3

288 9 0
                                    

Dopo cena realizzai quanto fossi realmente stanca.
Non volevo alzarmi dal tavolo, mia sorella me la diede buona per una mezzoretta e poi, totalmente sotto obbligo, andai a farmi la doccia.

Invece di dormire, decisi di farle compagnia davanti ad un film mentre cercavo di scoprire qualcosa di interessante sui suoi nuovi compagni del corso di fotografia, ma l'argomento finiva sempre sul mio lavoro fino alle sue teorie complottiste su una possibile relazione tra me e Paul.

Avendo la domenica libera, prima di andare a dormire ci misimo d'accordo per andare in giro per la città per quando mi sarei sentita riposata abbastanza.

«Cielo, è proprio bello qui» mia sorella chiuse gli occhi e posò la testa sulle mie gambe.
Eravamo sedute a mangiare un sandwich in un angolino del County museum of Art dopo la visita a Santa Monica, il tempo di una pausa prima di completare il tour.

Eravamo sotto i venticinque gradi in ottobre inoltrato e il posto era stracolmo di persone che facevano avanti e indietro.
«Mi sento disidratata e senza forze» mi colpì sulla gamba per avere la sua bottiglietta d'acqua ed aprii il suo zainetto per tirarla fuori, ma il suo cellulare prese a vibrare e controllai il nome.
«Joyce?»
«Cosa?»
«Conosci qualcuno di nome Joyce?» chiesi e scattò seduta con gli occhi sgranati.
«Cazzo di nome è Joyce, poi?»
«Dammi qua» mi strappò il cellulare di mano e rispose corrugando la fronte.
«Si...lì» guardò dietro di me e poi di sé per controllare qualcosa.
«Non torno a casa adesso. County museum. Va bene, quando sarò libera, ciao» mise giù la chiamata ed alzò gli occhi al cielo vedendomi con un sorrisetto malizioso.
«Un amichetto?»
«No, Riley, una semplice compagna che vorrebbe degli appunti»
«Ah si? Una tipa di nome Joyce...non fa una piega» la presi in giro e lei sbuffò spazientita.
«Non iniziare Riley, dico davvero»
«Ho il diritto di sapere se sei fidanzata»
«AH SI? Pensi che nemmeno io abbia il diritto di sapere finalmente che tu e Paul vi divertite in ufficio, per questo finisci sempre tardi?»
«Jess, smettila. Non è così, quante volte te lo devo dire?» mi feci seria perché mi scocciava veramente tanto quella storia. Paul era come un fottuto padre per me e mi disgustava anche solo pensarlo in quel modo.

Ciò che stava insinuando era che mi fossi guadagnata la mia posizione concedendomi a Paul, aveva detto la stessa cosa anche quando tre mesi prima le avevo annunciato d'aver avuto un aumento.

Non era assolutamente così.

«Allora lascia stare la mia Joyce, per favore»
Ero già incazzata e mi passò totalmente la voglia di continuare quel giro con lei. Per me era un argomento piuttosto delicato, perché mi rendeva paranoica sulla totale fiducia che Paul aveva riposto in me in così poco tempo e soprattutto sul modo in cui scherzavamo fra di noi.
Era un uomo di buon cuore e non volevo nemmeno pensare che avesse un secondo fine con me.

«Che stai facendo?»
«Fanculo, torno a casa. Finisci il tuo giro da sola»
Presi le mie cose e tornai alla fermata del pullman.
Tendevo ad essere troppo permalosa e lo sapevo benissimo, ma c'erano modi e modi di scherzare e lei ancora non voleva capirlo.
Controllai gli orari e il pullman sarebbe arrivato in una decina di minuti.
«Andiamo, Riley, stavo scherzando»
«No, Jess, lo so benissimo che fai sul serio»
«Va bene, ti chiedo umilmente scusa. Non lo dirò mai più, ok?»
«Te ne sarei grata, perché lui è sol-» il mio cellulare prese a suonare e tirandolo fuori dalla tasca della felpa, vidi il nome di Paul e lei pure, proprio per questo mi guardò scuotendo la testa. Tempismo perfetto, Paul.
«Ma poi non ci devo scherzare, eh?» sussurrò e lasciò le sue buste andando a controllare la tabella dei giri del pullman.

«Riley, come stai?»
«Tutto bene, grazie»
«Senti, lo so bene che oggi non dovrei disturbarti, ma ho bisogno che mi invii le clausole aziendali. Ho incontrato un vecchio amico e forse potrei stipulare un nuovo contratto, ma ho scordato il laptop a casa»
«Quanto urgente è la cosa?»
«Mi servirebbe per le cinque»
Erano le tre e mezza e ci avrei messo più di un'ora per arrivare a casa.
«cinque e mezza? Sono lontana da casa»
«Non torni in macchina?»
«Non ho la macchina»
«Allora prendi un taxi e paga con la mia carta»
Ci avrei messo sicuramente di meno, ma sarebbe costato decine di dollari e cercai di farglielo capire, ma invano.

BE CAREFUL WITH MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora