Ero piuttosto fiera di me stessa per essere andata un'ora prima in azienda.
L'ufficio di Paul risplendeva, le copie della presentazione erano sistemati ad ogni posto con una matita, il tavolino con il cibo e la macchinetta del caffè era nell'angolino e PowerPoint era già aperto. Venti minuti prima dell'arrivo di Paul.
«Sei proprio brava, cazzo» mi dissi mentre scendevo per andare a prendere la colazione che avevo ordinato al bar accanto.
Ero ferma al piccolo semaforo per attraversare la strada quando una lussureggiante Audi non mi si fermò davanti suonando il maledetto clacson di prima mattina.
Quando abbassò i finestrini ne uscì una nuvola di fumo prima di vedere quei ricci castani nuovamente domati dal cerchietto.
«Buongiorno, Riley» mi fece un cenno con la testa e ricambiai guardando il semaforo dei pedoni sul verde.
«Stai bloccando il passaggio»
«Ah si?» chiese sarcastico e sbuffai facendo il giro di fronte, lasciò i freni andando in avanti e mi presi un infarto per lo spavento.
Lo fulminai con gli occhi e diedi un colpetto alla macchina come se ciò bastasse per sentirmi meglio. Stronzo.
Me ne andai.«Riley James?» mi chiese il cameriere ed annuii prendendo la busta.
«Ho messo il macchiato con panna da parte per non farlo rovesciare» mi diede il contenitore e pagai ringraziandolo.Tornai indietro e l'ascensore era già pieno di colleghi, li salutai per ogni piano fino al mio.
Superai la mia scrivania per poi tornare immediatamente indietro. Il mio Mac non c'era.
Nel frattempo sentii dei rumori provenire dagli uffici dietro e non ci vidi più dalla rabbia.
«Che stai facendo?» chiesi stando sul gentile, spinsi la porta con troppa forza e sbatté contro la libreria.
«Ehi, stai attenta!» disse da dietro la scrivania e guardai il mio pc respirando profondamente.
«Fammi posare ste cose, perché qui finisce male» camminai a passi felpati nell'ufficio, posai il cibo e poi la borsa sulla mia scrivania pronta a dargli una lezione.
Sentii il suono dell'ascensore e la voce di Paul al telefono.
Doveva aspettare perché avrei ucciso suo figlio senza esitazioni, perciò corsi con il gran baccano dei tacchi.«Allora, cerco di spiegarti come funziona qui, Mr erede.» chiusi la porta dietro di me e mi appoggiai alla scrivania abbassando lo schermo del Mac, glielo tolsi da davanti posandolo sulla poltroncina e feci il giro con i pugni serrati.
«Io lavoro per tuo padre, non prendo ordini da nessuno tranne lui, così come nessuno può toccare le mie cose tranne lui, specialmente un arrogante mammone che crede di poter venire qui e fare il cazzo che gli pare. Spero sia abbastanza chiaro e ti auguro di non curiosare più nelle mie faccende perché te ne farò pentire. Si, è una cazzo di minaccia»Mi guardava dall'alto essendo seduto, ma poi si alzò sovrastandomi e portò due dita sotto il mio mento mordendosi le labbra.
«Stai bene oggi» disse riferendosi al completo rosso che indossavo.
«E questo cosa c'entra?» gli colpii la mano.
«Questo è un'altra dimostrazione che un po' di attenzioni da parte di mio padre ti hanno montato troppo la testa»
La sua voce era maledettamente grave, le sopracciglia contratte e gli occhi severi, strinse le labbra in una linea dura e per una frazione di secondi parve un'altra persona.Le due dita divennero una mano stretta al mio collo rendendomi difficile respirare, cercai di non mostrarmi spaventata anche se un po' le gambe mi tremavano.
«Forse ti stai prendendo troppa confidenza con me» aggiunse e passo dopo passo mi portò contro la porta cercando segni di resa da parte mia.
«Ti potrei dire la stessa cosa, mal-» non mi fece finire e si avventò sulle mie labbra per qualche secondo prima di portare la mano libera sui miei fianchi lasciandola scendere lentamente.Per quel poco che rimasero socchiuse per la sorpresa, sentii la sua lingua toccarmi le labbra e poi subito contro la mia intrecciandole e spingendole a fondo.
Sentii una vampata di calore lungo tutto il corpo e con gli occhi sgranati rimasi immobile faticando a realizzare l'assurdità della situazione.
«Anche se sei bella da fotterti con sti pantaloni che risaltano questo culo-me lo palpò stringendolo fra le mani- non ho nessuna intenzione di lasciarti parlarmi in questo modo» sussurrò mordendomi il lobo.
Roteò i fianchi contro di me e chiusi gli occhi in un misto tra piacere e rabbia, poi pensai bene di posare la mano sulla patta dei pantaloni stringendolo in un pugno.Gemette su di me, santo cielo se lo fece, e anche se l'intento reale era fargli male, quel gemito mi arrivò nel profondo delle viscere impedendomi di respingerlo quando le nostre labbra si ritrovarono una seconda volta cercando qualsiasi cosa riuscisse a soddisfare quel piacere che entrambi avevamo provato poco prima.
Le sue mani mi palparono con prepotenza il poco seno che avevo, poi sui fianchi, sul fondoschiena e senza esitazione premette le dita sulla mia intimità da sopra i pantaloni strappandomi un altro gemito, io tirai i bordi della camicia incastrati nel pantalone e feci scorrere le mani sul petto accarezzandogli i capezzoli che si tesero sotto le mie attenzioni.
Accarezzai di nuovo la patta sentendolo crescere e ci guardammo un attimo come per darci il consenso di continuare, ma le sue mani si stavano già infilando nei miei pantaloni e mi allarmai fermandolo.
«Perché?»
«Perché è da stupidi» mi liberai schiarendo la voce e mi sistemai.
«No, è da due persone che stavano per scopare su una scrivania, proprio come noi»
«Non so nemmeno che mi sia preso. Io, Ehm...ma che ti importa» non sapevo nemmeno cosa volessi dire, ma presi il mio pc ed aprii la porta beccando Paul che si dirigeva proprio verso di me.Porca miseria, giusto in tempo!
«Riley? che ci facevi là dentro?»
Sgranai gli occhi.
«Paul, buongiorno, io stav-»
«Stava parlando con me. Mi ha spiegato alcuni dettagli che non avevo capito» Bryan intervenne piazzato dietro di me e sentii la sua mano tirarmi la camicia da dietro.
«Bryan, figlio mio, come stai?» la freddezza con cui disse figlio mio non lo riservava nemmeno ai suoi peggiori nemici, ma non stava a me soppesarlo.
si abbracciarono con pacche incerte sulle spalle come se fossero obbligati a dimostrare qualcosa, ne approfittai per sgattaiolare via.
Mi chiusi in bagno per vedere in che stato fossi e per fortuna avevo solo qualche ciocca fuori posto. Bryan mi stava aggiustando la camicia da dietro non essendo riuscita ad infilarla bene nei pantaloni.Un culo sexy, eh?
Me lo guardai nello specchio e sorrisi. Ecco dove finiva tutto il cibo che mangiavo.
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BE CAREFUL WITH ME
RomanceRiley Elle james è una Newyorkese finita a Los Angeles con la sorella Jess per motivi lavorativi. L'organizzazione non è il suo forte, infatti continua a rimandare tutto ciò che metterebbe un po d'ordine nella sua vita per dedicare anima e corpo nel...