Capitolo 8

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È il gran giorno. Oggi la rivedrò, potrò parlarle, osservarla da vicino e forse tenerla per mano. Caroline non mi ha lasciato in pace nemmeno stanotte. Mi ha fatto svegliare in un bagno di sudore, dopo un sogno dove lei mi bruciava con il suo tocco. Mi girava in torno e teneva un gatto nero con il braccio destro. Ogni tanto il suo indice sinistro mi toccava, mi ustionava e mi bucava la pelle. Ancora e ancora. Lei ha provato, e so che proverà a rovinarmi anche questo giorno, ma io non glielo permetterò. Manca poco all'incontro. Mi lavo e mi vesto il meglio possibile, mi guardo allo specchio e controllo che sia tutto apposto. Vado verso la porta, la apro e mi incammino verso il negozio.
Ieri non volevo uscire. Non riuscivo a trovare il coraggio di oltrepassare la soglia di casa e guardare la porta. Ci sono riuscito solo ieri sera sul tardi. Il sole era già calato da qualche ora e il silenzio si era impadronito del villaggio. Non potevo dormire senza sapere se quella parola era ancora lì, ma quando sono andato a controllare non c'era più. Sono rientrato in casa, ho pianto e poi ho dormito. Manca poco, davvero poco. Mi sto iniziando ad agitare. Imbocco la strada dove si trova il negozio del signor Hartford e la vedo. Lei è già lì, davanti al negozio che si guarda intorno. Non mi nota fino a quando non sono a qualche passo da lei. Indossa lo stesso abito verde che aveva qual giorno quando le ho parlato la prima volta. «Buonasera signorina.» Mi sorride, le prendo la mano destra e le bacio il dorso con il sorriso sulle labbra. «Buonasera a lei, allora...cosa vuole fare?»
«Per prima cosa le vorrei dire che è bellissima» sorride e arrossisce, penso di aver detto la cosa giusta. «E dopo la

vorrei portare a passeggiare nella zona delle fattorie.» Il suo sguardo mi dice che è d'accordo. «Prima però vorrei chiederle una cosa...»
Il suo volto si incupisce e sembra essersi messa sulla difensiva. «Certo, ma ti prego mi dammi del tu.» Prova a sorridere, ma è un sorriso forzato. Inizia a camminare come se lo facesse per calmarsi. Le indico la direzione per arrivare alle fattorie e lei parte. La seguo.
«Allora,tu » le sorrido. «Da quanto abiti a Tecani? Qua ci conosciamo tutti e non mi pare di averti vista prima di due settimane fa.»
«Oh...» non so cosa si aspettasse che le chiedessi, ma alla mia domanda si rilassa. «Mi sono trasferita qui il giorno prima che ti incontrassi. Prima di allora vivevo in una casa abbastanza grande nei boschi a est di Tecani, circa a 4 giorni di cammino da qui. I miei genitori mi hanno cacciata di casa dopo che mi sono rifiutata di sposare un uomo scelto da mio padre...»
«Mi dispiace...»
«Non fa nulla» sorride. «Comunque quello è il passato, sono venuta qui per ricominciare.»
Continuiamo a camminare per un po parlando del suo lavoro, delle sue passioni e di molto altro. Scopro che condividiamo la passione per la lettura, ma non le piace disegnare. Mi riprometto di farle un ritratto prima o poi. Siamo quasi arrivati alle fattorie e il bosco che separa il villaggio e queste ultime si sta aprendo lasciano intravedere il cielo limpido e lasciando passare i chiari raggi del sole. Rosemary cammina allegra davanti a me. La luce la illumina e i suoi capelli neri risplendono. Sembrano essere

di un nero più...chiaro. Forse la luce li ha schiariti.
Si guarda intorno sbalordita poi si gira verso di me. «Questo posto è...stupendo! Non ero mai stata qui.» Poi si gira e inizia a saltellare canticchiando e ridendo.
Un fiore viola alla mia sinistra cattura la mia attenzione e mi ritorna in mente quel bimbo dal viso paffuto che regalava i fiori alla madre. Guardo Rosemery, così spensierata e allegra e bellissima. Vado verso il fiore. Lo raccolgo ma appena recido il gambo il fiore appassisce e le dita con cui lo stavo reggendo iniziano a fare la stessa fine. Sento il cuore che sta per esplodere. Lascio andare il fiore e guardo Rose. Non si è accorta di nulla. Torno a posare gli occhi sulla mia mano. Non sta appassendo. Abbasso lentamente lo sguardo sul fiore e i suoi petali viola risplendono sotto i leggeri raggi del sole. Devo ricompormi. È solo lei che vuole farti impazzire, non devi permetterglielo. Inspiro ed espiro due volte, raccolgo il fiore, mi alzo e mi impongo di sorridere. Appena vedo Rosemary che volteggia su se stessa con le braccia aperte e il volto rivolto al cielo, però, il sorriso diventa spontaneo. È stupenda.
«Rose!» Lei si ferma e mi guarda. Sta sorridendo ed ha ancora il fiatone a causa dalla piccola danza improvvisata di poco fa. Mi avvicino a lei nascondendo il fiore dietro la schiena. A un passo da lei glielo mostro e i suoi occhi iniziano a brillare. Le appunto il fiore dietro l'orecchio e il suo volto si illumina ancora di più. «Adesso sei ancora più bella.»
Il suo sorriso è il più grande e bello che abbia mai visto. Mi guarda negli occhi per qualche secondo poi mi abbraccia. Le sue braccia sono intorno al mio collo e io tengo le mani

sulla sua schiena, il viso piantato tra i suoi capelli. Il suo abbraccio improvviso mi fa perdere l'equilibrio e in pochi secondi finiamo sdraiati sulla terreno morbido del sentiero. Il suo corpo è sopra il mio e i suoi boccoli neri mi solleticano la pelle. Il suo viso è vicinissimo al mio e i nostri occhi sono inchiodati assieme. Ci guardiamo per alcuni istanti e poi, quasi contemporaneamente, scoppiamo a ridere come due bambini spensierati.
Il sole è tramontato nascondendosi alla vista di tutti e a dominare il cielo è subentrata la luna. Mentre provo a dormire la mia mente rivive velocemente gli eventi più belli di oggi. Rosemary, bosco, sole, fiore, abbraccio, caduta. È stato un momento magico. Mi sembrava di essere stato catapultato in uno dei miei sogni...un sogno della mia vita prima di tutto questo. Prima di Lei. Il mio cervello ricrea il suo viso, ci spruzza qualcosa sopra e dà vita alle lentiggini, lo incornicia con i riccioli rossi e lo posiziona davanti a me. Mi guarda, ma questa volta ho io il controllo. Agito la mano davanti ai miei occhi per scacciarla e lei se ne va, lasciandomi solo con il ricordo di Rose.
Dopo la caduta abbiamo continuato a camminare fino alla zona delle praterie. Abbiamo raggiunto un prato inondato di colori, limitato dal bosco su un solo lato. Centinaia di fiori creavano un tappeto colorato su cui Rose si è sdraiata. Per qualche istante ha tenuto gli occhi chiusi e un sorriso rilassato le ha addobbato il volto.
Si è poggiata sui gomiti, mi ha guardato sorridendo e si è messa a sedere. «Potrei stare qui per l'eternità.» La sua voce era come un sussurro e lievemente malinconica. Sono sicuro che fosse sincera, lo avrebbe potuto fare davvero.

Mi sono seduto accanto a lei e le ho coperto la mano con la mia. Ha guardato le nostre dita sovrapposte; le sue appoggiate all'erba soffice, e la mie appoggiate alla sua pelle morbida. Il sole tramontava davanti a noi e la luce calda le illuminava il viso. Ha alzato lo sguardo e i suoi occhi scintillavano di nuovo. Mi ha sorriso e, riportando lo sguardo davanti a se, ha appoggiato la testa sulla mia spalla senza scostare la mano. Siamo stati lì, completamente in silenzio, a contemplare quello spettacolo regalatoci dalla natura per un lasso di tempo che mi è parso eterno. Stavo lì a guardare la luce lasciare lo spazio all'oscurità, con la donna più bella che avessi mai incontrato. Avevo quasi paura di star sognando, poi abbassavo lo sguardo sulle nostre mani e sapevo che era reale. Rose era lì, con me. E nessuno, compresa Caroline, poteva rovinarmi quel momento.
Abbiamo ripercorso la strada al contrario, attraverso il bosco e poi tra le case. Infine ci siamo fermati davanti al negozio del vecchio signor Hartford. Lei si fermò, e i miei piedi imitarono i suoi.
«Posso accompagnarti fino a casa se vuoi....» ero agitato ma la mia voce risultava stranamente calma. «È buio e forse non dovresti andare da sola.»
Pensavo fosse una cosa carina da dire ma la sua faccia cambiò all'istante. Pareva di nuovo sulla difensiva. «Scusami.» sorride, ma sembrava lo facesse più per calmare se stessa che me. «Credo sia meglio non accelerare le cose e sai...»
«Non ti preoccupare, hai ragione sono stato affrettato.» Il mio sorriso unito all'affermazione sembravano averla tranquillizzata.

Un piccolo sorriso si insinuò tra le sue labbra. «Grazie per oggi.» Il sorriso adesso era radioso. «Il luogo dove mi hai portato è mozzafiato.» Mi prese le mani e mi abbracciò senza darmi il tempo di dire altro.
Ci siamo salutati e sono tornato a casa.
Mi giro su un lato, chiudo gli occhi e sono di nuovo davanti al tramonto con lei.

Non moriremo maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora