Capitolo 3

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Apro gli occhi, mi alzo anche se il letto mi chiama e mi chiede di continuare a riposare, apro la porta di camera e cammino. Le mie gambe si muovono lentamente compiendo tanti piccoli passi. Spalanco la porta di casa e scendo i due gradini ritrovandomi in strada. I miei piedi nudi si posano sul terreno liscio e la fresca aria notturna mi avvolge. Aggiro la casa e continuo trascinare i piedi per alcuni minuti. Dietro di me Tecani è deserta e silenziosa. La luna illumina tutto con il suo leggero chiarore e fa brillare l'erba del piccolo prato dietro casa mia. Continuo a camminare. L'erba è soffice e fresca sotto i miei piedi. Il mio sguardo è basso e le mie orecchie tese per sentire ogni possibile rumore. Il silenzio è quasi assordante. Dove sono finiti gli animali? Continuo a muovere i piedi che si fanno sempre più pesanti. Ancora qualche passo. Mi fermo e il mio sguardo è fisso a terra. Il leggero rumore dell'acqua che scorre nel fiume ha scacciato via il silenzio. Mi sento osservato ma mi convinco che non c'è nessuno. Un suono mi arriva all'orecchio pochi istanti dopo. Alzo lentamente lo sguardo e i miei occhi si fissano sul corpo di Caroline. Mi rimangio quello che ho detto, non sono solo. Lei è lì, dall'altra parte del fiume, una chioma rossa in mezzo a centinaia di chiome verdi. Il vestito nero mimetizza il suo corpo tra i tronchi degli alberi dietro di lei. Come sempre mi guarda ma da questa distanza non posso vedere il colore dei suoi occhi. La sua espressione si rilassa, apre le braccia e quando alza la testa verso il cielo capisco che ha gli occhi chiusi. Sembra volersi concedere alla luna e lei sembra accettare illuminandole il viso che pare risplendere sotto quella luce chiara. Rimane così per un po', poi qualcosa cambia. Abbassa le braccia lentamente e ancora più lentamente si abbassa, piega il suo corpo e si inchina. Alza leggermente la testa e mi guarda. Adesso posso vedere i suoi occhi. Sono neri, completamente neri. Mi stanno imponendo di imitarla, vogliono che mi inchini. Cerco di sostenere il suo sguardo ma è come se mi stesse obbligando a chiudere i miei occhi. La foresta di colpo si anima e i lupi iniziano a farsi sentire. I miei occhi iniziano a bruciare mentre i suoi si fanno più severi. Il mio corpo cede, chiude gli occhi, piega la testa in avanti e lentamente si inchina appoggiando un ginocchio a terra. Adesso sono come lei, siamo allo stesso livello. Rimango in quella posizione per un eternità. Alzo la e testa e quando riapro gli occhi i lupi si sono zittiti e lei è sparita. Al suo posto un enorme lupo dal manto rossiccio mi guarda torreggiante. I suoi occhi neri e freddi fissi su di me. Un ringhio vibra nell'aria e mi obbliga a richiuderli. Una mano si posa sulla mia spalla destra. Apro gli occhi. Il lupo è sparito. Giro la testa e i miei occhi si posano su dei boccoli neri. Alzo lo sguardo e trovo i suoi occhi. La ragazza che ho incontrato questa mattina sembra sparita. Questo corpo è freddo, rigido. Il suo sguardo allegro e dolce non c'è più. Anche i suoi occhi sono neri.

I miei occhi si spalancano alla ricerca di qualcosa che mi confermi di essere al sicuro dal mondo dei sogni. Il mio corpo involontariamente si muove e mi ritrovo seduto ad ansimare come se avessi appena smesso di correre. Fuori dalla finestra l'oscurità avvolge ancora Tecani. Non ci sono rumori. A rompere il silenzio ci pensa il mio respiro che esce dalla mia bocca in modo irregolare. Dieci minuti dopo la stanchezza ha la meglio, il respiro si regolarizza, il corpo si rilassa e la mente inizia a viaggiare.

Quando mi sveglio il sole è ormai alto e gioca a nascondino con le nuvole. Rimango a letto, quasi senza cambiare posizione, con lo sguardo puntato fuori dalla finestra. È aperta, ieri sera devo aver dimenticato di chiuderla. È lunedì e in strada le donne portano a casa i vestiti bagnati appena lavati nel fiume. I bambini giocano e ridono in strada creando un brusio leggero che riempie l'aria d'allegria. Io non ho un lavoro, non ne ho bisogno. La mia famiglia è sempre stata benestante ed essendo l'unico rimasto della famiglia Hoghes, ho accesso a tutta l'eredità. Oltre a questa abitazione, ho anche una piccola casa nella zona delle fattorie, ma non ci ho mai vissuto. Penso non lo faccia nessuno da molto tempo. "Monotona" potrebbe essere l'aggettivo perfetto per descrivere la mia vita. Le mie giornate sono quasi tutte uguali: mi sveglio, faccio colazione, passeggio, pranzo, mi riposo, disegno o scrivo, mi lavo, ceno, dormo.
Sono stanco, eppure ho dormito parecchie ore. Chiudo gli occhi e mi rilasso cercando di nuovo l'abbraccio del sonno, che non arriva. Il mio corpo ribolle sotto la coperta. Mi scopro metà corpo e cambio posizione. Mi metto a pancia in giù. Mentre mi giro qualcosa mi fa il solletico alle gambe. Cambio ancora posizione ma la sensazione non cambia. Apro gli occhi, mi metto a sedere e scosto la coperta.

La terra ricopre le piante dei miei piedi e una piccola foglia è incollata al mio ginocchio sinistro. L' ansia si impadronisce di me mentre un'idea folle inonda la mia mente. I miei occhi si spostano spaventati sulla porta aperta. Ieri sera quando mi sono addormentato era chiusa, ne sono sicuro. Mi alzo e noto una serie di impronte di terra. Percorrono tutta la casa. Le seguo. Vanno dalla porta di casa al letto. Corro in bagno e inizio a rimettere tutto quello che ho nel mio stomaco, poi scoppio a piangere. Non era un sogno.

Penso e ripenso al sogno di stanotte seduto sul pavimento del bagno, anche se adesso so che era tutt'altro che un sogno. Le immagini scorrono davanti ai miei occhi in sequenza, facendomi rivivere l'incubo ancora e ancora. Caroline, lupo, boccoli neri. Non si vuole fermare. Caroline, lupo, boccoli neri. Gli occhi bruciano a contatto con le lacrime che sembrano pepite di fuoco puro. La testa minaccia di scoppiare. Caroline, lupo, boccoli neri. Perchè ho sognato la donna dai capelli neri? C'è una connessione tra lei e Caroline? No, non hanno niente in comune. Dei boccoli neri contro riccioli rossi. Un viso dolce e attento contro uno scuro, freddo e perfido. Una donna contro un mostro.

Non sono riuscito a pensare ad altro per tutta la giornata e la sera è arrivata senza avvisare, me ne rendo conto solo adesso mentre l'oscurità tenta di avvolgermi togliendomi il respiro. Ho bisogno di luce. Vado alla scrivania e prendo un taccuino, l'unico rimasto. Lo conservavo per qualcosa di speciale, credo che valga la pena usarlo per questo. Mi siedo e accendo una candela per illuminare il foglio. Intingo la piuma nell'inchiostro e senza pensare inizio a scrivere tutto quello che so e che è successo da quando Caroline ha fatto la sua prima apparizione nella mia vita. Parto dal principio.

27 luglio 1612
Non so come iniziare il discorso. È cominciato tutto quel venerdì pomeriggio...

Non moriremo maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora