Goodbye Hornsby.

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Segreti e bugie.
Sono elementi costantemente presenti nella vita di ogni individuo.
Ci sono quelle bugie dette in fin di bene, quelle che preferisci dire anziché far del male a una persona a te cara, nonostante questo significhi mentire. Poi ci sono quelle bugie che di buono non hanno proprio nulla. Quelle che danneggiano. E i segreti. I segreti distruggono e basta. Sono un'arma a doppio taglio. Quelle distruggono tutti a lungo andare. Ti consumano dentro, oppure ti colpiscono quando ne vieni a conoscenza e alcune volte hanno la capacità di annullarti. 

Ashton si alzò di scatto, facendo così cadere la sedia su cui era seduto. Non poteva credere a quelle parole, o forse non voleva. Nonostante tutto, nonostante sapesse chi fosse in realtà suo padre, non voleva credere che fosse arrivato a tanto. Era troppo, non poteva crederci. 
"Non è così, vi sbagliate. Per forza" disse improvvisamente, fermandosi nel bel mezzo della stanza. Lo sguardo fisso sulle pareti ricoperte da una carta da parati ormai scolorita e malconcia. Braden sospirò dispiaciuto, passandosi una mano tra i capelli corvini. Non appena aveva saputo di Aaron e del motivo della sua fuga, aveva pensato che saperlo fosse un diritto di Ashton.
"Mio padre non ha mai ucciso nessuno." Ashton interruppe il silenzio da lui stesso creato, chiudendo la mano in un pugno.
"È andata così, Ashton. Quell'uomo stava per scoprire tutto su tuo padre e lui ha avuto paura." Braden si avvicinò al ragazzo, posandogli una mano sulla spalla. "Quella notte tuo padre non era in sé."
"Questo non cambia niente." Ashton abbassò lo sguardo, ma la delusione nella sua voce trasparì chiaramente. "Non è mai stato un gran padre. Non ha mai voluto bene a me e neanche a Lottie, altrimenti avrebbe smesso con quelle cazzate!" Diede un calcio alla sedia spostandola di qualche metro.
"Vedi Ashton, a volte le persone non sono tagliate per fare certe cose."
"Questo non giustifica il fatto che abbia ucciso un'intera famiglia, cazzo! Ha ucciso la famiglia della ragazza di cui mi sono innamorato!" Urlò Ashton, cercando di sfogare tutta la rabbia che aveva dentro. Non poteva crederci. Haley gli aveva raccontato della sua famiglia e lui aveva odiato quell'uomo misterioso che aveva cambiato per sempre la vita della ragazza. Ma mai avrebbe pensato che quell'uomo fosse suo padre. Haley non aveva più una famiglia e la colpa era di suo padre. Sentì i sensi di colpa arrivare nonostante lui non c'entrasse niente e ancora una volta odiò suo padre.
"Braden, perché  hai deciso di dirmelo?" 
"Perché è tuo padre, hai il diritto di sapere dove sia" affermò l'uomo e Ashton rise amaramente. Scosse la testa e con un sorriso amaro sul volto si avvicinò alla porta e la sua espressione mutò improvvisamente divenendo seria. "Quell'uomo ha smesso di essere mio padre anni fa e adesso è meglio che non si faccia più vedere da queste parti."
Ashton uscì da quella casa con un peso in più sul cuore. Quella rivelazione era come un pesante macigno che adesso pesava sulle sue spalle, così pesante, che quasi gli impediva di respirare.
Sapeva chi aveva ucciso la famiglia di Haley e se solo non fosse stato per il fatto che l'assassino fosse suo padre, sarebbe già da lei. Sapeva che Haley desiderava più di ogni altra cosa sapere chi avesse causato quell'incidente. Voleva essere sincero con lei, non voleva nasconderle una cosa così grande. Il fatto che avesse dei segreti con Haley non era una novità, ma solo quando questi riguardavano lui. Adesso era della sua vita che si parlava, dei suoi genitori, di suo fratello. E lui non era nessuno per negarle una verità così grande. Ma stava provando una cosa che aveva smesso di provare da tempo: paura.
Ricordava pochi momenti in cui aveva avuto particolarmente paura e uno di essi risaliva a due anni fa, quando nel bel mezzo della notte il suo telefono aveva iniziato a suonare. Ricordava di essersi svegliato di soprassalto e senza neanche leggere chi fosse, rispose. Quando sentì la voce di Kimberly il suo cuore riprese a battere normalmente. Aveva avuto tanta paura quando l'idea che al posto di Kimberly sarebbe potuta essere la madre della ragazza per dargli la peggior notizia. Ricordò quanto, da quella sera, ogni notte aveva paura di andare a dormire e il mattino dopo svegliarsi e non trovare più la sua Kim. Aveva provato quella stessa paura ogni sera, fino a quella mattina in cui Kimberly era morta. 
Sentì quella paura farsi spazio e venire a galla, facendolo sentire fastidiosamente debole. Perché la verità era questa: poteva respingere qualsiasi tipo di sentimento, annullarlo o ignorarlo, ma era come tutti gli essere umani. Affezionarsi a qualcuno rende deboli ed era per questo che per molto tempo aveva deciso di spegnere i suoi sentimenti, perdendo così una parte di sé. Ma preferiva quello, perché di essere debole ne aveva abbastanza. E ora invece era lì, terribilmente spaventato all'idea di perdere Haley.
Salì sulla Harley e senza aspettare ancora accese il motore e partì, diretto verso l'unica persona che avrebbe potuto sostenerlo in quel momento. Calum.

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