You will be my nightmare.

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Il ragazzo, fermo davanti a lei, la fissava duramente. «Allora ti chiami Bennet o no?»
Non ricevendo alcuna risposta Ashton si irritò e la scosse per il braccio ripetendole la domanda, ma la paura che provava in quel momento era così tanta che Haley non riuscì a rispondere. In quel ragazzo non c'era nulla che trasmettesse sicurezza. La voce, gli occhi.. tutto le infondeva solamente paura.
Vide il ragazzo digrignare i denti, allora si decise ad annuire. Ashton restò adosservarla per un lungo periodo di tempo. La esaminò attentamente, come se stesse facendo la radiografia del suo corpo. Ciò infastidì terribilmente Haley, ma la presa stretta del ragazzo sul suo polso la intimoriva abbastanza da fermarla dal fare o dire qualsiasi cosa.
«Sei nuova, giusto?»,lei si limitò ad annuire ancora una volta.
«Da quanto sei qui?»
«Due giorni » rispose Haley con una voce flebile e abbassò lo sguardo, stanca di dover guardare quegli occhi glaciali.
«Due giorni »,Ashton rise ma la sua risata risultò così finta e forzata, e cessò subito. «Non ti sembra poco per prenderti già il lusso di farmi arrabbiare? Non si fa così Bennet »,il tono di voce del biondo era sprezzante e pieno d'odio e Haley non poté fare a meno di chiedersi perché ce l'avesse così tanto con lei. Non si conoscevano, lei non gli aveva fatto niente e essersi arrabbiato così tanto per quella piccola scenata era troppo anche per uno come lui.
«Io..»,Haley non riuscì a completare la frase, non trovava le parole giuste e magari neanche c'erano. Non sapeva cosa dire perché non c'era nulla da dire, non aveva nulla di cui scusarsi.
«Tu, sì. Proprio tu. Mi hai infastidito oggi e non devi farlo più, Bennet. Forse tu non sai chi sono »,sul viso del ragazzo comparve quel fastidioso ghigno e Haley non riuscì a non rispondergli.
«Sei Ashton Irwin, lo so. » Si pentì immediatamente di non aver tenuto a freno la lingua perché lo sguardo del ragazzo divenne furente.
«Allora dovresti anche sapere che con me non si scherza », lo sguardo di Ashton si incupì dando al suo volto una sfumatura in più di oscurità , i lineamenti divennero tesi, gli occhi verdi quasi neri e il respiro pesante. «Ma la verità è che tu non sai niente di me, come tutti gli altri. »
La presa si faceva sempre più stretta e Haley mordeva forte il labbro inferiore per non far uscire i gemiti di dolore. Gli occhi erano ormai lucidi, prossimi ad un lungo pianto, ma non poteva, non voleva e non doveva mostrarsi debole di fronte ad uno sconosciuto. «Potrei dire lo stesso di te !»urlò Haley, stanca di essere aggredita senza alcun motivo. «Conosci il mio cognome ma non sai chi sono. »
«Siamo pari allora »scherzò Ashton, senza smuoversi di un solo centimetro.
«Lasciami andare, dimenticheremo l'accaduto », Haley non seppe con quale forza ma riuscì a riacquisire il controllo della sua voce e quelle parole scivolarono via dalla sua bocca con una nota di disprezzo.
«In fondo è vero » disse Ashton, ignorando la sua precedente affermazione. «Non so niente su di te, ma se solo volessi potrei scoprirlo in questo esatto momento e potrei farmelo dire direttamente da te. » Il suo respiro diventava sempre più pesante e Haley poteva chiaramente leggere tantissima rabbia in quegli occhi verdi e spenti.
«Lasciami » sussurrò, distogliendo lo sguardo dal suo.
«Non dirmi cosa fare. Non sei affatto nella posizione per poterlo fare», Haley sobbalzò a quelle parole. Tutte quelle promesse che aveva fatto a sé stessa andarono in frantumi in quel momento. Sentì formarsi un pesante nodo alla gola e cercò di liberarsi dalla presa del biondo, ma quest'ultimo mise un ginocchio tra le sue gambe, per poi prenderle con violenza il viso e spostarlo di lato. Avvicinò il suo viso a quello di lei, sfiorando con il naso ogni singolo centimetro della guancia.
«Qualcuno deve pur farti conoscere le regole » sussurrò a pochi centimetri dal suo volto. «Deve esserti chiaro che qui, comando io.»
Haley sentì dei brividi percorrerle la schiena e si limitò ad annuire impercettibilmente. Vagò con lo sguardo per la stanza, cercando di non far scivolare nessuna lacrima. Quando il ragazzo posòuna mano sul suo fianco, la porta dello stanzino si aprì di scatto.
«Ashton!» Calum varcò la soglia con un gran fiatone, gettandosi poi sull'amico per spingerlo via da Haley.
«Calum, diamine!» Ashtonalzò le mani in aria infastidito, sotto lo sguardo furioso dell'amico. «Stavamo solo mettendo in chiaro un paio di cose, sei proprio un guasta feste », sorpassò Calum facendo scontrare la sua spalla con quella del moro, per poi abbandonare l'aula.
Haley intanto si era lasciata andare a terra, con la schiena ancora contro il muro e le ginocchia al petto. L'unica cosa che avrebbe voluto fare era alzarsi e andarsene, ma non ce la faceva. Calum le si inginocchiò di fronte e allungò una mano, cercando di asciugarle il viso ormai solcato dalle lacrime.
«Non toccarmi » con voce debole, appena udibile, Haley ghiacciò sul posto Calum che, nonostante il tono basso, udì perfettamente le parole. Sentì una stretta allo stomaco e gli dispiacque tantissimo vederla in quellecondizioni. D'altronde riteneva che fosse in parte anche colpa sua.
«Haley, voglio solo aiutarti. Lasciamelo fare »,si alzò e le porse una mano, per poi scortarla fino al cortile dellascuola.

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