Capitolo 18

8 4 2
                                    

Rosemary
Ho la luce puntata in faccia. Apro gli occhi socchiudendoli subito. Porto una mano davanti al viso per proteggermi dai raggi del sole. Allungo la mano dal lato di Oscar ma essa incontra il materasso. Con gli occhi socchiusi guardo il letto e confermo a me stessa che sono sola. Percorro la stanza con lo sguardo alla ricerca dell'uomo che amo, ma non trovo nessuno. Mi metto a sedere e mi passo le mani sul viso ancora mezzo addormentato.
«Oscar sei in cucina?»
Aspetto una risposta ma quando dopo due minuti non arriva inizio a preoccuparmi. Che sia uscito a fare una delle sue passeggiate? Guardo fuori dalla finestra. Il sole gioca a nascondino con le nuvole, che lo coprono fin troppo spesso. E se avesse cambiato idea e se ne fosse andato per sempre? Mi alzo per andare in cucina a controllare, ma lui non è lì. Inizio a correre verso il bagno e per poco non inciampo. Il bagno è vuoto. Controllo velocemente il resto della casa correndo e chiamandolo per nome, ma lui sembra come scomparso. Torno in camera e mi siedo sul bordo del letto. Mi piego in avanti appoggiando i gomiti sulle ginocchia e mi prendo la testa tra le mani. Lotto con me stessa per ricacciare le lacrime che minacciano di uscire. Rimango in quella posizione per un paio di minuti, poi decido di andarlo a cercare. Mi alzo e attraverso la stanza. Mentre cammino, però, qualcosa alla mia destra cattura la mia attenzione. Faccio un passo indietro e mi giro. Stranamente la scrivania è stata sistemata, ma cosa ancora più strana sono quelle poche cose che ci sono sopra. Una candela sovrasta un diario con sopra una lettera. La cera colata dalla

candela è ormai secca e fredda, quindi non è stata usata da poco. Sposto la mia attenzione sulla lettera. Il mio nome è stato scritto su una busta da lettere usate e dal sigillo rotto. La apro e ne estraggo il foglio. Controllo in mittente e il mio corpo si irrigidisce: Oscar. Fisso quel nome per un'eternità prima di riuscire di nuovo a controllare il mio corpo. Mentre il panico mi assale mi sposto sul bordo del letto dove ero fino a pochi minuti fa. Mi siedo, chiudo gli occhi e respiro. Dopo un po' apro gli occhi e inizio a leggere.
Mia cara Rose,
non riesco ancora a comprendere come tu abbia fatto a dirmi che mi avevi perdonato per aver ucciso delle tue simili. Entrambi sappiamo che non è così; tu non potrai mai perdonarmi, e nemmeno io. Mi odio costantemente per gli atti riprovevoli che ho commesso. In ogni caso, se tu stai leggendo questa lettera, significa che io sono morto. Mi sono dato fuoco nella piazza, subendo lo stesso destino delle povere donne innocenti che ho ucciso. Non devi essere triste. In ogni caso devi sapere che ci sono cose che non ti ho mai rivelato. Non stavo bene Rose. Credo di essere impazzito. Vedo e sento cose, persone. Mi parlano e mi urlano di essere un mostro. Non mi lasciano mai da solo. Tutte le volte in cui mi vedevi guardare un punto dove apparentemente non c'era niente era perché stavo guardando loro. Quando mi chiedevi a cosa stessi pensando perché non ti ascoltavo, io stavo ascoltando loro. Non te lo ho mai rivelato perché avevo paura che queste voci attaccassero anche te, e io non potevo sopportare l'idea di farti soffrire. Ti sono immensamente grato di non

aver mai sbirciato o letto il mio diario, ma adesso hai il permesso di farlo. Nel mio diario troverai tutte le risposte che stai cercando. Ti chiedo solo un favore: nascondi il diario, la lettera e tutto quello che essi contengono come se fosse un segreto. Mostralo a nostra figlia e dì a lei di mostrarlo alla sua. Fai sì che questi diventino la testimonianza del fatto che io non ho deciso di abbandonare mia figlia o mia moglie, ma che ho deciso di andarmene perché ho commesso un errore imperdonabile. Delle persone hanno sofferto per colpa mia. Tu hai sofferto per colpa mi e questo non posso sopportarlo. Ti sembrerò un codardo, e forse lo sono, ma capirai meglio quando leggerai il diario.
Fai sapere a nostra figlia che le volevo bene e insegnale a non aver paura. Il mio più grande rimpianto rimarrà per sempre non averla conosciuta. Ho una richiesta da farti. Chiama nostra figlia Lucinda, era il nome di mia madre. In quanto a te, mi dispiace di averti fatta soffrire. Devi sapere che ti amo e che lo ho sempre fatto.
Cerca di non morire, di non lasciare nostra figlia orfana. Stalle vicino e proteggila sempre. Quando sarà pronta, falle leggere il diario. Sono sicuro che sarai una madre perfetta.
Ti amo e addio per sempre,
il tuo Oscar.

Non moriremo maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora