Capitolo 28

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Apro lentamente gli occhi mentre il mio corpo ritrova la forza di muoversi. Sento i muscoli lottare contro la parte della mia mente responsabile del loro movimento. Socchiudo la palpebre mentre mi stiracchio ed esco finalmente dal torpore del sonno. Inizialmente i miei occhi non percepiscono altro che oscurità ma, appena pochi secondi dopo, iniziano a prendere famigliarità con il buio e inizio a scorgere le sagome dei mobili che si trovano in camera mia. Sospiro e cambio posizione girandomi dall'altro lato cercando la parte più fresca del letto. Fa troppo caldo in questa stanza. Mi irrigidisco scorgendo una figura appollaiata sulla sedia china sulla scrivania, ha la testa appoggiata sulle braccia incrociate e, da come la sua schiena si alza e si abbassa, sembra sta dormendo. Mi metto a sedere e, strizzando gli occhi, cerco di capire chi sia. Forse è mia madre. Penso, ma poco dopo mi rendo conto che è Sarah, la riconosco dal suono prodotto dalla sua bocca. Ha sempre russato un pochino, ma non come certe persone con le quali è quasi impossibile riuscire a dormire se non hai i tappi per le orecchie. No, il suo russare, in realtà, è delicato e quasi piacevole da ascoltare. Sospiro liberando l'aria che stavo trattenendo involontariamente nei polmoni e rilasso il corpo. Giro la testa e guardo l'orologio: è notte fonda. Penso di tornare a dormire ma, quando sto per posare la testa sul cuscino, mi viene in mente una cosa: perchè Sarah è qui? Provo a ricordare ma non mi viene in mente niente. Scavo tra i miei ricordi ma tutto quello che trovo è il vuoto. L'ultima cosa che ricordo è il suono della campanella che annuncia la fine della prima ora passata con la professoressa Richards, da lì in poi nella mia mente c'è

solo il buio. Una domanda mi sorge spontanea: come diamine ho fatto a finire nel mio letto? Una persona normale sarebbe disorientata; spaventata, forse. Ma non io. Non mi sono mai sentita meglio in vita mia. Mi sento come se potessi fare qualsiasi cosa. Mi sento potente. Mi metto a sedere e cerco di guardarmi intorno ma è troppo buio. Guardo in basso e mi accorgo si essere in pigiama. Quando mi sono cambiata? Decido di non soffermarmici troppo. Lo chiederò a Sarah quando si sveglierà. Un formicolio mi sale super la schiena facendomi rabbrividire, poi passa alle braccia e, infine, si concentra sulle mani. Le sollevo involontariamente e, appena i palmi si rivolgono verso l'alto, delle piccole scintille blu ne fuoriescono senza controllo schizzando in ogni direzione. Guardo Sarah ma lei dorme ignara di tutto. Torno a guardare le mie mani sbalordita e con le labbra socchiuse.
«Concentrati.» Dice una vocina acuta nella mia testa Faccio come dice.
Sospiro chiudendo gli occhi. Quando li riapro li punto su i palmi delle mie mani, passando velocemente lo sguardo da quello destro a quello sinistro. Contemporaneamente, chiudo gli occhi e stringo le mani a pugno cercando di incanalare tutta la mia energia in un unico punto. Spalanco gli occhi e le mani con forza e tra questi ultime compare una piccola sfera di luce blu che resta immobile sospesa in aria. Sorrido meravigliata. Quando ho imparato a fare questo?
La voce parla ancora. «Plasmala.» dice seria.
Mi concentro e la sfera si divide formando due nuclei distinti. Avvicino le mani e questi si riuniscono.
«Puoi fare di meglio.» Questa volta riconosco la voce e

rabbrividisco.
«Stacy.» Sospiro.
Una lacrima mi riga il viso. Se lei dice che posso farlo, allora lo farò. Porto la mano sinistra sotto la sfera di luce, mentre con la destra, dolcemente, creo dei piccoli cerchi sopra di essa facendo alzare la mano sempre di più. La luce mi segue e piano piano si trasforma in un'innocua fiamma blu. Da qualche parte nel mio cervello qualcosa si risveglia, lo sento. Qualcosa si potente prende il controllo della situazione e il mio corpo agisce come se sapesse da sempre quello che deve fare. Con movimenti sicuri alzo la mano destra e, dolcemente, spingo la fiamma che inizia a girare lentamente per la stanza. Con il dito indice la guido e lei ubbidisce ai miei comandi. Gira per la stanza illuminando gli oggetti inanimati al suo passaggio. Senza che io glielo comunichi lei si ferma al centro della stanza. Scosto le coperte e mi alzo dal letto incantata. Lascio che le braccia mi ricadano lungo i fianchi e, con piccoli passi incerti, mi avvicino alla fiamma che si ingrandisce sempre di più ogni volta che muovo un passo verso di lei. Quando le sono davanti ha ormai le dimensioni di una palla da basket. Resta immobile mentre le giro intorno ammaliata. La fiamma sembra vera: alla base è scura come il cielo in una notte d'inverno, mentre in cima è di un azzurro pastello ed ha delle sfumature bianche. È stupenda. Dopo un giro completo mi fermo al punto di partenza, dando le spalle al letto. La luce da lei emanata mi illumina il viso riflettendo sulla mia pelle chiara. Lentamente alzo una mano. Provo ad accarezzarla ma, appena i miei polpastrelli la sfiorano, un vento forte ma piacevolmente fresco inizia a spirare nella stanza. Sento i capelli sparpagliarsi in ogni direzione e i

vestiti gonfiarsi a causa dell'aria che gli passa attraverso. Tocco la fiamma e, con sorpresa, scopro che non mi brucia. Al contrario, è inaspettatamente sempre più piacevole. La luce da lei emanata diventa sempre forte fino a diventare accecante mentre il rumore prodotto dal vento mi riempe le orecchie. Socchiudo gli occhi per continuare ad ammirarla. Gli occhi mi iniziano a bruciare ma io non riesco a distogliere lo sguardo da tanta bellezza.
«Greta!»
Un grido mi strappa dalla tranche in cui ero caduta, ma non riesco a capire da dove provenga. Il vento sparpaglia quel suono per la stanza non permettendomi di capire da dove è nato. Ci metto qualche secondo a capire che si tratta di Sarah.
«Greta! Cosa sta succedendo?» Mi urla spaventata per sovrastare il rumore del vento.
Mi giro verso di lei e, nel momento stesso in cui lo faccio, tutto svanisce. L'oscurità ed il silenzio tornano ad essere le padrone della stanza.
Sarah si affretta ad accendere la luce e mi fissa. È ancora seduta sulla sedia ed ha tutti i capelli arruffati. Gli occhi sono spalancati e la bocca socchiusa.
La guardo disorientata e per la prima volta mi rendo contro di essere scalza in piedi in mezzo alla camera.
«Cosa diavolo è stato?» Mi chiede agitata.
«Io...» sono senza fiato. Boccheggio cercando di parlare ma non ci riesco.
Sarah si alza e mi viene incontro. Mi poggia le mani sulle spalle e fissa i suoi occhi nei miei. «Tutto bene?» Adesso è preoccupata, glielo in faccia.
Sto bene? Si, si sto bene. Annuisco.

«Ok.» Sospira e si rilassa. «Quindi, cosa è stato?» Mi chiede ancora.
«Io...» Chiudo gli occhi e cerco le parole. «Credo di aver pieno accesso ai miei poteri, ma non so bene come sia riuscita a sbloccarli...» le parole mi escono come un fiume in piena dalla bocca; la voce impastata dalla sorpresa.
Lei mi guarda scioccata. «Sei stata tu?» Sussurra sorpresa. Annuisco lentamente. «Credo di si.»
Nei suoi occhi si alternano paura e agitazione, ma sono sicura di vederci anche una punta di ammirazione. Si gira e si va a sedere sul bordo del letto. La imito e mi siedo vicino a lei. Sento i suoi occhi su di me, ma io non la guardo. Tutto quello che riesco a guardare sono le mie mani.
Sorrido.«Si, sono stata io.»

Non moriremo maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora