Ilbiondo guardò perplesso l'amico, prestandogli attenzione solo perpochi istanti prima di estrarre un pacchetto di Lucky Strike dallatasca anteriore dei pantaloni e concentrare tutta la sua attenzionesu quelle.
«Dovresticalmarti» consigliò all'amico, con molta nonchalance. «Da quandoti importa se salto una lezione o meno? Non mi sembra una giustamotivazione per dare spettacolo.»
«Non m'importa se salti unalezione e l'unico a dare spettacolo in questa scuola sei tu Ashton»rispose Calum, incurante che il suo tono di voce fosse abbastanzaalto da essere sentito anche dagli altri studenti.
Ashton loguardò stranito, mentre aspirava altro fumo dal filtro dellasigaretta. Allora Calum cercò di calmarsi, infondo sapeva che cosìnon avrebbe ottenuto niente di buono da parte del biondo che, perquanto si sforzasse, non riusciva a capire cosa stessesuccedendo.
«Questo tuo tono di voce mi sta irritando parecchio,per ciò vedi di darti una calmata, d'accordo?», Ashton era cosìpacato che Calum dovette combattere per non saltargli addosso.«Spiegami meglio cosa intendi»
«Va bene, però sediamoci»,Calum posò la mano destra sul cuore sedendosi sul muretto dimattoni. «Mi farai morire un giorno, me lo sento»
Ashton rise,prendendo posto accanto all'amico.
«Ieri mi hai detto che avevidelle questioni da sbrigare con Noel questa mattina», Calum mimòdelle virgolette. Entrambi sapevano bene a cosa si stesseriferendo.
«Sì ed è stato fatto, qual è il punto?»
«Ashton,dannazione!», Calum alzò le mani al cielo. «Quante volte ti hodetto che devi risolvere i tuoi problemi fuori dalla scuola? Ricordicosa è successo l'ultima volta o devo dirtelo io?!»
«Vedi distare calmo, perché non mi ha visto nessuno e sicuramente Noel nonparlerà. Lui ci è dentro almeno quanto me», Ashton buttò a terraciò che restava della sigaretta, per poi calpestarne i resti.
«Ese invece questa volta qualcuno ti avesse visto?» Calum sussurròappena quella frase, forse più a se stesso che ad Ashton, fortementeconvinto che quest'ultimo neanche l'avesse sentito, ma non eracosì.
«Chi?» Il biondo si voltò così bruscamente che chiunqueavrebbe intuito quanto fosse arrabbiato. Ma a far scattare uncampanello d'allarme in Calum non fu quel movimento così rapido erigido, né la sua espressione furibonda o la mano chiusa in unpugno, ma fu lo sguardo. Quello sguardo che ormai sapeva leggere fintroppo bene da tanto tempo. Ancora una volta vide trapelare rabbia daquelle iridi intrise d'oro.
«Nessuno di cui tu debbapreoccuparti probabilmente»
«Ti ho chiesto chi è, Calum»Quella non era una domanda, né una semplice domanda e tantomeno unatacita richiesta. Stava a significare che se non glielo avrebbe dettolui, in un modo o nell'altro lo avrebbe scoperto anche da solo.
«Laragazza nuova», Calum non distolse lo sguardo da quello dell'amicomentre pronunciava quelle parole e pian piano lo vide allontanarsi eperdersi nei meandri della sua mente.
Ashton ricordò quandoquella mattina, sia lui che Noel, avevano sentito qualcosa proveniredall'esterno di quell'aula.
«Devo scambiare due parole conquesta ragazza allora», Ashton si alzò dal muretto e diede un paiodi colpi sui skinny neri per togliere un po' di cenere caduta sopraad essi.
«Non credo sia la cosa giusta da fare», Calum lo seguìa ruota mentre tornava all'interno dell'istituto. «Non siamoneanche sicuri che sia così»
Ashton non mostrava nessun segno diinteresse, la sua attenzione non sembrava ricadere affatto sulleparole dell'amico, il ché irritò Calum a tal punto da afferrarloper un braccio per farlo voltare.
«Promettimi che non le farainiente, Ashton»
Il biondo si limitò a guardarlo duramente maCalum ricambiò lo sguardo, come a ricordargli che con lui lo sguardoda cattivo ragazzo non avrebbe mai funzionato.«Promettilo»
«D'accordo, non farò nulla alla tua amichetta»,Ashton tirò via il braccio dalla presa ferrea del moro, per poisvoltare l'angolo e sparire sotto lo sguardo incerto di Calum.Haleyuscì da quella scuola stanca e annoiata, ma pur sempre meglio diquello che si era immaginata. Non le era mai piaciuto andarci, cometutti i ragazzi della sua età in fin dei conti, ma almeno una voltaaveva qualcuno con cui condividere quelle struggenti ore.
A partequel ragazzo, Calum, non aveva parlato con nessun altro per il restodella mattina. Per i corridoi tutti la fissavano e aveva dovutosopportare le voci che già giravano sul suo conto. Ed era la parteche più aveva detestato. Aveva detestato gli sguardi critici delleragazze, o anche semplicemente quelli dei più curiosi che sidomandavano chi fosse, da dove venisse e perché si trovasse lì.Improvvisamente si ricordò anche di quei due ragazzi e forse non eraniente di grave, forse era solo una stupida rissa tra ragazzi, ma nonera stata una gran bella cosa da vedere. Si costrinse a spostare lasua concentrazione sulla strada del ritorno verso casa, perchéquella vicenda non la riguardava e inoltre pensare aquell'avvenimento la faceva sentire inquieta.
Non aveva nessunavoglia di perdersi, così cercò di fare mente locale su dove sitrovasse e tentò di ricordare la traversa esatta in cui avrebbedovuto girare. Si fermò un attimo e si guardò intorno, per poiricominciare a camminare a passo spedito. Da quando aveva varcato ilcancello della Richmond si sentiva osservata e quella sensazione nonera ancora passata, pensò che forse era troppo paranoica a causa ditutto lo stress che aveva addosso ma proprio non riusciva ascrollarsi di dosso quella sensazione. Ad un tratto sentì unamacchina affiancarla ma si trattenne dal girarsi e controllare chifosse. Così affrettò ancora di più il passo cercando di appariredisinvolta, ma sentiva il cuore batterle così forte che temevapotesse uscirle dal petto. Quando sentì lo sportello della macchinasbattere e dei passi farsi sempre più vicini iniziò a correre, mavenne afferrata per un braccio.
«Haley, sono Josh», al suono diquella voce Haley aprì gli occhi, accorgendosi di averli chiusisoltanto in quel momento. Non riusciva adire niente, non riusciva acapire cosa le fosse preso.
Sentì gli occhi inumidirsi e il nodoche aveva alla gola rischiò di sciogliersi e trasformarsi in unlungo pianto, ma non era ciò che voleva. Non voleva mostrarsidebole, ma soprattutto non voleva piangere senzaa un valido motivo.Cercò di convincersi del fatto che fosse stato solo unfraintendimento, che si trattasse di uno stupido ed inutile spavento,nulla di più. Dopo esserselo ripetuto mentalmente più volte, lodisse anche Josh. Quest'ultimo le accarezzò premurosamente icapelli, lasciando cadere il discorso.
«Forza, andiamo a casa»
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Nobody.
FanfictionDopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persone, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore. Ti abitui alla so...