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Paul dovette andare ancora fuori città per nuovi contratti, quindi mi permise di lavorare da casa in quei due giorni per evitare Betty che avrebbe gestito l'ufficio.
Ebbi il sospetto che fosse anche per stare lontana dai suoi figli. Tanto meglio mi dissi.
Mentre era via, mi mandò una specie di itinerario riguardo il viaggio a San Francisco ed un messaggio che presi anche come minaccia, ovvero farmi trovare fuori casa esattamente alle nove del mattino, non un minuto di più ne uno in meno. Così feci.

«Buongiorno, Riley» scese dalla sua macchina per aprirmi la portiera ed afferrò la mia valigetta caricandola nel cofano.
Entrando in macchina sentii l'odore di croissant e caffè e ricambiai il suo sorriso quando mi porse le buste che erano nei sedili posteriori.
«Si viaggia sempre a pancia piena» spiegò e lo ringraziai senza nemmeno chiedere come avesse fatto a sapere che avevo saltato la colazione.

Invece di prendere un taxi, aveva deciso di utilizzare la sua macchina per andare all'aeroporto e lasciarlo parcheggiato da qualche parte.
«Hai preso tutto, spero»
«Si, su revisione di Jess per la precisione» risposi con la bocca piena di croissant al cioccolato.
«Bene» e partimmo.

Arrivammo con più di due ore d'anticipo e anche se i controlli erano pieni, riuscimmo a superare una coda immensa. A quanto pare il signore aveva conoscenti ovunque e come al solito il suo essere privilegiato in quanto milionario, sopraffece anche le povere anime in ritardo per i loro voli economici.

Che ne sapevano delle prime classi!

«Signorina, la giacca e gli stivali, per favore» al nostro turno mi fecero tornare indietro per levarmeli e Paul si inginocchiò davanti a me dopo aver gettato la sua giacca in uno dei contenitori appositi per i raggi X.
«Paul, Paul, Paul, che stai facendo!?» quasi non strillai quando mi afferrò un polpaccio.
«Ti tolgo gli stivali» disse ovvio senza curarsi della gente dietro che non sapeva se ridere o lamentarsi per la perdita di tempo.
«Andiamo, ce la faccio da sola, grazie» gli feci il segno di rimettersi in piedi e buttai via quei maledetti stivali arrossendo già accaldata.
Lo staff ci guardava incuriosito, una coppia con la donna troppo timida e l'uomo decisamente drammatico secondo loro, ma l'unico strano era veramente Paul che si era lasciato tutta la professionalità nella sua dannata Audi.

«Di chi è questa?»
Ecco, la cosa che più odiavo al mondo con i controlli aeroportuali.
«Mia» risposi fievolmente. La valigetta. I liquidi. Che stupida!
«Signorina, devo aprilo perché ha dei liquidi dentro che devo controllare» la stronza non aspettò nemmeno il mio consenso ed aprì la valigetta scoprendo la mia collezione imbarazzante di perizomi di pizzo che mi ero portata dietro anche senza avere in programma una luna di miele come minimo.
Poi perché non li avevo messi in una busta, ma esposti così in cima ai vestiti?

I consigli del cazzo di mia sorella!

Paul dietro di me era compiaciuto, le fissava sbavando e non era un'esagerazione!
«I trucchi e i profumi devono stare in un sacchettino. Torno subito» non seppi come definirla quella infame, ma le maledizioni che mi ripetei fra me e me le meritò tutte.
«Bei vestiti» azzardò a commentare lui rimettendosi la giacca. Ne avevo esattamente due, bordeaux e nero, assolutamente nulla di speciale.
«Ah davvero?»
«Si, sono colori che ti donano»
Il mio consiglio per lui era di stare zitto, e forse lo capì quando ripetei sottovoce le sue parole.

Mi donavano i colori...

«Che faremo fino alle undici e mezza?» erano le dieci e mezza.
«Io inizierei con il cercare l'area fumatori»
«Da quando fumi, Paul?» si lasciò la valigetta dietro camminandomi davanti a passi felpati, alzai gli occhi al cielo trascinandomi dietro la sua roba.
A volte aveva veramente poca pazienza e non trovando immediatamente l'area fumatori, fermò alcuni della sicurezza ordinando letteralmente di essere accompagnato.
«Potrebbe soltanto indicarcelo?»
«Certo, in fondo a destra. Dovete salire le scale o prendere l'ascensore»
«Grazie» 

«Ci vorrebbe un caffè»
«...o una valida spiegazione per ciò che stai facendo» precisai soffiando via ancora una volta il fumo dal viso.
«Sono stressato.»
«Da quando ti conosco, sopravvivi lo stress di ogni giorno creandoti più lavoro»
«Questa volta è diverso, Riley» faceva avanti e indietro con il pacchetto da venti e l'accendino ancora con la lingua di fuoco.
«In che senso? È successo qualcosa?» mi preoccupai facendogli spazio per sedersi accanto a me.
«Non ha importanza, spero solo che questo congresso non sia noioso come al solito. Ho bisogno di distrarmi»
«Problemi con Betty? Perché sai, continuo a dirti di moll-»
«L'ho tradita.»
«Cosa?»
«L'ho tradita.»
«Quando?»
«Due giorni fa. Ho lasciato LA dopo una litigata, nessun nuovo contratto, ho prenotato un hotel»
«Non ho visto nessuna transazione sul tuo conto. L'ultimo controllo è stato ieri sera»
«Ho fatto tutto in contanti. Ma questo non è il punto»
«Ah no? Il punto è l'ennesimo tradimento? Questa volta ti pesa più delle altre?» lo stavo decisamente rimproverando con più rabbia di quanto dovessi provare, perché quei due erano la chiara rappresentazione dei mille motivi per cui fossi contro le relazioni serie. Fottuti Idioti! Soltanto i soldi li tenevano legati a quel punto.
Paul era un uomo che stimavo con tutto il cuore, ma quando si veniva alla sua lealtà, era meglio lasciarlo perdere, perché come tutti i maschi, non si era mai smentito tenendoselo nei pantaloni.
Betty lo meritava per infinite ragioni, ma immaginandomi nella sua posizione, lo avrei ucciso sul momento.
«Mi sento in trappola, ora più che mai e tutto ciò che mi legava a questa attività sta iniziando ad avere meno senso. Stamattina, dopo un altro litigio, mi ha detto di riflettere bene sul nostro futuro prima di tornare» buttò il mozzicone finito e si preparò ad accendere un'altra sigaretta. Tirai via il pacchetto.
«Te lo richiederò di nuovo: perché non la lasci?» sospirai rumorosamente.
«Se la perdo, perdo anche l'attività e mio figlio non avrà ciò che gli spetta. Lei lo sa bene. È complicato!»
«Quale dei due?»
«Lo sai»
«No, Paul, non lo so. Fino a ieri litigavano precisamente per questo motivo, sono confusi quanto te proprio perché ti trascini dietro assieme al tuo cognome segreti su segreti che nemmeno tu sai più distinguere da ciò che è reale e giusto!» in due anni di conoscenza e amicizia, se si vuole chiamare così, avevo capito che chiunque entrasse in quella famiglia, ne uscisse disgraziato dai troppi problemi.

«È stato proprio questo il motivo del nostro litigio. Vorrei avere Max accanto come braccio destro» approfittando di una coppia che uscì fuori, Paul si riprese le sigarette e ne accese un altro allontanandosi da me.
«Bryan non va bene?» chiesi ritenendo ingiusto escluderlo soltanto perché si era beccato la madre sbagliata.
«Più vicino me lo tengo, più possibilità darò a Betty di mettere le sue zanne sull'eredità. Max e sua madre non lo meritano»
«Non è un modo molto carino di riferirsi alla propria moglie»
«Evita di farmi la morale, tu le hai detto di peggio» mi fece notare e anche se la conversazione era più che seria, scoppiammo entrambi a ridere.
«Giusto, giusto»

Dovetti aspettarlo per il bagno, poi per tre chiamate e come se non bastasse, incontrò un conoscente diretto sempre a San Francisco, ma con il volo che precedeva il nostro, quindi era già in ritardo per l'imbarco.
«Chiamami se sarai ancora nei paraggi dopo il congresso!» l'amico lo salutò con un cenno e corse via.
«Mi rassicurerò di lasciare la città ancora prima che se ne accorga» mormorò indicando il bar davanti a noi.
«fame?»

«Perché tutti voi del mondo degli affari dovete essere così falsi l'uno con l'altro?»
«Non esistono amici nel mondo degli affari, Riley. Non vuoi una coca-cola con il panino?»
«Non ci saranno mai se in realtà vorreste uccidervi l'un l'altro»
«Non capiresti...»
«Sono troppo povera per capire?»
«Non ho detto questo. Scusi? vorremmo ordinare»
«bene.» sussurrai in un sospiro, ci mancherebbe.

«Tornando a prima, che fine ha fatto la madre di Max?»
«Mi piacerebbe saperlo. Quella donna mi odia più di chiunque altro al mondo»
«Non la biasimo, rinuncerei anch'io all'essere miliardaria piuttosto che sopportare te e Betty»
«Tu da che parte stai esattamente? Non ti pago per dirmi che sono un uomo di merda»
«Dovresti aumentarmi ancora lo stipendio per essere fin troppo onest-»
«Papà?»
Con la bava alla bocca e la mascella sul punto di cascare, alzai lo sguardo e li guardai confusa.

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