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Max sovrastava la mia figura seduta stante, il profumo divino come il resto dei collins, gli occhiali oscurati, le mani sui fianchi avvolto in un lucentissimo cappotto nero abbinato alle derby, i capelli tirati dietro con qualche ciuffo penzolante su cui doveva soffiare per vedere bene.
Paul non apparve sorpreso, ciò mi fece capire che era tutto programmato e mi diede un colpetto sulla fronte per farmi riprendere dallo stato di trance.
Spostò la sedia libera per far accomodare Max.
«Ciao figliolo» si abbracciarono.
«Stiamo andando nella stessa direzione?» mi assicurai di capire cosa stesse succedendo, perché Paul se la stava rischiando tutta con quella pessima idea.
«Si, te l'avevo detto. Vuoi mangiare qualcosa figliolo?» rispose lui tranquillamente.
«Sono sorpresa in questo momento, perciò posso dedurre di non essere stata messa al corrente di nulla!» quasi non sbraitai di fronte a tanta indifferenza.
«Possiamo scambiare due parole, se non ti dispiace?» aggiunsi.
Richiamò qualcuno per servire Max.
«Certo»

«Betty ti spezzerà in due per questo. Hai minimamente pensato a come si sentirebbe Bryan venendo a sapere di questa esclusione? Punito per essersi ritrovato con la madre sbagliata?»
«Infatti la cosa dovrà restare tra noi. Non mi spaventa Betty, ma un'altra discussione e ho il diritto di avere accanto mio figlio come e quando voglio!»
«Non avresti comunque dovuto farlo!» e mentre lo dicevo, realizzò che ci fosse definitivamente qualcosa di male in tutto ciò.
«So cosa faccio, stai tranquilla» mi prese la testa fra le mani depositandomi un bacio sulla fronte.

Il francesino stava sorseggiando il suo caffè indisturbato, piuttosto piatto alla situazione.
Era proprio vero che i più calmi fossero i più pericolosi.
Bryan a confronto era un chiacchierone, ma prima di accettare un simile compito, lo avrebbe sicuramente fatto sapere a tutti, che fosse stato per vanto o altro.
«Quindi stiamo andando nella stessa direzione?» mi accertai ancora una volta.
«Esattamente» confermarono entrambi.

La prima classe era un sogno per una persona media come me.
Non strafeci per i comodissimi sedili riscaldati con la mini Tv di fronte, i cocktail, il lussuoso cibo, le salviette calde o le hostess troppo bionde quanto eccessivamente gentili.
Offrivano delle morbidissime coperte per chi volesse riposarsi e dei piccoli accessori per tenere occupati coloro che non avrebbero chiuso occhio. I collins si presero due libricini di parole crociate.
Paul rimase accanto a me con la scusa di avere del lavoro da fare, mollò Max in uno dei sedili opposti ai nostri, il quale si mise gli occhiali oscurati e si sdraiò ignorandoci.
«Ti mostro come vorrei l'impaginazione di questo. Per la riunione che ne conseguirà, mi hanno chiesto le pagine stampate e non via chiavetta» prese il mio Mac e lo accese sorridendomi.
«La password la sai tanto...» la mia era del puro sarcasmo, ma lui ne sembrò andar fiero.
«Questo modello di Pages mi piace molto, quindi puoi usarla» fece per cliccare la pagina quando notò i pdf dei documenti assicurativi per la macchina.
Furono le rinominazioni di Jess a colpirlo.
Le foto della macchina che ti dovrebbe servire per il file con le immagini della polo, Il trasferimento di proprietà che NON hai ancora firmato e La polizza che non hai ancora confermato.
«Ti serve una macchina?»
«Io e Jess stiamo pensando di comprarne uno»
«Potevi dirmelo. L'hai già preso?»
«No, ma come vedi era qualcosa che avrei dovuto fare ormai da tempo. Da dove copio il logo della società?» cercai di sviare la conversazione che giustamente non lo riguardava e lo incitai ad aprire il modello di cui parlava.
«Posso trovarti di meglio»
«Non ci possiamo permettere nemmeno la metà di ciò a cui tu ti riferisci come meglio. Non siamo miliardarie, poi a me piace la polo.»
«Si tratta sempre dei milioni per te» sospirò arrendendosi.
«Puoi copiare il logo da una delle mie Mail, assicurati data e ora, l'impostazione dei margini e la copertina» precisò.
«Aprendolo poi con PowerPoint non si scombinerà tutto?»
«No, guarda» tirò fuori il suo lato tecnologico e mi spiegò ogni funzionamento dell'applicazione.
Il nerd logorroico e perfettino in lui era imbattibile quando necessario e tutto ciò che ebbi da fare, fu rimanere in silenzio ed ascoltarlo.
«Rendi il tuo nome più evidente, non voglio meriti per ciò che non farò»
«È il mio lavoro...»
«...che se fatto bene, deve essere riconosciuto nel migliore dei modi.» rispose fermo, poi come il figlio, anche lui prese il suo libro, occhiali da sole e mi abbandonò a me stessa.

Finii per addormentarmi profondamente tanto da non sentire nemmeno l'atterraggio.
Mi svegliarono due delicatissime mani con qualche scossa e due occhioni blu troppo vicini al mio viso.
«Che succede?» sbadigliai.
«Sono scesi tutti, manchiamo soltanto noi due»
«Paul?»
«Si è già avviato con un altro conoscente»
Tese la mano che rifiutai senza pensarci due volte, ma alzandomi di scatto, mi si oscurò la vista per un calo di pressione e ricaddi indietro sdraiandomi completamente.
«Riley, ti ho detto che dobbiamo andare» ripeté e mentre gli facevo segno di darmi un attimo, si aggiunse anche una delle hostess spiegando che le porte erano in fase di chiusura.
«Scendiamo subito» rispose Max.
Necessitavo solamente di qualche secondo in più, ma Max non aveva un briciolo di pazienza, infatti mi alzò di peso avvertendomi di tenere le mani dietro di lui se non volevo sbattere da qualche parte.
«Mettimi giù! Posso camminare»
«Te l'ho chiesto gentilmente e ti sei sdraiata. Scendiamo e basta. Tienimi questi, se li rompi ripaghi» scosse leggermente la testa facendomi cadere addosso i suoi occhiali della Vogue.
«Posami a terra e tieniteli da solo!»
«Ti ho avvertita.»

Mi portò dentro l'edificio e non volle lasciarmi finché ai controlli non gli venne chiesto di posarmi per l'accertamento dei documenti.
«Siete coniugi?» chiese uno.
«COSA? NO!» ci guardammo schifati lasciando dello spazio tra di noi.
«Siete in viaggio insieme?»
«lavora per me»
«Ti piacerebbe!»
Mi guardò con un ghigno e spiegai di essere in viaggio con Paul anche se non sapevo nemmeno che fine avesse fatto.
«Andate pure» ci fecero strada e spinsi Max di lato per poter passare.

«Eccovi! Ci stanno aspettando fuori» Paul era all'uscita con le nostre valige, ancora al telefono, come le avesse portate da solo fino a lì non lo capii, ma presi le mie cose e lo seguii ai parcheggi.

Il Westin era immenso, tutto ciò che non mi sarei mai potuta permettere nemmeno per due giorni di vacanza.
Per entrarci quasi non mi tolsi le scarpe per paura di sporcare il pavimento tanto lucido da riflettere le nostre figure in ogni loro sfumatura.
«Collins e James» disse Paul sbrigativo al receptionist. In macchina ci aveva avvertiti che sarebbe uscito con un conoscente, quindi saremo stati liberi fino a cena.
«Ottantadue, ottantacinque e ottantasette»
«Perché sono tanto separati? Ho chiaramente chiesto delle stanze vicine»
«Sono sullo stesso piano, signore» spiegò il receptionist pazientemente.
Paul gli strappò di mano le chiavi elettroniche e ci porse i nostri.
«Andiamo.»
Io e Max ci guardammo confusi sul perché fosse tanto nervoso.

Mi assegnarono la ottantadue, una bellissima stanza matrimoniale con una vasca idromassagio accanto alla vasca da bagno, qualche gradino a separarli. Iniziai un po' a capire la somma da capogiro che Paul aveva anticipato per il nostro soggiorno.
Aprii le tende davanti ad un intimo balcone con un tavolo da quattro e qualche candela qua e là. Le piantine ai bordi erano stupende, per non parlare della vista della città dall'ottavo piano. Magico.

Appesi i vestiti per non stropicciarli, misi a caricare il computer ed accendendo la televisione, notai che le casse potevano essere utilizzate con il telefono, quindi cercai una canzone rilassante da mettere in sottofondo.
In accappatoio pronta per una doccia prima di chiamare Jess, bussarono alla mia porta.
Guardai il viso corrugato di Paul ed indietreggiai stringendo bene i lacci.
«Sto andando all'appuntamento, cercherò di tornare prima delle sette, è l'ora in cui la cena è stata prenotata di sotto»
«Tuo figlio lo sa?»
«Ha il suo itinerario. Richiedono abbigliamento formale al ristorante, ho pensato che dovessi saperlo»
«Grazie»
«Hai bisogno di qualche capo?»
«Ho dei vestiti da sera con me, ricordi?»
«Ah giusto, i...vestiti» il ghigno mi confermò una seconda volta che quei perizomi dovevano essere bruciati a quel punto.
«A dopo, allora» un bacio sulla guancia ed andò a prendere l'ascensore. Mi chiesi chi fosse quel conoscente.

Misi Jess in video chiamata una volta seduta dentro la vasca.
«Mi devo ricordare di trovarmi un capo che mi possa viziare in questo modo»
«Sono qui per lavorare, lo sai»
«Certo, lo vedo»
«Sei solo gelosa»
«Ovvio che lo sono! Sei in viaggio non con un Collins, ma ben due! Doppia scopata, Ri, doppia scopata!»
«Si tratta sempre di sesso per te» alzai gli occhi al cielo cercando di non provare nemmeno ad immaginare qualche scena al di fuori della normale decenza con un Collins. Ma che cazzo!
«Mi hai disgustata abbastanza. Ci sentiamo dopo»
«Voglio poi un video completo del tuo lussuoso soggiorno»
«Ci penserò!»
Ci salutammo e mi rilassai sotto l'acqua bollente.



Non sto a giustificare il mio essere infame, piuttosto mi affiderò al quanto mi vogliate bene lo stesso❤️

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