You're like a fire.

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"Cosa sta succedendo qui?! Esigo una spiegazione, adesso!" La voce del preside Brooks ruppe il silenzio creato da lui stesso. Tutti i ragazzi che poco prima assistevano alla rissa, si dileguarono abilmente. Gli unici rimasti furono Calum, Haley, Ashton e David. La loro attenzione era rivolta al preside, affiancato da un agente di polizia. 
"Irwin, ci si rivede." disse il preside, con voce severa. 
Il ragazzo strinse la mano destra in un pugno, mentre con l’altra cercò di asciugarsi il sangue che usciva dal labbro spaccato. Haley si voltò a guardare David, vedendo il suo il viso sofferente ma quel sorriso impertinente ancora sul volto.
CSignorina Bennet, non mi aspettavo di trovare proprio lei qui." Questa volta il preside si rivolse alla ragazza, con un tono di voce meno severo e più apprensivo.
"Bennet e Hood non sono coinvolti in questa storia." La voce di Ashton sorprese tutti, anche il preside.
"Bene Irwin, allora vuole dirmi lei, o il signorino Lowry, cosa sta succedendo? Cosa avete in mente? Volete una sospensione per caso? Perché ci sono molte probabilità che l’avrete."
Nessuno emise un singolo suono.
Haley rimase in silenzio, ad osservare il biondo. I suoi lineamenti erano tesi e la sua mascella contratta. Le mani strette in due pugni e lo sguardo fisso a terra. Le labbra erano rosse e con alcuni tagli, con ancora del sangue su di esse.
"David Lowry, mi segua in presidenza. Irwin, lei vada in infermeria con la signorina Bennet e dopo raggiunga me e Lowry in presidenza. Hood, torni subito in classe." Queste furono le ultime parole del preside Brooks, prima che rientrasse dentro l’edificio seguito da David. 
Gli unici a muoversi furono loro. Ashton rimase immobile dove si trovava, ancora con lo sguardo fisso a terra, mentre Haley lo guardava attentamente.
"Haley, credo tu debba portare Ash in infermeria" le sussurrò incerto Calum. La ragazza annuì distrattamente, mollando poi la mano del ragazzo, che si rese conto di aver stretto fino a quel momento solo allora. 
Ashton si girò di scatto verso la ragazza che si avvicinava a lui con passi inceri. Nessuno dei due proferì parola. Entrarono entrambi dentro l’enorme edificio, prendendo il corridoio che portava all’infermeria.
Quando arrivarono, il biondo si fermò sulla porta, bloccando il passaggio. Haley se lo ritrovò a due centimetri dal viso, ancora una volta. Indietreggiò velocemente, senza neanche rendersene conto.
"Non occorre che tu stia qui, vattene" ringhiò il ragazzo, con uno sguardo freddo.
Haley ignorò le parole del ragazzo. Si prese di coraggio e scansò il braccio di quest’ultimo, per poi aprire la porta ed entrare nella piccola stanza. Le pareti erano di un azzurro chiaro e la finestra, coperta da una tenda bianca, lasciava entrare un po’ di luce. Contro la parete c’era un lettino, dove Ashton andò a sedersi.
"C’è qualcuno?" chiese Haley, cercando di rendere la sua voce più udibile che potè. Ma la situazione non l’aiutava. Era in una piccola stanza, con lo stesso ragazzo che settimane prima l’aveva chiusa in un’aula e minacciata. "C’è qualcuno?" ripeté ancora, cercando di ignorare lo sguardo del biondo che le bruciava addosso e sperando di vedere entrare qualcuno nella porta adiacente a loro.
"Ti sembra che ci sia qualcuno?" sbottò Ashton, facendola sobbalzare. Haley fece finta di niente e si avvicinò a passo svelto al mobiletto di fronte al lettino su cui era ancora seduto il ragazzo.
"Cosa stai facendo? Senti, ti ho già detto di andartene." La voce di Ashton risuonò brusca nella stanza. Nonostante Haley non gradiva la sua compagnia, decise di non dargli ascolto. Poteva benissimo andarsene per la sua strada e lasciarlo lì a cavarsela da solo, ma non lo fece. Si sentiva in debito con lui e sentiva che questo era un modo per ripagarlo, almeno in parte se non del tutto. Aprì le ante del mobile bianco, non sicura di trovare lì ciò che le serviva, infatti aprì l’anta sbaglia.
"Nel mobile accanto, l’anta sinistra." La voce del biondo le diede brevi istruzioni, con un tono di voce scocciato.
Haley seguì le indicazioni del ragazzo senza peoferire parola. Aprì l’anta sinistra e trovò ciò che le serviva: disinfettante, bende e cerotti. Si avvicinò al lettino e si fermo a due passi dal biondo, incerta sul da fare. 
Ashton rimase in silenzio, a fissarla. Stava attento ad ogni sua mossa. Il suo sguardo era gelido e Haley sentiva bruciare ogni centimetro della sua pelle sotto lo sguardo attendo del ragazzo, ma cercò comunque di non apparire intimorita da lui e dai suoi occhi verdi. Avrebbe medicato le sue ferite e poi se ne sarebbe andata, senza stare un altro minuto in più in quella stanza. Sospirò cercando di apparire indifferente, ma il suo passo incerto la tradì mentre si posizionava tra le gambe del ragazzo. Prese una benda e dopo averla bagnata con del disinfettante, allungò il braccio nel tentativo di arrivare al viso del biondo, che però con una mossa veloce la prese per il polso, bloccandole la mano a mezz’aria.
"Cosa credi di fare?" le disse brusco, stringendo la presa.
"Cosa credi stia facendo? Vedi qualcun altro disposto a medicarti le ferite? Io credo proprio di no." rispose atona, strappando il polso dalla presa ferrea del biondo e poggiando la benda sullo zigomo del ragazzo.
Fece la stessa operazione sul taglio nel sopracciglio destro, su quello nella guancia e in quello sulla fronte. Poi buttò le bende sporche, per poi riavvicinarsi al biondo e coprire i tagli con dei cerotti. Haley incrociò i suoi occhi azzurri con quelli verdi-dorati del ragazzo e le si mozzò il fiato.
Era bello, anche con il volto pieno di lividi e tagli.
Sentì il respiro caldo del biondo sul suo viso e finalmente riuscì a distogliere lo sguardo. Anche Ashton sembrò essersi ripreso da chi sa quale stato di trance quando con un piccolo salto scese dal lettino, con l’intenzione di uscire dall’infermeria ma Haley gli si piazzò davanti. Poggiò una mano sul petto del ragazzo, impedendogli il passaggio.
"Cosa vuoi ancora?" urlò il biondo, facendola sobbalzare.
Il viso di Ashton era teso, lo sguardo furioso e i suoi occhi cupi. Era arrabbiato, ma Haley non riusciva a spiegarsi questo suo comportamento. Lei voleva solo aiutarlo, anche se nessuno l’aveva costretta, ma voleva farlo. Lei era abituata così: non avrebbe mai negato un aiuto a nessuno, nemmeno a qualcuno che ha provato a farle del male o che le fa paura. Non è quel tipo di persona. Solo per il semplice fatto che sa cosa significhi avere bisogno di aiuto e non avere nessuno disposto ad aiutarti. 

Nobody.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora