Restare abbracciati, a non dire nulla ma a sentire tutto. Avvolti da un silenzio pieno di parole non dette.
Haley rimase lì, con la testa sul petto di lui ad ascoltare il battito del suo cuore. Un cuore apparentemente fatto di pietra. Ma quel cuore adesso stava battendo ad un ritmo irregolare, poteva sentirlo. Lei sapeva che non era di pietra, ma era solo reduce di una lunga guerra. Tante battaglie, tante sconfitte. Un cuore pieno di cicatrici e ferite ancora aperte. Quelle ferite voleva curarle. Sentiva il bisogno di farlo. Voleva dimostrargli che c'era qualcuno disposto a prendersi cura di lui, del suo cuore e delle sue ferite. Voleva fargli capire che c'era qualcuno disposto ad aiutarlo. Haley era al corrente di ciò che stava rischiando. Sapeva che a curare qualcuno si rimane sempre feriti. Magari riesci a salvarli, ma tu rimani ferito. Resti indietro. E allora c'è il rischio che nessuno sia disposto a fermarsi, voltarsi e salvare te. Lo sapeva bene, le era già successo. Da quelle volte aveva imparato a riporre meno fiducia nelle persone, a non aspettarsi nulla. Ha imparato che le persone non sono disposte a fare per te tutto ciò che faresti per loro. Ma adesso poco le importava. Da Ashton non voleva niente, solo che si fidasse di lei. Aveva questo strano bisogno di salvarlo, senza niente in cambio. Non sapeva, però, il motivo per cui era così decisa a farlo. A procurarsi altre ferite, pur di lenire quelle di lui. Decise che non era il momento adatto per pensarci, quel momento così intimo e insolito voleva goderselo. Quella quiete che stava provando, voleva godersela. Perchè forse non ne avrebbe avuto più l'occasione. Così smise di chiedersi se fosse sbagliato stare bene nel posto, probabilmente, più pericoloso e si lasciò andare.
Ashton, invece, i suoi pensieri non riusciva proprio a tenerli lontani. Mentre teneva il braccio intorno alla vita di Haley, si chiese cosa stesse sentendo in quel momento. Il fatto che non riuscisse a trovare una risposta lo turbò. Prima dell'arrivo della ragazza, le uniche cose che era certo di sentire continuamente erano rabbia e odio.
Rabbia nei confronti degli altri che lo avevano fatto diventare ciò che adesso era, verso suo padre che gli aveva tolto il diritto di crescere con una figura paterna e di sentirsi amato, rabbia anche nei confronti di Kimberly che gli aveva promesso che ci sarebbe sempre stata e ora non c'era e rabbia verso se stesso per non essere una persona diversa, per non avere una vita diversa.
Adesso invece si sentiva quasi minacciato da quella fragile ragazza. E se solo non avesse avuto così tanti pensieri negativi per la testa, avrebbe riso di sé. Sentirsi minacciato da Haley era ridicolo, eppure era così. Con il suo arrivo ogni cosa aveva perso il suo senso, tutte le sue certezze erano andate in fumo. Alla morte di Kimberly, si era promesso che niente sarebbe stato più lo stesso. Compreso lui. E adesso invece era lì, a stringere a sé quella che rappresentava una minaccia ma allo stesso tempo l'unica via di salvezza. La vedeva un po' così, forse se ne stava rendendo conto solo in quel momento però. La trovava una cosa assurda allo stesso tempo. Haley era troppo fragile e non sarebbe riuscita a sopportare anche il suo di male, era troppo. E lei ne aveva già abbastanza. Sarebbe andata via anche lei, com'era giusto che fosse. Chiuse gli occhi e la strinse a sé, mentre cercava di mettere in ordine i suoi pensieri. Ispirò profondamente e per un attimo desiderò di poter riuscire a rilassarsi e godersi quel momento. Ma non riusciva, qualcosa glielo impediva. Continuava a ripetersi cosa stesse facendo, se provare un po' di felicità fosse giusto. Poi si derise mentalmente. Lui alla 'felicità' aveva smesso di crederci. Un 'lui felice' non riusciva più ad immaginarlo nemmeno. E non era successo all'improvviso. Perché è così, non si smette di crederci tutto ad un tratto. Ci sono una serie di cose che anno dopo anno, giorno dopo giorno, ti restano dentro e ti cambiano. Non succede di colpo, prima c'è tutta una lista di dolore, angoscia, sofferenza e false speranze. Allora si smette di crederci e si cade. Ma alla fine il problema non è cadere. In un modo o nell'altro ci si rialza sempre. Il vero problema è quello che si diventa pur di riuscire ad andare avanti.
E quello che Ashton era diventato, era qualcosa di inspiegabile. Qualcosa che non si può capire se non si ha mai provato almeno la metà del dolore che lui aveva sofferto. E nessuno poteva saperlo, tranne Haley. Lei aveva sofferto, perso persone care, era caduta e si era rialzata. Dentro era piena di crepe e quasi in frantumi, ma qualche pezzo era ancora intatto e forse era così anche per Ashton. E inconsapevolmente, da quell'istante, ognuno avrebbe riparato un po' dell'altro.
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Nobody.
FanfictionDopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persone, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore. Ti abitui alla so...