehi, Haley!" Quella voce ormai perfettamente conosciuta la fece fermare davanti l'ascensore. Si girò e vide il moro andarle incontro con un sorriso stampato sul volte che sparì non appena le fu di fronte. "Dove stai andando, Hal?"
"A casa " rispose piano, abbassando automaticamente lo sguardo sul pavimento sporco.
"Cos'è successo?"
"Nulla, semplicemente è sbagliato. Spero che al risveglio starà bene, ciao Calum." Si voltò, pronta per salire sull'ascensore che l'avrebbe portata al piano di sotto ma Calum la fermò ancora.
"Haley, non farlo. Non far vincere la paura, non questa volta. Ci sono io con te" le si avvicinò e capì che non avrebbe ottenuto nessuna risposta da lei, così le alzò il viso facendo incontrare i loro sguardi. "Torna, ha bisogno di te ormai."

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