2012 d.C.
Sono talmente presa dalla lettura che quando il telefono inizia a squillare per poco non lancio il libro in aria. Chiudo il libro e sospiro vedendo il nome che lampeggia sullo schermo. Allungo la mano e rispondo alla chiamata.
«Ehi Rossa!» La voce allegra della mia migliore amica esce dagli altoparlanti.
«Spesso mi chiedo come fai a non stancarti di quel nomignolo, io non lo sopporto più da qualche anno; e lo sai!» Dico mentre mi tengo il telefono tra la spalla e la testa e vado verso la portafinestra per chiudere le persiane.
Sento la sua risata leggera e dolce; provo a rimanere seria ma pochi istanti dopo sto ridendo con lei.
Ricordo benissimo il giorno in cui ha iniziato ad utilizzare quel soprannome. Eravamo agli allenamenti di pallavolo; era il primo anno per entrambe. Io non conoscevo nessuno oltre a lei, ma ovviamente la cosa non valeva anche per Sarah. Conosceva quasi tutta la squadra e aveva provato a farmi conoscere le altre ragazze ma io mi ero rifiutata; ero troppo timida per andare a parlare con tutte quelle persone nuove. Mentre stavamo facendo una partita di prova, in vista dell'imminente torneo, mi ero distratta un secondo a guardare un ragazzo seduto sugli spalti che seguiva gli allenamenti con curiosità. Eveva un'espressione seria ed era talmente concentrato che aveva la fronte corrugata. Era grande, forse dell'ultimo anno; ma io mi ero ugualmente persa tra i suoi riccioli biondi. Pochi istanti dopo sono stata bruscamente riportata alla realtà dal grido di quel ragazzo. «Ehi tu! Rossa, attenta!» La sua voce era bassa; se fosse stato un cantante sarebbe stato un baritono.Ma io non avevo sentito quello che aveva detto. Ero troppo felice che mi avesse notato per rendermi conto che mi stava avvertendo.
«Rossa, per l'amor di Dio, spostati o ti colpirà in pieno!» Si era alzato in piedi e stava muovendo le braccia verso la sua destra per spiegarmi che dovevo spostarmi di lato. Ovviamente non avevo capito, così mi sono girata e la palla mi ha colpita il faccia. La palla ha rimbalzata ed è andata a finire fuori dal campo. Mi sono Piegata in avanti e mi sono presa la faccia tra le mani. Non tanto per il dolore quanto per la brutta figura che avevo appena fatto davanti a tutta la squadra e tutti quelli che erano venuti a vedere gli allenamenti, compreso il biondino. Ho appoggiato le mani sulle ginocchia e ho ripreso fiato.
«Tesoro stai bene?» La mia migliore amica mi stava di fianco. La voce preoccupata nascondeva una risata sommessa che, appena ho alzato il pollice per farle capire che stavo bene, le è scappata dalla bocca. Ha riso talmente tanto che ha iniziato a piangere e, mentre io mi raddrizzavo, lei si piegava in due scossa dalle risate.
«Ah ah, come sei gentile Sarah, la tua migliore amica si è appena beccata una pallonata in faccia e ti ridi di lei!» Provai a sgridarla ma sotto sotto avevo voglia di mettermi a ridere con lei.
Alcune persone si avvicinano a me e mi circondano. «Scusami, non avevo intenzione di colpirti.» Una ragazza altissima del penultimo anno mi stava parlando dall'alto. Sembrava realmente dispiaciuta. «Tutto bene?»
«Si si, tranquilla non mi sono fatta nulla.» Quel nulla era in realtà uno dei lividi più scuri che avessi mai avuto e che mi ha ricoperto la gran parte del lato sinistro del viso per pocopiù di una settimana.
Le ho sorriso e lei si è rasserenata subito.
«Rossa!» La voce da baritono mi chiamava da dietro, mi sono girata e ho visto quel ragazzo che aveva appena finito di scendere delle gradinate con le mani in tasca. «Rossa, stai bene?» Sembrava più divertito che preoccupato. «Rossa?» L'espressione sul viso di Sarah era perplessa. Mi guardava dal basso, seduta sul pavimento con le lacrime agli occhi mentre si teneva con una mano la pancia dolorante.
Tutti si girarono a fissarla, ma lei fissava me. Mi squadrò dal basso fino a posare il suo sguardo indagatore sui miei capelli raccolti in una coda che mi ricadevano sulla spalla destra, come se avesse appena notato il loro colore. Ci ha ragionato qualche secondo e poi ha esclamato ancora più divertita di prima. «Rossa!» Ha ricominciato a ridere. Abbiamo preso i nostri asciugamani e le borracce e poi ci siamo avviate verso l'infermeria dove mi aspettava un bel sacchetto di ghiaccio. Non ha smesso di ridere un secondo durante il tragitto.
Da lì in poi non ha più smesso di chiamarmi così. Ogni tanto se ne dimentica, ma appena le ritorna in mente non perde l'occasione di infastidirmi utilizzandolo.
Ritorno alla chiamata. «Certo, certo, so che ti piace in fondo.» Ok, un po' mi piace, ma lei questo non lo deve sapere. «Ma tornando a noi.» La sua voce cambia. «Inventa una scusa a tua madre. Tra venti minuti sono da te. Leggeremo il resto del diario insieme. Ne ho letto un pezzo e poi mi sono fermata, e prima che tu lo dica: sì, mi mette ansia leggerlo da sola.» Un sorriso prende forma sul mio viso. «Quindi preparati che tra poco sono lì. Baci baci!»Attacca senza farmi nemmeno parlare. Rimango lì, in piedi in mezzo alla stanza, con il sorriso stampato in faccia e il telefono in pano ancora appoggiato all'orecchio.
Guardo l'ora: l'orologio segna le otto meno dieci. Devo muovermi.
Corro al piano di sotto e mentre scendo le scale penso a cosa dire a mia madre. A metà delle scale mi rendo conto di essere scalza ma non ho tempo di risalire le scale quindi continuo a scendere e a pensare ad una scusa plausibile. Di certo non posso dirle di aver raccontato del diario a Sarah. Ovviamente mia madre sa che lei sa ma questo non significa che io possa raccontarle qualsiasi cosa ci riguardi. In realtà lo faccio ma lei questo non lo sa, ovviamente. Arrivo alla fine delle scale e mi ricompongo prima di entrare in salotto dove mia madre sta guardando un programma di cucina. Respiro a occhi chiusi e poi mi faccio coraggio ed entro nella stanza.
«Mamma, che guardi?» Chiedo senza far trapelare la mia agitazione. Non mento molto spesso a mia madre, di solito non ne ho bisogno.
«Uno stupido programma di cucina scadente.» Dice vagamente annoiata mentre con una mano si affretta a cambiare canale, si ferma su un canale che trasmette un film horror di cui non ho mai sentito parlare, e poi torna a guardare me come se già sapesse che sto per chiederle qualcosa.
«Per te andrebbe bene se tra poco venisse Sarah?» I suoi occhi mi fissano interrogativi e mi chiedono di continuare a parlare. «Sai, dobbiamo studiare per il test di biologia di venerdì e avevamo pensato di farlo insieme.» Scrollo le spalle come se fosse una cosa ovvia.«Certo tesoro, ma alle dieci e trenta ognuno a casa propria!» Prova a fare la seria ma poco dopo il suo viso si apre in un sorriso, sa già che lei non andrà via a quell'ora. Le do un bacio sulla guancia. «Grazie mamma.» Corro fuori dal salotto e inizio a salire le scale.
«Fai piano!» Sento la voce di mia madre tuonare dal salotto; rodo ma non mi fermo.
Mi chiudo la porta di camera dietro e controllo l'ora: sono passati due minuti dallo scoccare delle otto. Controllo il telefono che avevo lasciato in camera e apro la foto che mi ha inviato la mia migliore amica. Fisso la sua faccia arricciata mentre mi manda un bacio e leggo la didascalia: sto arrivando baby. Sorrido, mi metto un paio di ciabatte, che prima avevo dimenticato di indossare, mi infilo una felpa sopra a maglia del pigiama e scendo di nuovo le scale. Puntuale con una sveglia, appena scendo l'ultimo gradino, suona il citofono. Mi butto sulla porta e la apro facendo entrare la mia biondina. Mi abbraccia e va a salutare mia madre che si è affacciata dalla porta del salotto. Saliamo le scale e ci chiudiamo in camera.
«Cosa le hai raccontato?» Dice incuriosita mentre appoggia lo zaino grigio per terra e si toglie il cappotto rivelando un pigiama blu a pois bianchi.
La imito levandomi la felpa e rimanendo anche io in pigiama. Indico il suo zaino. «Sapevo che avresti portato lo zaino; lo fai sempre. Quindi le ho detto che avremmo studiato biologia per venerdì.»
Sorrido e un sorriso complice le si forma sulle labbra. «Ma noi il venerdì non abbiamo biologia.» Afferma con convinzione.
«Lo so.» Le spedisco un bacio con un soffio e ridiamoinsieme.
Poco dopo ci sistemiamo sul letto, mi chiede fin dove sono arrivata con il libro e ci stupiamo di essere arrivate esattamente nella stessa pagina. Ci mettiamo comode, schiarisco la voce per fare scena e inizio a leggere ad alta voce.
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Non moriremo mai
Fantasy❗️ATTUALMENTE SOSPESA❗️ 23 luglio 1612, in un piccolo villaggio della campagna inglese, sette donne vengono bruciate sul rogo. Tra loro c'è Caroline: una giovane strega bramosa di vendetta contro il popolo che ha acclamato la sua morte. Il destino v...