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«Diciamo che questo è interamente il piano di suo padre, io sono la segretaria principale ma ne ha altre due che si occupano di diversi campi come gli orari delle riunioni, gli impegni dell'ultimo minuto, le sostituzioni in caso di assenza e da questa parte... ha il suo commercialista che lavora esclusivamente per lui, così come il suo avvocato. Ha un po' di problemi di fiducia con le persone»

«Mi creda, lo so perfettamente, ma questo è un livello di cautela un po' estremo» scosse la testa divertito passando il dito sul ripiano di una scrivania.

«Chi si occupa della pulizia qui?»
«Abbiamo la donna delle pulizie che lavora tre volte a settimana»
«Beh non credo sia abbastanza» improvvisamente il fascino che emanava si trasformò nella faccia di un arrogantino giudicatore rompipalle che mi diede sui nervi e presi un respiro profondo facendo finta di niente.

«Ci sono due uffici vuoti qui e vuole che rimangano chiusi a chiave»
«Una chiava ce l'ho io» lo tirò dalla tasca sfilandomela davanti agli occhi e aggrottai la fronte confusa.

«Uno è mio» mi sorpassò andando ad aprire quello alla mia destra, spalancò la porta e mi chiese come togliere la modalità oscura vetri.
«Provi il secondo interruttore a destra»
«Non la mangio, entri pure» la luce della vetrata rifletteva su una fotografia posta accanto al Mac, lui lo prese sorridendo nostalgico e si affacciò fuori.

Le macchine da quell'altezza parevano giocattoli.

«Quindi non faceva entrare nessuno qui»
«Esatto»
«E bravo il papino...» sospirò buttandosi con eleganza sulla sedia.

«Comoda, ma vorrei uno un po' più rialzato e magari nero. Il rosso non c'entra nulla qui dentro»
«Perché lo dici a me?» Mi sentivo talmente incasinata che gli diedi del tu senza rendermene conto.
«Sei la segretaria, no?»
«Si, di Paul, non sua»
«Oh! mia potresti essere se solo lo volessi» lo disse a voce così bassa che constatai che se lo stesse dicendo fra se e se, perciò non ci diedi peso. D'altronde cosa potevo aspettarmi dal figlio di una come Betty?

«Ne parli con suo padre quando torna. Continuiamo il giro o va bene così?»
«E rinunciare alla sua compagnia? Andiamo»
Gli diedi la schiena e lo sentii fischiare.
Stava davvero rischiando, perché mi era rimasta veramente poca pazienza dopo l'incontro con sua madre.

«Al terzo piano, ci sono gli uffici dei gestori delle finanze dell'azienda che hanno rapporti diretti con i clienti e poi le sale conferenze. Ce ne sono quattro che si distinguono per grandezza e dispositivi»
«In che senso?»
«Dia un'occhiata» gli mostrai la LIM che prendeva una parete intera e pareva non capire, così gli mostrai la seconda sala con tutti i tablet sul tavolo davanti ad ogni postazione.
«Ora capisco. Tutta questa organizzazione è proprio da mio padre»
«È davvero bravo nel suo lavoro» lo difesi indicandogli l'ascensore.
«Non ne dubito. Comunque perché non c'è nessuno qui?»
«Solitamente questo piano inizia martedì, perché è il giorno che coincide maggiormente con le riunioni»

Annuì ed entrammo.

Sentii una vampata di calore mentre scendevamo e mi guardai il viso nello specchio che lui quasi quasi copriva con la sua figura.
«Oh, mi scusi. Sta benissimo, non si preoccupi» si fece comunque da parte e finsi un sorriso di ringraziamento.

«Riley, giusto? Da quanto lavora per mio padre?»
«Un anno e qualche mese»
«Dovete andare molto d'accordo voi due» c'era un velo di malizia nei suoi occhi e mi chiesi che tipo di informazione cercasse veramente. Non risposi.

«Secondo piano, dove realizzano tutte le richieste, partendo da quelle di suo padre. Qualunque cosa il capo o i dipendenti necessitano, mandano una lettera qui e per magia vengono accontentati» feci il segno della bacchetta magica e sorrise guardando le pile e pile di documenti dietro ogni scrivania.
«Si danno da fare qui, mi fa piacere. Quando sarò il capo ovviamente mi rassicurerà avere dietro di me un team di buona volontà» con sguardo scrutatore aprì un blocco a caso studiandone il contenuto.
«Interessante» disse infine lanciandomi un'occhiata.

Mi ero scordata delle stronzate da ereditari, ma sperai con tutto il cuore di non essere lì quando lui e l'altro sarebbero diventati i capi.

«Anche lei mi sembra una grande lavoratrice. La pagano bene?»
«Non credo di dover discutere della mia paga con lei, se permette»
«Prima o poi dovrà farlo»
«Più poi che prima, ne stia certo» alzai gli occhi al cielo.
«Ah si?» Ero appoggiata alla porta di un ufficio e mi bloccò tra essa e il suo corpo abbassandosi per guardarmi negli occhi.
«Ah si?» Ripetè con voce da orgasmo istantaneo, non mi lasciai intimorire e cercai di scivolare sotto il suo braccio, ma venni pizzicata su un lato della camicia costringendomi a stare ferma.
«Mio padre ti lascia venire in ufficio così? Questi vestiti mi sembrano troppo larghi per un corpicino del genere e questa gonna è un po' troppo da...Vorrei appuntassi qualche nota sull'abbigliamento se tutti si mettono queste robe» sussurrava con il fiato sul collo e chiuse gli occhi avvicinando il naso sui miei capelli.
I suoi capelli mi solleticavano la guancia e soffiai di lato per levarmeli di dosso, ma lui si abbassò sempre di più fino a posare il mento sulla mia spalla.
«Riley, Riley, Riley»

Ero incazzata per la mancanza di tatto, porca miseria se lo ero, perciò lo spinsi via di gran sorpresa ed andai a chiamare l'ascensore.
«Dove vai?»
«A dire a tua madre che il giro è finito. Fottiti!» risposi schiacciando il quarto piano con furia per far chiudere le porte prima che potesse entrare, ma allungò un piede di mezzo bloccando tutto.
«Togliti»
«Oppure?»

Oppure ti avrei fottuto come il tu.

«Bryan ti sto chiedendo gentilmente di toglierti»
«Oppure, Riley?» ripeté e sbuffai con il cuore a mille per la rabbia.
«Ti assicuro che chiamo la sicurezza, non me ne frega un cazzo se sei il figlio viziato e spudorato del capo!» Lo minacciai e mi affiancò lasciando le porte chiudersi.
«Va bene, ho scherzato abbastanza. Ti chiedo immensamente scusa»
Mi pregò fino a quando non bussai alla porta dell'ufficio di Paul, Betty rispose con quella voce fottutamente fastidiosa ed invitai Bryan ad entrare tornando alla mia scrivania.

Un'ora buttato nel cesso.

BE CAREFUL WITH MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora