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Ragazzi, vi prego bombardatemi di correzioni grammaticali ovunque li vediate.
Ho letto questo capitolo almeno dieci volte, inutile dire che mi pare illeggibile, ma forse il problema sono io.


«Cristo, Bryan, sei tu?» chiese Betty allarmata.
«Tuo figlio è in casa?» Chiese l'uomo, ma lei non rispose continuando a cercarlo.

«Stai qui, non voglio che sappia della tua presenza» Bryan mi puntò il dito contro e tirò un calcio alla ringhiera prima di decidersi a scendere.
«Con tutti i posti là fuori, mamma, con tutte le stanze d'hotel là fuori, ora glielo fai sotto il tetto?Non hai un minimo di pudore!?» La rabbia gli fece aumentare il tono di voce per ogni gradino che scendeva.

Lei non rispose per un attimo.

«Perché sei a casa a quest'ora? Dov'è Paul?»
«Mamma, ringrazia che sia io piuttosto, e per l'amor di Dio, rimettiti i vestiti!»
Lei ridacchiò, il che mi sorprese più della scoperta di tradimento stesso, più del fatto che Bryan lo sapesse e più del fatto che volesse scoparsi l'amante sul divano di Paul.

Paul!

Mi balenò in mente un'idea da totale infame e per farlo, mi sarebbe servito il telefono, ma era rimasto nella macchina di Bryan, quindi decisi di vedere la faccia del tipo per una possibile descrizione.
sarei dovuta scendere il giusto, quindi andai contro le indicazioni di Bryan e mi trascinai fino alle scale, non prima di essermi tolta le scarpe per non fare rumore.
Essendo a chiocciola, il muro mi copriva fino a metà e quando mi allungai nel bel mezzo di una discussione fra i tre, incrociai proprio gli occhi del diretto interessato che bisbigliò qualcosa a Betty, la quale diede d'impulso uno schiaffo a suo figlio.
Mi allarmai e scesi di corsa per fermarne un altro e rimase con la mano a mezz'aria fulminandomi con gli occhi.
«Cosa ci fa questa puttana in casa mia? Non ti basta più mio marito?»
«Mamma...»

L'insulto non mi pesò più di tanto, forse per la soddisfazione nel sapere che fra le due non fossi certo io la spudorata.
Mi spinse di lato chiudendo la giacca, minacciò Bryan di portarmi fuori da lì, ma lui ancora non si era ripreso dallo schiaffo. Che fosse il primo di tutta la sua vita?

«Ehi, stai bene?» mi ritrovai a consolarlo come se meno di mezz'ora prima non mi stesse facendo piangere con le sue stronzate da 'perdo il controllo molto facilmente'

Poi come se nulla fosse, puntò il dito contro l'uomo che ora stava protettivamente stringendo Betty al petto.
«Fuori da questa casa.» e indicò la porta.
Dovette ripeterlo tre volte a voce ferma per spaventarlo, e mentre Betty lo tratteneva con fatica, lui ci lasciò.
«È meglio se sparisci dalla mia vista, mamma» e lo diceva sul serio, Betty mi diede una forte spinta che mi fece cadere all'indietro e nemmeno mi sorpresi quando toccai terra, perché Bryan non si mosse per impedirglielo.
«Alzati. Ti riporto a casa» mi informò ed andò fuori.

Non che Paul fosse un santo, ma avevo chiaramente assistito ad un tradimento e mi chiesi se ciò fosse la giusta occasione per liberarmi di lei.

In macchina Bryan mi lanciò il telefono sulle gambe e con un 'tu non hai visto proprio niente', guidò malamente fino a casa.

Oh invece si.

«Torna a lavoro domani. Non te lo sto chiedendo. Mio padre si sente perso senza una segretaria»
Uscì dal vialetto appena richiusi la portiera, un maleducato cronico!
Anche se stessi morendo di fame, il primo luogo in cui mi diressi fu il bagno, dove mi spogliai ed entrai sotto la doccia strofinando i capelli aggressivamente.
Ero persa nei miei pensieri quando la testa prese a girarmi di punto in bianco nemmeno dieci minuti dopo, costringendomi ad appoggiarmi ed infine a sedermi sotto il getto bollente.
Il vapore mi soffocava e pure la vista iniziò a fare capricci, solo allora capii di stare avendo un attacco di panico.

All'improvviso ero di nuovo ferma in mezzo alla strada, ma quella volta Bryan non mi stava trascinando con le braccia attorno alla vita, bensì aveva una mano a coprirmi la bocca e l'altra a tapparmi il naso impedendo ai polmoni di ricevere un briciolo d'ossigeno, nessuna macchina che si fermasse per delle grida che mi bruciavano la gola, ma che non sentivo nemmeno io.
Poi un blackout, buio, nero come la pece.
Non sentii altro se non il tremolio di gambe e braccia e sapendo come sarebbe andata a finire, mi alzai di fretta per raggiungere anche solo il corridoio in modo da sdraiarmi a terra e non rischiare di farmi male in bagno con tutte le cose contro cui avrei potuto sbattere.

Accadeva, succedeva, non spesso, ma al verificarsi di casi tanto intensi, li interpretavo come la reazione a scoppio ritardato di eventi che gestivo male.
Nessuno era mai riuscito a darmi una valida spiegazione, se non un piccolo calo di pressione che però da una piccola corsetta per uscire dal bagno, mi fece svegliare supina, nuda in mezzo al salotto.
«Cazzo!» il pavimento era gelido e mi assalì la pelle d'oca.
Sentii l'acqua ancora scorrere e con disarmante nonchalance, andai di nuovo sotto la doccia a finire di risciacquare i capelli.

BE CAREFUL WITH MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora