Qualcuno bussò alla porta mentre provavo una camicia che stesse bene con la gonna.
Trovai i vestiti troppo eleganti e mi chiesi perché li avessi effettivamente portati dietro. Erano eccessivi anche per un semplice congresso.
Il mio obiettivo non era sicuramente essere al centro dell'attenzione.
Bussarono di nuovo.
«Arrivo, solo un attimo!» Essendo già molto ansiosa di mio, chiunque fosse dietro la porta mi mise agitazione tanto da mancare ogni bottone della benedetta camicia. La tenni chiusa con le braccia incrociate.
Aprii la porta con davanti Max già in costume, occhiali da sole fuori luogo, ma con lui, in qualche modo, acquistavano ulteriore valore. Si fissò sulle mie gambe ancora senza collant.
Un po' come il completo gessato verde, un colore che non avrei mai considerato per me stessa, ma addosso a lui era un'altra storia.
Le mani in tasca, padrone del suo mondo, con la posa da principe azzurro sfuggito da un cartone Disney.
«Buonasera»
Mi aspettavo più un Max, Max Collins alla James Bond, ma mi accontentai della formalità.
«Tuo padre non è qui» risposi sbrigativa.
«Non sarei sorpreso se lo fosse, ma grazie per avermelo fatto presente» fece un lungo passo avanti ed io due indietro.
«Accomodati pure» dissi sarcastica guardandolo entrare e prendere posto sul letto.
«La aspetto, così scendiamo insieme» incrociò le gambe spostando il mio telefono. Era passato al lei.
«Non ho bisogno di un accompagnatore, poi non ho finito di cambiarmi» indicai la camicia.
«Nessuna fretta, sono qui. Il suo capo mi ha detto di tenerla d'occhio e lo sto facendo»
Non mi disturbai a perdere tempo in una inutile discussione, tantomeno feci domande, semplicemente raccolsi le mie cose e mi chiusi a chiave in bagno.
L'ennesima prova che il problema non fossi io, ma tutta quella famiglia.«Serve aiuto? Mancano solo cinque minuti!» urlò bussando alla porta.
Avevo finito di cambiarmi da diversi minuti, ma sistemare i capelli risultò un po' più complicato. Sussultai.
«Puoi scendere da solo, conosco la strada!»
«Può uscire un attimo?» bussò di nuovo.
«Non ho ancora finito! Vai pure!» mi alterai sospirando e non ricevetti più risposta, nemmeno sentii i suoi passi o altri rumori che mi confermassero che fosse ancora lì. Mi chiesi se anche gli uomini si incazzassero davanti allo specchio per i capricci dei capelli quando si era di fretta.
Aprii la porta per controllare.
Lui era lì, braccia incrociate, un misto tra contrariato e scocciato.
«Scenderà così? È fuori dall'ufficio, nulla le vieta di cambiare un po' stile» criticò la gonna bianca a vita alta e la camicia nera.
Interpretai male le sue parole anche se dovevano essere un consiglio, forse perché lui come suo fratello, mi innervosivano più facilmente da quando Paul mi aveva invitato a starci lontana.
«Sono affari miei come mi vesto. Inizia a scendere, per favore, sei di troppo in questa stanza» lo buttai praticamente fuori e gli sbattei la porta in faccia.
«Conosco la strada...» ripetei sicura che fosse ancora lì impalato.Cercai immediatamente lo specchio, più giravo su me stessa più odiavo il completo. Mi convinsi che fosse una mia libera scelta mentre cambiavo outfit. Fanculo.
Non era negabile. Il vestito bordeaux lo avevo sempre amato, alzava la mia arroganza a livelli poco sopportabili e forse per quello non lo mettevo spesso.
I capelli li lasciai sciolti per coprire un po' sia la scollatura sulla schiena sia quella davanti che non mi avrebbe permesso di abbassarmi sotto certi limiti. Iniziai a sentirmi più all'altezza della raffinatezza di quel hotel.
Afferrai borsa e telefono e mi avviai di sotto.«Buonasera. Ha una prenotazione?» chiese il Maître bloccandomi dal raggiungere Max che sorseggiava già un bicchiere di vino a pochi tavoli dall'ingresso del ristorante.
«Salve, si, Collins?»
Diede un'occhiata alla lista ed emise un verso di sorpresa.
«Oh, certo, la Signora Collins! Da questa parte» cambiò subito atteggiamento facendosi più cordiale.
«È un vero onore averla nel nostro Hotel. C'è già il figlio del signor Collins. I miei colleghi si assicureranno di riservarle il migliore dei trattamenti. Le auguro una piacevole serata.» mi accompagnò fino a spostare la sedia per me.Mi presi il disturbo di correggerlo sulla mia identità di segretaria sempliciotta? Assolutamente no!
Per quella sera sarei stata Riley Collins, una milionaria e nemmeno lo sguardo interrogativo di Max mi avrebbe fatta sentire in colpa.«Del vino, signora Collins?» Chiese sarcastico. aveva ordinato un'intera bottiglia.
«No, grazie. Dell'acqua frizzante andrà benissimo» alzai la mano per richiamare l'attenzione di un cameriere per richiederlo.
«Ha sentito il suo capo? È in ritardo come la segretaria»
«Che ci vuoi fare, amiamo farci desiderare» risposi con un sorrisetto furbo a tutto rossetto.
Effettivamente Paul era in ritardo, cosa non da lui, ma decisi di aspettare ancora un po' prima di chiamarlo.
«La mia opinione sarà futile, ma dovrebbe aspettare di mangiare qualcosa prima di scolarsi tutto quel vino» lo avvisai quando fece per riempire nuovamente il bicchiere.
«Provi un goccio, è favoloso. Quasi quasi ne è valsa la pena per il prezzo da capogiro» mi porse il suo bicchiere.
«Non sia timida» aggiunse. Esitai. Le labbra rosee vennero strette fra i denti in attesa che mi dessi una mossa, gli anelli alle dita che risuonavano contro il calice al ritmo dei secondi d'attesa.
Cedetti sotto gli occhioni blu che avevano colto la voglia di lasciarmi andare anche se atteggiavo da rigida.
Non era effettivamente male, un Aubert Pinot Noir molto recente.
«Che stai facendo?»
«La finiamo prima che il tuo capo ci raggiunga» mi riempì il calice fino all'orlo e scossi la testa contrariata. Non era il mio obiettivo inciuccarmi, non senza aver mangiato e non da sola con lui. Non c'era Jess per tenermi i capelli in bagno e tantomeno mettermi a letto.
Che bambina che ero!Quasi un'ora dopo Paul non si era ancora fatto vivo, la gentilezza dei camerieri divenne nauseante, Max era un po' su di giri per il vino, i tacchi mi stavano bloccando la circolazione per qualche strana ragione e stavo sudando per il calore dovuto alla pienezza del ristorante. Sette chiamate senza risposta.
«Vedrà che avrà trovato qualcosa di meglio da fare. Mangiamo e se proprio non si vuole mettere l'anima in pace, usciremo a cercarlo» intervenne Max chiamando qualcuno che ci portasse del cibo.
«Bene» borbottai nervosa.
«Proverò il salmone con le patate. Per lei...»
«L'insalata andrà benissimo»
«Chi capisce voi donne sempre a dieta è proprio bravo» scosse la testa. Lo ignorai controllando il telefono.
La posizione di Paul lo potevo capire dal Mac. Avrei mangiato velocemente e sarei risalita di sopra per scoprire cosa fosse successo.«Le focaccine sono per lei» disse Max.
«Veramente sono per te» lo corressi.
«Gliele sto offrendo» disse con fare ovvio spingendo il cestino verso di me.
«Non le voglio. Grazie.»
Le nostre sedie erano piuttosto distanti, quindi mi accigliai quando si alzò avvicinandosi a me.
«Il tavolo è troppo grande per due. Non faccia la timida» mi trascinò letteralmente facendo un gran baccano. Tutti gli occhi puntarono su di noi.
«Puoi farla finita, per favore?»
«Senta. Non mi sforzerei nemmeno tanto se non facesse parte della vita di mio padre, quindi le consiglio di apprezzare ogni piccolo gesto, perché se mi ci mettessi, rimpiangerebbe tanta gentilezza e pazienza»
«Ma con chi diavolo crede di parlare? Che cavolo ci faccio qui con lei poi!» tirai su il vestito per non inciampare e feci per andarmene, ma lui mi tirò via una mano stringendola con forza.
«Mi ricorderò di moderare i termini quando parlo con lei, signora Collins. Mi scusi. Ora la prego mangiamo senza inutili battibecchi» proprio in quel momento ci posarono i piatti davanti e in perfetto silenzio, mi risedetti osservandolo con occhi scrutatori. Mi sentii potente. Aveva paura di me.
Ma certo, com'è giusto che fosse, perché ero la fottuta signora Collins!Ero molto orgogliosa quando volevo, ma quelle focaccine divennero sempre più invitanti.
«Cercherò di non giudicarla se ne prende uno» disse con un occhiolino e proprio per questo non le toccai, a tratti nemmeno l'insalata.
«Non mangia?»
«Non ho più appetito, poi non dovremmo stare qui tranquillamente con tuo padre in ritardo perché disperso da qualche parte con un conoscente di cui non so nulla» battei il pugno sul tavolo facendo rimbalzare le posate è un po' anche Max sorpreso dal mio scatto.
Sospirai. Non ero obbligata a stare lì. Lasciai la sala.«Signora Collins, ha già finito di cenare?» il maître cercò di fermarmi mentre mi dirigevo agli ascensori, ma da grande maleducata lo ignorai aumentando i passi.
Prima che le porte si chiudessero, Max allungò un piede entrando.
«Il gentiluomo che è in me non c'è l'ha fatta a scegliere un'altra bottiglia di vino a lei» spiegò stringendosi nelle spalle.
Si rimise gli occhiali.
«Scopriamo dove si è cacciato il suo amabile capo» mi prese in giro.
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BE CAREFUL WITH ME
RomanceRiley Elle james è una Newyorkese finita a Los Angeles con la sorella Jess per motivi lavorativi. L'organizzazione non è il suo forte, infatti continua a rimandare tutto ciò che metterebbe un po d'ordine nella sua vita per dedicare anima e corpo nel...