15. Krr Kùr

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15.

Da un po' li inseguiva "Delinquenti smettetela di giocare!"

Di obbedirle non volevano saperne, si rincorrevano salendo un lieve dirupo e quando ne catturava uno, le scappava l'altro.

"Non siete più i miei lupetti preferiti", sbuffò
Ta-hèr, ormai al colmo della piccola collina.
Si sdraiò a terra esausta.

Fikly e Makù arrivarono al volo e in un assalto incontenibile le baciarono il viso, con un lavaggio amoroso e molto energico "Bah, che schifo! Filate via..via!"
Ma rise contenta del trattamento privilegiato.

Smaltita la faticata, si accorse di essere su un bellissimo altopiano. Il monte Vore la accolse con la bellezza di enormi grotte, sullo sfondo, e una natura piena di alberi e frutti, tappezzata da fiori in molte piccole macchie.
"Belloo..", disse ai lupetti, "vi perdono, avete trovato un bel rifugio, un piccolo regno tutto nostro".

Vicino alle grotte vide una piccola cascata e un laghetto. "E abbiamo anche l'acqua".

Vore era più una collina che un monte in quel punto, che portava a una grande vallata.
Andò con i lupetti a dissetarsi, il panorama selvaggio che si espandeva a perdita d'occhio la fece sorridere.

I due piccolini trovarono degli animaletti strani da mangiare, simili a lumachine, mentre lei cominciò a raccogliere i frutti selvatici.
Conosceva bene quelle zone, ci aveva passato l'infanzia e sapeva che erano adatte alla sua condizione solitaria, sempre gradevolmente calde e ricche di doni della natura, animali, piccole case e rifugi abbandonati.

Vide dei bei funghi, si chinò a raccoglierli. "Bene, stasera li cuciniamo su una pietra calda, e ho visto anche l'albero del Bet, un po' di anatre selvatiche per le uova, e nel laghetto ci sono anche i pesci.
Per ora siamo a posto, patate Bet, uova, funghi, pesci e lumachine, e erbe commestibili varie. Evviva, siamo indipendenti".

Prese un coltello dalla sua sacca e si chinò a tagliare un poco di erbe per la cena.

Ma improvvisamente un paio di pagnotte di pane le rotolarono sotto il naso, fino alle mani.

Alzò gli occhi, vide un giovanotto biondo, dall'aria sfrontata. Poco lontano un bel cavallo sellato, che portava una bisaccia, pascolava tranquillo.

Era furibonda. "È tuo quel cavallo?" Gli chiese fra i denti.
"Certo, bello, verò? Hai fame? Le pagnotte sono per te. Mi chiamo Kaydòr, e tu?"

Lei osservò quella faccia da sberle, prese le pagnotte e lentamente si raddrizzò.
Poi velocissima, lo colpì con le pagnotte in testa e proseguì con un bel po' di sassi.

"Come ti permetti di buttarmi delle pagnotte per terra? Sbruffone maleducato. Mi hai preso per una pezzente?
Io me la cavo benissimo, vattene!" E continuò il bombardamento con dei sassi.

Lui scappò poco lontano, dietro un albero "Hei! Ma sei proprio una selvaggia, che ci fai in giro da sola? Non volevo offenderti"

"Ah..no? ll pane in terra si butta solo agli animali. Ma che brutto essere sei!"

Lui si mise a ridere "Proprio brutto non direi.."
Ta-hèr se ne era accorta, era bellissimo,
effettivamente.
"..e sono un grande conquistatore..Tu non sei niente male, e se io mi scusassi e ti corteggiassi?
Ecco, ti sto raccogliendo un mazzo di fiori e ho un sacco di pagnotte pulite nella bisaccia. Come ti chiami?"

"Quindi crederesti di prendermi per fame?"
"Mm..non saprei, devo decidere" disse ridendo lui.

Lei scattò improvvisamente, con un gesto fulmineo lanciò il coltello e glielo fece sibilare vicino a un orecchio, piantandolo nel tronco accanto a lui "E adesso corri via e non tornare più, ho un'intera collezione di coltelli".

Ta-hèrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora