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«Vuoi un tiro?» era alla terza sigaretta da quando aveva finito di mangiare ed era la terza volta che rifiutavo.
«Fai bene sai? Meglio tenere sani i polmoni»
«Non mi pare che tu sia della stessa idea» commentai spazzando via il fumo diretto verso di me.
«Sono punti di vista...» e prese un altro tiro.

Eravamo seduti al freddo sui gradini delle scale all'entrata, davanti a noi, la sua lucente Audi grigia da cui riconobbi il modello S5 siccome Paul aveva lo stesso, ma rosso.
Mi strinsi nella coperta di Jess abbandonata precedentemente in salotto, l'aria gelida mi colpiva dritta in faccia e sentivo la pelle d'oca, ma lui in camicia e senza segno di stare congelando lì seduto, mi aveva chiesto compagnia mentre la casa era avvolta dal forte rumore dell'aspirapolvere.
Dopo ciò che mi aveva raccontato mia sorella, non avevo più insistito affinché se ne andasse, ma mi domandai se non avesse impegni.
«Almeno sua madre non sarà preoccupata? Non torni a casa da ieri sera» chiesi ancora.
«Non è mia madre, poi vivo da solo, posso fare ciò che mi pare»
«Non è tua sua madre!?» era tutta una nuova storia quella. Tutta una nuova storia.
«Lunga storia, niente di importante. Comunque me ne andrò ora. Hai ragione, sono stato fin troppo fuori e non mi capita mai di dormire a casa di chiunque, quindi tolgo il disturbo» spense il mozzicone di sigaretta per terra, lo  tenne in mano per buttarlo nella spazzatura dentro, si mise in piedi e mi porse la mano per fare lo stesso.

Non sono chiunque avrei voluto dire, ma mi feci seguire sperando che Jess avesse finito con l'aspirapolvere, perché odiavo quel rumore.

«Ho il cappotto e le chiavi della macchina da qualche parte» disse mentre rimetteva le scarpe.
«Te li porto subito» Jess andò a prendere le sue cose forse in camera sua o nello sgabuzzino dove tenevamo alcune giacche.
Io ero alla finestra ad osservarlo da lontano, in attesa che andasse così sarei tornata a letto, perché mi stava venendo mal di testa e non volevo prendere medicine.
«Ecco»
«Grazie mille sign-...Jess» gli veniva proprio difficile darci del tu ed ogni tanto si bloccava per riformulare la frase.
«Grazie a te per tutto. É stato un piacere conoscerti e spero di rivederti ancora»
Oh andiamo! Stava arrossendo tanto da non riuscire a sostenere il suo sguardo, lui finì di vestirsi e le baciò entrambe le guance dopo una stretta di mano.

Mi chiesi se ci fosse stato più di una semplice dormita tra loro.

«Sarebbe magnifico» rispose lei con un ampio sorriso.
«Bene, buona giornata signorine» a me, brutto infame, rivolse soltanto un cenno e se ne andò chiudendo la porta dietro di sé.

Jess corse davanti alla finestra che dava sul vialetto per poterlo ammirare ancora una volta. Patetico.

Abbandonai il letto al suono della sveglia che avevo impostato prima di tornare a riposarmi.
Erano le tre passate, fuori si era messo a piovere ed a causa delle nuvole grigie, la stanza si era oscurata come se fosse tardi.
Infilai qualcosa di più pesante ed andai in bagno per rendermi un po' più presentabile.

«Ma salve signorina Riley, spero abbia dormito bene. Della cioccolata calda?» Jess si stava guardando un film seduta davanti alla stufetta elettrica alogena.
«Ti fa male starci così vicina»
«Tanto moriremo tutti prima o poi» sorrise porgendomi il cucchiaino per assaggiare la cioccolata.
«Buona. Me ne hai lasciato un po'?»
«Se no che miglior sorella sarei?» mise la mano sul cuore drammatica ed alzai gli occhi al cielo andando in cucina.

«Il tuo capo non faceva che chiamarti sul cellulare, poi ha smesso con te e ha iniziato con me. Chi gli ha dato il mio numero!?» strillò per farsi sentire.
«L'ho dovuto dare come contatto d'emergenza, è richiesto alla firma del contratto!»
«Beh, poi fallo cancellare se ne fa questo uso» mi raggiunse sedendosi sul tavolo.
«Comunque ho messo entrambi i cellulari sul silenzioso. Cosa prepari?»
«Vorrei una omelette» spiegai maneggiando con il wok, l'olio e le uova.

«Fa vedere» posò la tazza e mi tirò dal maglione fino a tenermi ferma fra le gambe.
Mi scoprì il collo sfiorando il segno delle mani di Paul.
«C'è tanto di sbagliato in tutto questo. Cosa gli ha fatto arrivare a tanto? Credevo che fossi la sua bambolina di porcellana»

«Non sono nessuno, Jess. Ha solo reagito male perché crede che io abbia qualche strana relazione con i suoi figli» Ricoprii il rossore con il collo alto.
«Perché ho l'impressione che tu lo stia difendendo?»
«Non lo sto facendo. Non ho una relazione con quei due ora e non lo avrò mai. Paul mi aveva effettivamente detto di starci lontana, ma sono andata in un pub con uno e l'altro ha dormito qui, gli sarà apparso come una presa per il culo» spiegai alzando le spalle indifferente.

Non lo stavo assolutamente difendendo, ma vista da quella prospettiva, tutta la vicenda prendeva un po' di logica e forse dovevo solo apprezzare il fatto di non essere finita in ospedale.

«Questo vuol dire che tornerai in ufficio, domani?»
«Se sto meglio, si, Jess. È il mio lavoro e mi piace molto, dovremo parlarne prima o poi e se va male, seguirò il tuo consiglio e cercherò altro»
«Lo prometti? Non mi sento sicura sapendoti lavorare per un uomo del genere»
«Te lo prometto» incrociammo i mignoli e lei se li portò alle labbra baciandoli.
«Non funziona così, Jess»
«Ha sicuramente più senso di tutti i tuoi casini»



~Spazio Autore~

Ciao amici, come state?

Perdonate tanto la mia lentezza a capire le cose, perché ero convintissima d'aver pubblicato questo capito giorni fa, invece quest'ultimo si nascondeva nelle bozze senza dirmi nulla. Robe da matti.

Spero vi sia piaciuta la lettura!❤️

BE CAREFUL WITH MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora