Capitolo 12

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Una pressione leggera preme sulla mia fronte, poi si sposta sulla guancia e infine si posiziona sulle mie labbra. Apro gli occhi quando una voce bassa e dolce mi trascina via dal mondo dei sogni. Rose mi guarda torreggiante. Il viso in penombra a causa della luce che si infiltra dalla finestra. È come se il suo corpo emanasse una luce facendola sembrare un angelo.
Si china su di me per depositare un bacio leggero sulle mie labbra impastate dal sonno. «Buongiorno dormiglione!» La sua voce è serena e calma e le sue labbra morbide. «Hai dormito bene?»
Si è sistemata i capelli e la sua pelle profuma di lavanda. Si scosta da me e si va a sedere a gambe incrociate, come suo solito, al centro del letto. Con quella espressione allegra e quel sorriso sembra quasi una bambina spensierata. Forse la giornata di ieri è stato solo una brutta allucinazione causata da Caroline. Appena il mio cervello elabora quel nome il sorriso sulle mie labbra muore. Per non far preoccupare Rose mi affretto a rispondere cercando di cancellare quel nome dalla mia memoria.
«Buongiorno mattiniera!» Il suo sorriso si allarga. «Questa notte penso di aver fatto la miglior dormita dopo settimane.» Rosemary è a conoscenza dei miei "incubi" e spesso, per non farla preoccupare, le dico di aver dormito bene anche se ho passato la nottata parzialmente insonne dopo un incubo da cui mi sono risvegliato fradicio. Ma quello che ho detto è vero, stanotte ho dormito divinamente. Ieri ci siamo addormentati in quella posizione stranamente comoda e pensavo che mi sarei svegliato con lei ancora lì tra le mie braccia. Non è stato così e, per la prima volta a

quando è venuta ad abitare in questa casa, si è svegliata prima di me.
A quella mia affermazione sembra rallegrarsi e i muscoli delle sue spalle si sciolgono impercettibilmente, ma io lo noto. «Menomale.» Vorrebbe aggiungere qualcos'altro ma si sta trattenendo, glielo leggo negli occhi. Inclino lievemente la testa incoraggiandola a parlare e lei lo fa. «Sai, dopo la giornata di ieri ero quasi sicura che avresti avuto uno dei tuoi incubi...» mentre parla inclina il capo ve si mette a studiarsi le mani. «Sono rimasta sveglia a guardarti dormire quasi tutta la notte.»
Chiudo gli occhi e respiro. Quindi tutto quello che è successo ieri era reale. «Davvero lo hai fatto?» La mia voce è incredula e una nota di dispiacere si fa strada tra le mie corde vocali. Non bastava spaventarla e renderla triste, dovevo pure privarla del sonno.
Annuisce senza guardarmi. «Dovevo farlo.»
«Non capisco.»
«Avevo l'impressione che ti saresti svegliato urlando da un momento all'altro.» Mi guarda e noto che ha gli occhi lucidi.
Mi alzo e mi vado a sedere al centro del letto davanti a lei. Le accarezzo una guancia con la mano. Lei chiude gli occhi e sposta il viso spingendolo contro la mia mano. Appena li riapre una lacrima solitaria le scorre sul volto. Mi affretto ad asciugargliela con il pollice e lei posa la sua mano sulla mia scostandola dal suo viso e portandosela al petto. «Non dovevi.» Cerco di tranquillizzarla ma ottengo il risultato opposto. «Io sto bene.»
«No! Tu non stai bene!» Adesso sta urlando. «Oscar io lo vedo, non sono stupida.» Lascia andare la mia mano,

facendola cadere. È come se mi avesse aspetta tirato uno schiaffo. Nei suoi occhi vedo che lo nota ma continua imperterrita. «Hai incubi quasi tutte le notti, ti svegli madido di sudore, non mangi quasi niente, sparisci giornate intere con il tuo diario senza dirmi nulla e sembri non essere intenzionato a farlo!» Si ferma per riprendere fiato poi continua. «Per non parlare delle volte in cui ti fissi a guardare punti della casa con un'espressione terrorizzata in volto. Oscar io mi sto semplicemente preoccupando per te ma tu non mi dai modo di aiutarti.»
Devo avere un'espressione smarrita. Non sapevo di fare così tante cose strane. Probabilmente mi ci sto abituando. Non riesco nemmeno a guardala. «Mi dispiace, non volevo spaventarti...»
Ma lei mi interrompe alzando una mano e agitandola davanti ai miei occhi per attirare la mia attenzione. Smetto di parlare ma non riesco ancora a guardarla. «No, non ho finito.» Mi costringe a guardarla girandomi il viso con la mano. I nostri sguardi si incontrano per un istante poi i miei si riabbassano tornando a guardare le lenzuola. Perché non riesco a guardarla negli occhi? «Guardami per favore.» Ma io non reagisco. Prende un lunga boccata d'aria prima di continuare. «Ti prego...» adesso mi sta supplicando. Il suo tono di voce è basso e stanco e triste. Lentamente i miei occhi risalgono il profilo del suo piccolo corpo seduto fino a trovare i suoi occhi. «Grazie.» Un leggero sorriso soddisfatto le compare sul volto. «Questa notte, mentre dormivi, hai nominato una donna. Varie volte. Oscar» no ti prego, no. «Chi è Caroline?»
Il mondo mi si sbriciola intorno. Mi sento svenire. Non posso averlo detto davvero. «Cosa...» sono paralizzato. Le

parole mi frullano per la testa e non riesco a trovare quelle giuste. Le tempie iniziano a pulsare talmente forte da costringermi a chiudere gli occhi. «Cosa ho detto di preciso?»
«Non è questo il punto Oscar, io voglio sapere chi...»
«Rose ti ho chiesto di dirmi cosa ho detto di preciso mentre dormivo.»Apro gli occhi e dietro Rosemary, sull'uscio della porta di camera, Caroline compare mettendosi a guardare la scena divertita. Cerco di rimanere impassibile e Rose sembra non accorgersi dell'intrusa.
«Tu parlavi a vanvera. Ci sono stati momenti dove sembrava stessi narrando una storia omettendo alcuni particolari, e altri in cui alternavi parole casuali a minuti di silenzio.» Con un cenno della testa la sprono a continuare. «Non ricordo bene tutte le cose che hai detto ma il nome "Caroline" è una delle parole che hai pronunciato maggiormente.» Si prende un secondo per respirare come se le stesse mancando l'aria. «Hai parlato di un lupo rosso e della luna. Volevi cantare per la luna, ballare per lei e andare da lei. Poi è comparsa lei, Caroline. Hai detto che la odiavi ma che ti dispiaceva per lei. Una tua frase mi ha colpito particolarmente: "Lasciami vivere con lei."»
La faccia di Caroline, dietro Rose, cambia radicalmente diventato seria e severa. «No! Lei non va bene per te.» Rimango a guardarla per qualche istante di troppo e Rose se ne accorge. Si gira e cerca con lo sguardo quello che sto vedendo io. Non vedendo nulla si gira verso di me e sbuffa. Si sta stufando. Probabilmente è proprio questo quello di cui parlava prima: fisso cose per lei invisibili. Ma perchè Caroline non vuole che io stia con Rose?
Alza gli occhi al cielo e urla.«È proprio di questo che ti

stavo parlando prima! Puoi spigarmi cosa stai guardando dietro di me?» La voce di Rosemary adesso è più che esasperata.
Smetto di guardare quella sagoma dai riccioli rossi e mi concentro su mia moglie. «Nulla.» Non posso dirglielo. Alza di nuovo gli occhi. «Te lo giuro, stavo solo pensando.» Non penso mi creda ma annuisce lo stesso. «Te lo ho detto Rose, non devi preoccuparti per me. Sono solo stanco.» Sospira rumorosamente e sembra calmarsi un minimo. «Quindi lei...»
«Non è nessuno di importante, solo una vecchia conoscenza.» La mia voce è forse troppo affrettata e autoritaria. «Se stesse succedendo qualcosa di importante te lo direi.»
Adesso quella ad alzare gli occhi al cielo è Caroline. «Perché non glielo dici? Perché non le dici quello che mi hai fatto? Sono sicura che capirà.» Mentre conclude l'ultima frase un corvo le si posa sulla spalla ma lei non sembra accorgersene. Da dove è entrato? In che senso Rose capirà? Decido di adottare una tecnica che non ho mai sperimentato. Decido di ignorare Caroline.
Devo pensare ad altro se non voglio guardarla. «Ieri mi hai detto che volevi parlare di una cosa.» Non avevo programmato di chiederglielo adesso. Non so nemmeno se voglio sapere di cosa si tratta. «Sembravi scossa. Cosa succede Rose?»
Il suo viso sbianca e cambia posizione prendendosi le ginocchia tra del braccia, rannicchiandosi come volesse diventare piccola piccola per poter fuggire inosservata. «Sei sicuro di volerlo sapere?»
La sua espressione mi fa vacillare. Lei è preoccupata, anche

se non riesco a capirne il motivo. No che non lo voglio sapere. «Si.»
«Bene...» adesso è ancora più agitata di prima. Una goccia di sudore le scende lungo la tempia e procede sempre più giù. «Mettiti comodo, sarà un discorso lungo.»
Caroline sorride trionfante e, con il suo corvo, si gira e la sua immagine si dissolve.

Non moriremo maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora