1612 d.C.
Ho un macigno invisibile sul petto che non mi consente di respirare. Apro gli occhi e la bocca in cerca di aria. Caroline tiene la sua mano rovente sul mio petto, ma il bruciore mi arriva tenue, quasi non volesse farmi male.
«Ti avevo avvertito.» Gira la testa verso la figura minuta, che sta facendo capolino nella stanza. Torna a guardarmi e i suoi occhi sprigionano una furia distruttiva. Le parole le escono dalle labbra come scaglie di fuoco. «Brucerete insieme.»
Scompare lasciandomi solo con questa donna bugiarda: mia moglie. Ha di nuovo i capelli corvini stavolta raccolti in uno chignon alto da cui solo poche ciocche sono riuscite a scappare.
«Sei sveglio.» La sua voce è delicata, bassa e lievemente spaventata. Ha forse paura che la caccerei? No, non lo farei. 0 forse si?
«Ciao.» Provo a pensare alla mattinata di ieri. Guardo fuori dalla finestra e il buio avvolge tutto quello che incontra. Ho dormito tutto il giorno? Non lo so, non ricordo di essermi addormentato. Torno a guardarla. «Che ore sono?» «Dovrebbe albeggiare a momenti.»
Albeggiare? «Quanto ho dormito?»
«Tutto il giorno.» Guarda fuori dalla finestra, seguo il suo sguardo ma i miei occhi non trovano nulla su cui fissarsi. Torno a concentrarmi sul suo volto. «Più di dodici ore.» La mia espressione deve essere incredula, ma lei non mi guarda. Ho davvero dormito così tanto?
Come se avesse sentito il mio pensiero, si gira e inchioda il suo sguardo nel mio. «Tecnicamente...» lancia un'occhiatafurtiva fuori dalla finestra e poi ritorna a guardare me. Cosa c'è fuori dalla finestra? «Sei svenuto, ti sei svegliato qualche minuto dopo e poi ti sei addormentato.»
Svenuto? Ora si spiega il vuoto di memoria. Il suo sguardo mi pesa, così lo abbasso. Inizio a tormentarmi le mani l'una con l'altra e la mia mente prova a concentrasi mentre i miei occhi sono persi su quei movimenti. «Sono svenuto.» Non era una domanda. Lei lo capisce e resta in silenzio. Sono svenuto ma non ne ricordo il motivo.
La mia mente riavvolge la scena e la fa scorrere lentamente davanti ai miei occhi facendo assimilare ogni informazione. Rose mi ha raccontato della sua cittadina, di sua sorella e dei suoi capelli. Mi ha confessato di essere una strega. Mi ha detto di essere scappata e di essere arrivata a Tecani il giorno in un cui è morta Caroline, e di aver visto la scena. Poi arriva il buio. Cerco di concentrarmi ma solo alcune parole mi sfilano davanti agli occhi. Rimango in silenzio, perso nei miei pensieri, per parecchio tempo prima di giungere alla soluzione. Il pezzo mancante adesso è bello illuminato e nitido davanti ai miei occhi. Rosa che si fonde con Caroline, la bambina e le voci. Mi manca l'aria. Alzo la testa e una lacrima si fa strada sul mio viso. Rosemary non si è minimamente mossa; mi ha aspettato immobile per tutto questo tempo senza proferire parola. «È tutto vero?» La voce trema ma non gli do importanza.
Inizia ad annuire debolmente. «Si Oscar, sarai padre...» il mio cuore salta un battito. «E lei sarà come me: una strega.»
Le lacrime iniziano a scendere senza controllo, inondandomi la faccia di acqua calda e salata. È un pianto silenzioso e disperato che sembra far sciogliere il cuoredella donna che ho davanti. Rose però, decide di tacere lasciandomi sfogare, e gliene sono grato. «Una bambina, strega.» Un altra affermazione.
«Io e lei possiamo andarcene se vuoi. Usciremo dalla tua vita. All'inizio del discorso te lo avevo promesso, e tu avevi promesso a me che avresti ascoltato ogni mia singola parola. Così hai fatto, hai mantenuto la tua promessa, quindi adesso tocca a me onorare la mia.» Ha la faccia seria, tesa...ed infelice.
Non riesco a parlare. La mia bocca si apre ma non esce alcun suono. Le lacrime mi impediscono di mettere a fuoco la donna seduta davanti a me. I miei occhi sono inchiodati ai suoi e non hanno intenzione di separarsi da quelli verdi di Rosemary. Rimaniamo lì a guardarci, senza che nessuno rompa il silenzio che ci avvolge, per un lasso di tempo infinito. Quando finalmente riesco ad abbassare lo sguardo la voce riemerge dal profondo della mia gola per permettermi di rispondere. «Non devi andartene...credo.» La mia voce è rotta e bassissima, ma lei mi ha sentito. Alzo lo sguardo e mi soffermo sulla sua espressione. Quelle poche parole riaccendono la speranza nei suoi occhi che cominciano a luccicare. Un sorriso leggero e sincero le compare sulle labbra per pochi istanti. È il primo vero sorriso che vedo da un po'.
Mia moglie si ricompone velocemente e ricaccia indietro le lacrime che minacciavano di uscire, tornando ad assumere un'espressione seria. «Sei sicuro?» Sussurra le parole come se avesse paura della risposta, come se sapesse la risposta. Una risposta che non tarda ad arrivare.
«No.» La mia voce fredda arriva troppo velocemente. Ilmio cervello ha elaborato la risposta e la ha buttata fuori, senza che io me ne rendessi conto. Vedo quella singola parola che passa sul volto di Rose e distrugge tutte le sue speranze e mi sorprendo a provare compassione per lei. "Non dovresti provare pena per lei! Ti ha mentito per tutto questo tempo!" Il mio io interiore ha ragione. Lei mia ha mentito...ma resta comunque mia moglie. L'istinto ha la meglio e la bocca si apre da sola. «Ho solo bisogno di stare da solo e pensare...» cerco un contatto visivo con lei, ma tiene lo sguardo basso. «Tutto qui.»
Quando capisce che ho finito di parlare alza lo sguardo e i nostri occhi si incontrano. Ma non mi risponde, rimane ferma immobile davanti a me a contemplare il mio volto con un'espressione afflitta e felice allo stesso tempo. «Rose, ho bisogno di sapere se hai capito quello che ho detto.»
Continua a guardarmi, poi socchiude le labbra e un suono lieve fuoriesce da esse. «Si.»
Il silenzio torna ad avvolgerci, un silenzio che dura parecchi minuti prima che Rosemary lo rompa. Chiude gli occhi e fa un respiro profondo, poi li riapre e si alza. Resta immobile in quel punto con lo sguardo basso, mentre con la mano destra si tortura il polso sinistro. «Bene allora.» Torna a guardarmi. «Se hai bisogno di tempo per pensare lo capisco. Hai parecchie cose da metabolizzare.» La sua voce è piatta. Ha sempre fatto così quando era ferita: cercava di non far trapelare alcuna emozione. «Io...» inizia a guardasi intorno, ma non capisco cosa cerca. «Dammi solo un'ora per prendere le mie cose e me ne andrò. Io cercherò un posto dove stare fino a quanto non avrai deciso cosa fare. Quando saprai cosa vuoi fare me lo dirai e io...» ferma losguardo su di me. «Accetterò ogni tua decisione, e se deciderai che dovremo andarcene lo faremo.»
Senza darmi tempo di rispondere, inizia a camminare per la stanza parlottando tra se e se, senza degnarmi di uno sguardo. Inizia a prendere i suoi pochi averi e a metterli in ordine sul letto, poi passa a svuotare l'armadio. Dovrei fermarla? Non lo so. Vuoi davvero che se ne vada? Non lo so.
Una voce alla mia sinistra mi distrae da Rose. Mi volto verso questo suono familiare. Seduta sul letto Caroline guarda la scena con un'espressione diversa dal solito. Sembra...triste. «Fermala.»
Per una volta scelgo di assecondare Caroline. «Rosemary.» Mi alzo in piedi. Guardo verso il punto dove fino a qualche secondo fa c'era Quella donna dai capelli rossi, ma è sparita. Rosemary non mi ascolta. «Rose.» Stavolta parlo più forte, ma lei continua a non rispondermi. Si mette a camminare di nuovo per la stanza, controllando di non aver lasciato nulla. «Rose!» Aspetto qualche istante ma lei continua ad ignorarmi. Mi avvicino a lei lentamente e mi fermo a due passi da lei. Rose si guarda attorno evitando accuratamente di guardarmi. «Rose, ti prego ascoltami.» La sto supplicando. Finalmente ferma lo sguardo su di me e mi accorgo che sta piangendo. Un pianto silenzioso, che non aveva notato. Aspetto qualche secondo e poi parlo. «Non devi andartene...non adesso.» Chiudo gli occhi e respiro profondamente per convincere me stesso a dire quello che sto per dire. «Ho solo bisogno di pensare un po'.» Apro gli occhi. «Io adesso esco. Vado a fare una passeggiata. Rientrerò questa sera e, a quel punto, ti dirò se dovrai andartene o meno. Ti va bene?» Rimango ad aspettare unarisposta che non arriva. «Rose, devi rispondermi.»
Ha il corpo immobile, e rimane così per un istante prima di iniziare lentamente ad annuire. «D'accordo.»
Annuisco a mia volta. «Perfetto.»
Vado verso l'armadio e indosso dei vestiti puliti. Mi guardo intorno, soffermandomi qualche secondo in più a guardare il diario. Vado alla scrivania, raccolgo la sacca e inizio a riempirla, compreso il diario. Quando sono sicuro di aver preso tutto il necessario guardo fuori dalla finestra. Il sole inizia a comparire dietro gli alberi.
Mi giro verso Rose, che è rimasta a guardare la scena in silenzio. «Adesso vado.»
Mia moglie annuisce.
«Ci vediamo stasera.»
Senza degnarla di un ulteriore sguardo mi dirigo verso la porta, attraverso il corridoio. Entro in cucina e mi riempo un bicchiere d'acqua. Lo svuoto in un secondo e passo al cibo. Prendo un pezzo di pane e una mela verde, li avvolgo in un panno e li infilo nella sacca. Esco velocemente dalla cucina e mi fermo davanti alla porta di casa. Rimango a guardarla per qualche istante prima di girare la testa verso il corridoio. Non ho sentito passi quindi Rosemary deve essere rimasta in camera. Non so cosa mi aspettassi che facesse. Forse una parte di me voleva che mi seguisse, che mi chiedesse di restare. Ma non lo ha fatto. Non mi ha nemmeno salutato. Espiro rumorosamente e apro la porta. Varco la soglia di casa e, mentre mi giro per richiudere la porta, la voce di mia moglie mi arriva bassa. «A dopo, Oscar.»
Involontariamente sorrido al suono di quella voce. Anche dopo tutte le cose che mi ha rivelato, lei continua a farmi lostesso effetto che mi fece la prima volta che la vidi. Mi chiudo la porta alle mie spalle, scendo i gradini e comincio a camminare.
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Non moriremo mai
Fantasi❗️ATTUALMENTE SOSPESA❗️ 23 luglio 1612, in un piccolo villaggio della campagna inglese, sette donne vengono bruciate sul rogo. Tra loro c'è Caroline: una giovane strega bramosa di vendetta contro il popolo che ha acclamato la sua morte. Il destino v...