I'm afraid.

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"Cosa diamine ci fai tu qui?" La voce del ragazzo tuonò tra le mura della grande cucina, facendo sussultare sia la ragazza di fronte a lui che la bambina.
Gli occhi azzurri di Haley rimasero fissi sul volto segnato del biondo, cercando di capire come gestire la situazione. 
Non appena vide l’ultima persona che si aspettava fosse il fratello di Lottie, un mix di emozioni le invasero la mente mandandola in una completa confusione.
Alla vista dei suoi occhi verdi fusi con il dorato, il suo stomaco si contrasse e il respiro le si bloccò in gola. Una sensazione che non riuscì ad individuare le invase la mente, insieme a paura e agitazione. 
Si ricordò delle parole della bambina quando la madre era appena uscita di casa “Si arrabbierà.”
Gli occhi verdi del biondo erano due fessure, facevano trasparire tutta la rabbia che provava in quel momento e Haley la percepì.
"Visto Haley, si è arrabbiato!" La voce dolce della bambina catturò l’attenzione della ragazza e anche del biondo, che finalmente interruppero il loro contatto visivo per prestare attenzione alla bambina che teneva stretta tra le sue piccole mani la mano di Haley.
"Lottie, va di sopra" disse Ashton, cercando di non agitarsi. Spaventare sua sorella era l’ultima cosa che voleva in quel momento. Era furioso, ma non con lei. 
"No, non voglio." La voce della piccola era acuta e convinta. Ashton chiuse gli occhi e prese un lungo respiro. Si ripeté più volte di mantenere il controllo e proprio quando stava per riaprire bocca, Haley decise di intervenire.
"Ehi piccola, che ne dici di salire su? Magari finisci di fare quel bracciale che abbiamo iniziato prima, così la prossima volta che ci vedremo mi farai vedere come ti sarà uscito, d'accordo?" Haley rivolse uno sguardo sincero alla piccola che le strinse affettuosamente la mano, mentre sul suo volto balenava un’espressione incerta. 
"Ma lui è arrabbiato e io non voglio che si arrabbi con te" rispose la bambina dopo aver guardato il fratello. 
"Piccola, non si arrabbierà con me. Ricordi cosa ti ho promesso prima?" Le chiese Haley abbassandosi, così da essere alla stessa altezza. La bambina annuì, allora Haley continuò a parlare. "Ecco, adesso devo mantenere la mia promessa. Su, sali. Ci vediamo presto piccola."
"Tornerai?" Le chiese ancora Lottie, con gli occhi lucidi. Haley si morse il labbro, commossa dalla reazione inaspettata della bambina.
"Certo, te lo prometto. E ci divertiremo ancora come oggi, anzi ti porterò una sorpresa." Le sorrise Haley e Lottie ricambiò contenta, buttandosi su di lei e legandole le braccia al collo.
"Mi piaci tanto Haley, credo di volerti già bene."
Haley si lasciò scappare una piccola risata, sempre più sorpresa da quella bambina. Era davvero una bambina unica, così come suo fratello. Forse in maniera completamente diversa, ma erano entrambi unici.
In quel momento Haley si ricordò che non fossero sole e che Ashton le stesse osservando, così si rialzò in fretta, adesso tranquilla che la bambina sarebbe andata in camera da lì a poco. Non sapeva se Lottie avesse già assistito ai momenti d’ira di suo fratello, ma di certo non voleva che assistesse adesso. 
Ashton era di fronte a loro, ad osservarle in silenzio e senza batter ciglio. Quando sentì la sorella pronunciare quelle parole e stringere la ragazza in un abbraccio, gli si strinse il cuore. 
Era la prima volta, dopo due anni, che la piccola si affezionasse ad una ragazza.
L’unica ragazza con cui giocava e passava pomeriggi interi era Kimberly. Dopo di lei, Lottie si era mostrata diffidente nei confronti di qualsiasi ragazza avesse varcato la soglia di quella casa, non che ne fossero passate molte. E adesso invece, vederla davanti a lui a preoccuparsi di una ragazza appena conosciuta, gli fece venire un fastidio all’altezza dello stomaco e un vuoto al petto.
"Ash" la voce appena udibile di Lottie, lo distolse dai suoi pensieri portandolo ad abbassare lo sguardo. Adesso la bambina era davanti a lui, che stringeva la sua grande mano tra le sue piccole e esili.
"Dimmi piccola" Ashton si inginocchiò, così da poter osservare meglio la sorella che adesso lo guardava con quei occhi verdi quasi supplicanti, ma sempre pieni d’affetto. A guardare il piccolo viso della bambina, un po’ di rabbia se ne andò facendogli dimenticare, anche se solo per poco, di quanto fosse furioso con la madre e con quella ragazza che ora li stava osservando silenziosamente.
"Non farle del male e non urlare contro di lei, lei mi piace. Mi fa divertire come faceva Kim." Queste furono le ultime parole della bambina, prima che gli lasciasse un veloce bacio sulla guancia e scappasse al piano di sopra, lasciando un Ashton immerso nei sensi di colpa e nei ricordi e un Haley sorpresa, che aveva udito le parole della piccola e ne era rimasta colpita, ma non potè fare altro che pensare a quel nome. Kimberly. Ormai sapeva che si trattasse della stessa ragazza delle foto nella camera di Calum. Ma quello che non le era ancora chiaro, era il rapporto che ci fosse tra i due. Ma dallo sguardo addolorato e malinconico del ragazzo, capì che fosse una persona importante.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, sistemandoli meglio dietro la bandana e decise di parlare.
"Perché sei qui?" La voce fredda del ragazzo la interruppe bruscamente, mettendole più agitazione di quanto già ne avesse.
"Tua madre cercava una baby-sitter e io ho chiamato."
"Ti ha detto dove andava?" Lo sguardo del biondo era freddo e distaccato, non lasciava trasparire nessun'emozione, neppure rabbia. E quasi Haley si ritrovò a sperare di vedere la sua espressione furiosa, ma non quei occhi cupi e neri, così spenti e tenebrosi da incutere timore. Pensò a quanto fosse strano sperare di vedere qualsiasi emozione trasparire dal suo volto, magari la stessa espressione che aveva la sera al bowling. Non era l’espressione più chiara al mondo, ma Haley avrebbe sperato di vedere quella stessa scintilla che aveva negli occhi verdi dopo il loro bacio quella sera.
Ashton fece alcuni passi avanti, facendola tornare con i piedi per terra. 
"No" rispose semplicemente, indietreggiando di un passo.
"Il tuo lavoro qui è finito."
Haley annuì e si diresse alla porta, pronta per uscire. Ma la mano del biondo si appoggiò bruscamente al legno impedendole di aprirla. Lasciò andare un sospiro e chiuse gli occhi, preparandosi a qualsiasi reazione da parte del ragazzo.
"Insultami o spaventami pure, se ti fa sentire meglio. Ma non urlare, non voglio che Lottie senta nulla. Le avevo promesso che non ti saresti arrabbiato." La voce della ragazza uscì debole, mentre si girava per trovarsi faccia a faccia con Ashton, che cercò di mostrarsi impassibile all’esterno mentre in realtà rimase colpito da quelle parole.
Pensò che la ragazza si aspettava di essere trattata male o qualche suo gesto irruente, ovviamente. Sorrise amaramente, scuotendo la testa.
"Non ne ho intenzione." Rispose rigido, sorprendendo la ragazza. "Ma tu" disse tracciandole i lineamenti della guancia con l’indice "Non metterai più piede in questa casa." 
Haley sembrò riprendersi dallo stato in cui l’aveva portata il lento movimento del ragazzo, prendendo parola.
"Tu non puoi. Ho promesso a Lottie che sarei tornata." La voce le si spezzò, dispiaciuta all’idea di infrangere la parola data alla bambina e quindi di deluderla. 
"Avresti dovuto pensarci bene prima di prometterle qualcosa di impossibile." Rispose freddamente Ashton, allontanandosi dal corpo della ragazza "Tu non metterai più piede in questa casa e l’ultima cosa che farai sarà rivedere Charlotte. Adesso esci." Aprì bruscamente la porta, facendole segno di uscire.
"Perché? Perché non puoi lasciarmi stare, cazzo. Sei un fottuto stupido." Urlò Haley, in preda alla rabbia. 
"Sei una fottuta ragazzina. Vattene, adesso." Il ghigno impresso sul volto del biondo fece ribollire il sangue nelle vene ad Haley, dandole quella scossa di adrenalina a lei sconosciuta. 
"E tu sei un fottuto stronzo." Queste furono le sue ultime parole, sputate con disprezzo. La sua mano sbatté violentemente contro la guancia del biondo, provocando un sonoro schiocco. 
Entrambi sgranarono gli occhi, sorpresi da ciò che era appena successo. Ashton si sfiorò lo zigomo già ferito, che adesso era tornato a fare male. Gli aveva dato uno schiaffo, quasi non ci credeva. Haley ritrasse velocemente la mano, sussultando al suo stesso gesto. 
Prima che il ragazzo potesse parlare o reagire, gli diede le spalle e cominciò a correre verso casa. 

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