Hornsby, 12 years later.
"Sei sicura di aver preso tutto?"
"Sì, mamma" scherzò Haley, dopo l'ennesima volta che il suo migliore amico le poneva la stessa domanda.
"Non prendermi in giro, sono solo agitato" disse il moro, imbronciandosi. Haley lo guardò e constatò che nonostante fossero passati ormai anni, riusciva ancora a farle tenerezza come quando erano due adolescenti. Lei rise e gli diede una pacca sulla spalla, contagiandolo con la sua risata.
"Voi due non cambiate mai eh?" Entrambi si girarono verso la voce della donna che si avvicinò a loro, con un bambino tra le braccia.
"No, lo sai bene ormai" le disse il marito dandole un bacio sulle labbra e prendendo in braccio il piccolo.
"Non potevi sceglierti marito e migliore amica peggiori, Jane" le disse Haley ridendo, mentre metteva l'ultima valigia nel portabagagli.
"I migliori tra i peggiori, dai" disse la bionda ridendo e stringendo l'amica in un abbraccio. Haley la strinse forte a sé, pensando che per un po' di tempo non si sarebbero viste e che quegli ultimi abbracci le sarebbero dovuti bastare per qualche settimana. Pensò un attimo a quante cose fossero cambiate in quei dodici anni. Erano cresciuti tutti. Janelle si era trasferita ad Hornsby e dopo qualche anno Calum le aveva chiesto di sposarlo. Adesso erano felicemente sposati da tre anni e con un bel bambino di appena un anno. Erano proprio una bella famiglia. Sospirò pensando a quante cose fossero cambiate in quegli anni, compresa lei.
"Starai bene, vero Hal?" le chiese Janelle sorridendo, ma non riuscendo però a mascherare del tutto quell'espressione turbata.
"Jane, stai tranquilla. Starò benissimo, non vedevo l'ora che arrivasse questo momento" disse Haley, sciogliendo l'abbraccio.
"Io ho sempre saputo che ce l'avresti fatta, non ho mai dubitato di te" le disse sinceramente l'amica. "Volevo solo essere sicura che starai bene tutti quei giorni da sola."
"Jane, siamo cresciute sane e forti" rise Haley. "Non abbiamo più diciassette anni, ne abbiamo ventinove. Tu hai una bellissima famiglia ora e io sto per andare a Londra, per firmare un contratto con una delle case editrici più famose per la pubblicazione del mio primo libro in una delle città più grandi. Stiamo realizzando i nostri sogni Janelle, non potrei stare meglio di così" le sorrise sinceramente Haley, perché era davvero felice. In quei dodici anni aveva superato tutti gli ostacoli che le avevano intralciato il cammino, con i suoi amici sempre vicini. Ci era riuscita, era diventata forte e adesso era fiera di ciò che era diventata e sapeva che nella vita avrebbe incontrato molte difficoltà ma non si sarebbe fermata davanti a nessuna di queste. Era orgogliosa di se stessa e forse dodici anni fa non avrebbe mai pensato a niente del genere. Ma in fin dei conti era un'adolescente a cui nella vita erano capitate davvero poche cose belle e come tutte le persone aveva avuto il suo periodo buio dal quale era uscita più forte che mai.
"Credo sia ora di andare Hal, o perderai il volo." Calum si avvicinò alle due amiche, dalle quali si era allontanato di proposito per lasciar loro un po' di tempo per salutarsi.
"D'accordo, dai vieni qui Jane. Ultimo abbraccio e poi scappo." Haley e Janelle si strinsero ancora una volta in un lungo abbraccio, scambiandosi le ultime raccomandazioni.
"Fatti sentire, non dimenticarti della tua migliore amica una volta che sarai diventata una scrittrice di grande successo" scherzò Janelle, sciogliendo l'abbraccio.
"Non potrei mai dimenticarmi di voi" disse Haley ridendo ma era la verità. Non si sarebbe mai dimenticata delle persone più importanti della sua vita. "Ora fatemi salutare il piccolo, su."
Calum le fece prendere in braccio il bambino, che le sorrise raggiante.
"Hai proprio un bel sorriso, Ashton" disse sorridendo. Quel sorriso era dovuto un po' alle smorfie buffe che il piccolo Ashton stava facendo e un po' per quella strana sensazione che quel nome le provocava. Quel nome non lo avrebbe mai dimenticato, era una scritta indelebile nella sua mente e nel suo cuore. E le andava bene così. Non era una cosa che voleva cancellare, non lo riteneva un errore. Lo reputava una delle poche cose belle in un momento brutto della sua vita.
Calum aveva deciso di chiamare così suo figlio per ricordare il suo migliore amico che ormai non sentiva da anni. Nessuno lo sentiva più da anni.
Haley diede un piccolo bacio sulla fronte ad Ashton, per poi lasciare che Jane lo prendesse in braccio.
"Vi voglio bene!" Urlò Haley, alla sua migliore amica e al piccolo, sporgendosi dal finestrino prima che Calum mettesse in moto la macchina e partisse.
"Mi mancheranno" si lamentò, sistemandosi sul sedile del passeggero una volta che girarono l'angolo.
"Grazie per la considerazione" disse Calum, fingendosi offeso. Haley rise ma subito dopo tornò seria. "Mi mancherai tanto anche tu Calum."
"Dai piccola Hal, solo qualche settimana e tornerai da noi" le sorrise, dandole quella forza che gli aveva trasmesso per anni aiutandola ad andare sempre avanti.
"Piccola Hal?" disse ridendo. "Ho ventinove anni ormai, Calum!"
"Resterai sempre la mia piccola Hal" le disse con un tono deciso e risero insieme. "Josh? Come sta?"
"Molto indaffarato, ma sta bene. La sua nuova casa a Sydney è molto grande, dovreste andare a salutarlo tu, Jane e il piccolo" gli consigliò, sorridendo serena.
Josh si era trasferito a Sydney qualche anno dopo che Haley aveva concluso gli studi e le aveva lasciato la casa ad Hornsby. Ora lui viveva in una grande casa a Sydney, con sua moglie Dakotah e i suoi due figli Rebecca e Liam.
"Haley" Calum la chiamò distogliendola dai suoi pensieri.
"Dimmi"
"Lo pensi mai?" Non c'era bisogno di specificare a chi si stesse riferendo, lo sapevano bene entrambi. Haley rimase sorpresa di fronte a quella domanda, perché ormai era un argomento che non toccavano quasi mai.
"Se ti dicessi di no?"
"Ti direi che sei una grandissima bugiarda, come sempre" le disse, sforzando un piccolo sorriso. Poi il silenzio prese il sopravvento regnando per pochi minuti, fino a quando Calum parlò ancora. "Anche io ci penso, spesso. A volte mi manca più del solito" concluse sorridendo malinconicamente e guardandolo Haley si sentì in colpa.
"Mi dispiace, Cal" ammise Haley e non ci volle molto perché Calum capisse a cosa si stesse riferendo. Ne avevano già parlato negli anni precedenti.
"Haley, sai bene che non è colpa tua. Le cose accadono sempre per un motivo. Se sono andate così, vuol dire che dovevano andare così. Non essere stupida" le disse dolcemente. Lei sospirò, sapendo che Calum stesse dicendo il vero. Ma quei piccoli sensi di colpa le sarebbero rimasti per sempre, probabilmente. Sia perché aveva fatto in modo che Ashton andasse via lasciandosi alle spalle sua madre e sua sorella, e soprattutto il suo migliore amico. Aveva privato a Calum del suo migliore amico e per di più, non sapeva come se la passasse Ashton. Nessuno lo sapeva, perché era sparito nel nulla. Nessuno sapeva dove fosse, cosa facesse, se stesse bene.
"Hal, smettila di torturarti da sola adesso" la ammonì Calum, spegnendo la macchina una volta arrivati nel parcheggio dell'aeroporto. Si voltò verso di lei e le sorrise. "Sta bene, so che è così. Ora andiamo."
Haley annuì e dopo essersi rivolti un piccolo sorriso scesero entrambi dal veicolo. Presero le valigie e si affrettarono ad entrare nella grande struttura.
"Okay" Haley si fermò di fronte al moro e sospirò. Alzò il viso, così da poterlo guardare. C'era sempre stato questo piccolo problema di altezza tra loro due e Haley rise pensandoci.
"Perché ridi?" le chiese il moro e pur non sapendo il motivo, si ritrovò a sorridere. Era sempre bello vederla sorridente. Gli bastava vederla felice per far sorridere anche lui.
"Niente, stavo pensando alla nostra differenza di altezza" disse lei ridendo.
"Piccolo gnomo da giardino" la prese in giro Calum, ricevendo in cambio una smorfia da parte dell'amica. Calum pensò a quanto fosse bello il fatto che a differenza di anni tante cose fossero cambiate, ma non il loro rapporto. Erano ancora lì a ridere e a prendersi in giro come due ragazzini.
"Essere bassi ha i suoi vantaggi, ricordatelo!" Disse Haley, ripetendo la stessa frase che diceva ogni volta che Calum la prendeva in giro.
"E dimmene uno" la sfidò il moro, sapendo già cosa avrebbe risposto.
"Diciamo che tu non saprai mai cosa significa essere abbracciati da una persona più alta!"
"Sì e cosa si prova?" le chiese sorridendo dolcemente.
"Ti fa sentire protetta e al sicuro. Quindi muoviti ad abbracciarmi!" Calum rise e senza pensarci due volte la strinse a sé. Voleva molto bene ad Haley e sapeva che lei ne voleva molto a lui. Haley posò la testa sul petto di Calum, godendosi quella sensazione che amava tanto. Quello era e sarebbe sempre stato il suo posto. Il posto in cui si sarebbe sempre sentita protetta, al sicuro e immune a qualsiasi problema. Restarono abbracciati, ignari di quanto tempo fosse passato. Sciolsero l'abbraccio solo quando sentirono il primo avviso che annunciava il volo di Haley.
"Ci vediamo presto, mi raccomando piccola Hal." Calum le sorrise e dopo averle dato un bacio sulla fronte, le passò il suo bagaglio a mano.
"Ciao Cal" gli sorrise e si voltò, ma prima che superasse le due grandi porte, Calum la chiamò facendola voltare.
"Sai Hal, magari un giorno leggerà il tuo libro e sorriderà, ripensando alla vostra storia."
Haley sorrise e annuì, per poi proseguire. Il respiro corto e il cuore che le batteva a mille, mentre salendo sull'aereo pensava alle parole di Calum. E pensò che un vero sorriso sul volto di Ashton, non l'aveva mai visto.
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Nobody.
FanfictionDopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persone, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore. Ti abitui alla so...