Scusate in anticipo per gli errori.
«Non hai il diritto di fare questo. Hai lasciato a terra due persone che stavano soltanto cercando di aiutarmi! Che problemi hai?» stavo diventando isterica là dietro, contro il suo totale silenzio.
Era concentrato sulla strada e malgrado i calci al sedile, atteggiava come non esistessi.
«Sblocca sta cazzo di portiera Bryan. Ti giuro che spacco il finestrino» minacciai a vuoto, era almeno la decima volta che lo ripetevo.
«Non hai il diritto di farlo...» mi presi una pausa con la pericolosa idea di allungarmi al volante e farlo andare fuori strada.Non avevo idea di dove fossimo diretti e non aiutava il suo silenzio, ma ero certa che se avesse aperto bocca lo avrei colpito in un modo o nell'altro.
Mi ero chiesta di sfuggita che fine avesse fatto, ma non credevo di scoprirlo a spese mie.
La faccenda l'avrei raccontata sia a Paul che Betty, rendendola ancora più tragica e sperando capissero che fottuti psicopatici fossero i loro figli, si, entrambi, perché ora come ora neanche quel benedetto francesino si salvava.
Poi pensai a Betty, in seguito a Paul e capii che tutta la famiglia era psicopatica, quindi chi cazzo mi avrebbe creduta!?Decisi di chiamare mia sorella sperando di non essere di disturbo.
«Pronto, Riley?» rispose sussurrando.
«Che stai facendo?» chiese Bryan decidendosi finalmente a parlare. Lo ignorai.
«Jess, hai finito la presentazione?»
«Riattacca, Riley...»
«Chi sta parlando? Riley tra un po' tocca a me, non posso stare al telefono» spiegò pronta a riattaccare.
«No, no, no, asp-»
«Riattacca quella cazzo di roba Riley!» sbraitò frenando di colpo, sbattei contro il sedile di fronte ed il cellulare finì contro il cruscotto per il forte impatto.
«Che cazzo non va in te, me lo spieghi?» avevo una voglia matta di urlare, ma ne uscì soltanto un gemito di dolore cui lividi avrebbero messo un po' di più per sparire.
Bryan lasciò la macchina ignorando decine di clacson dietro di noi, aprendo la portiera dal lato opposto al traffico, mi disse di avvicinarmi, ma rifiutai fino a costringerlo a salire accanto a me.«Ascoltami bene. Per quanto io sia incazzato in questo momento, ti potrei fare del male senza pentirmene veramente, quindi ti consiglio meno drammi» manteneva a stento il controllo, le mani le stringeva tra loro con forza.
Non sapevo nemmeno più che dire, perché era tutto così surreale, ma non evitai di ricambiare lo sguardo di sangue che mi rivolse.
«Riportami indietro» ordinai.
«No»
«Perché? Perché cazzo dovevi fare tutta quella scenata? Non si vede che sei l'ultima persona alla quale vorrei parlare? Cosa vuoi da me?»
«Voglio soltanto parlare, e l'avrei fatto da persona civile se tu non fossi corsa via come una pazza da quella libreria. Ora mettiti la cazzo di cintura se non vuoi volare fuori dal cruscotto questa volta» e tornò alla guida.
«Io ti giuro che chiamo la polizia se sta storia non finisce ora»
«Beh, fallo cazzo, chiamali e digli di aspettarmi a casa mia, perché è lì che ti porto, almeno non dovrò picchiare qualcuno per poterti parlare»
Fu la fine della conversazione.Dopo mille giri, riconobbi la stradina che portava alla mansione di Paul, non entrò con la macchina, la parcheggiò fuori e mi riprese di peso spingendo i cancelli con un piede.
«Ora posa il culo qui e non fare altri casini» mi buttò sul divano in salotto ed andò di sopra, forse per ripulirsi dal sangue.
Non sapeva che fossi a conoscenza di tutti i codici di quella casa, quindi la prima cosa che feci fu riaprire il cancello fuori e correre via.
L'attimo esatto in cui stetti per posare un piede fuori, venni afferrata dal collo e poi girata giusto di fronte a lui.
«Te l'avevo chiesto gentilmente, Riley» e venni trascinata dentro.«È dal nostro primo incontro che cerco di essere carina con te, ok? Non voglio negare che tu sia una totale stronza, ma ho scelto di avere pazienza ed accettare i momenti in cui ti comportavi da persona socievole» camminava avanti e indietro mentre io ero seduta a gambe incrociate sul divano, con le scarpe appositamente sopra per sporcarlo e metterlo nei guai con Betty.
«Sicuro non te l'ho chiesto io di essere carino con me. Non te l'ho mai chiesto, quindi non sparare stronzate e lasciami andare» ribattei.
«Come ben sai, non avevo nessuna intenzione di colpirti sabato sera, e ti avrei chiesto scusa, ma dopo ciò che mio padre mi ha riferito, sono un attimo confuso»
«Ah si? Prova a rinfrescarmi la memoria su ciò che avrei detto»
«Credevo fossimo amici, Riley, te lo dico perché forse a tempo debito di avrei rivelato che non c'è cosa che mi faccia più incazzare dei bugiardi» tirò un calcio ai piedi del divano ed anche se volevo sembrare impassibile, mi gettai dal lato opposto convinta che volesse colpire me.«Rinfrescami tu la memoria sulla parte della serata in cui io ti avrei molestata, poi cercato di fotterti in mezzo a tutta quella gente e siccome non accettavi, ti avrei tirato un cazzo di pugno che ti ridarei seduta stante»
«Non so che problemi abbia tuo padre, ma non ho mai detto nulla del genere»
«Pensa te, ieri dopo avermi colpito per farmela pagare, mi ha avvertito che avresti potuto negare tutto per paura. Quindi ora, Riley, paura che riprovi a fotterti o cosa? Perché al nostro prima incontro e dietro al bar, non parevi tanto contrariata» tolse la giacca buttandola a terra, poi alzò la camicia e mi mostrò una serie di lividi che partivano dallo stomaco sparendo lungo i fianchi. Paul non poteva essere capace di arrivare a tanto con suo figlio!
«Senti, non ho intenzione di sprecare il mio tempo a spiegarti che tuo padre potrebbe aver mentito o che tu abbia frainteso. Io me ne vado» volevo concedermi un secondo tentativo, ma con un altro calcio mi fece capire che non avevo nemmeno il permesso di alzarmi.«Rimettiti lì, Riley, non te lo ripeterò una seconda volta»
«Tu non mi fai paura, sappilo»
«Allora perché non riprovi ad andartene»
«Sta a vedere» mi rimisi in piedi a petto alto, non mosse un dito, quindi mi sentii sicura fino all'atrio dove finii contro la porta d'entrata, la faccia spiaccicata contro il legno e la sua mano attorno al collo.
«Dopotutto quei lividi ne saranno valsa la pena, perché sto per fotterti» sussurrò.
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BE CAREFUL WITH ME
RomanceRiley Elle james è una Newyorkese finita a Los Angeles con la sorella Jess per motivi lavorativi. L'organizzazione non è il suo forte, infatti continua a rimandare tutto ciò che metterebbe un po d'ordine nella sua vita per dedicare anima e corpo nel...