Capitolo 3.

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Continuavo a torturarmi le mani in grembo mentre sentivo ancora il suo sguardo addosso. Con quella frase avevo di sicuro attirato la sua attenzione e adesso non potevo far altro se non parlare. Da dove potevo cominciare? "Ho agito alle tue spalle, senza dirti nulla, e infrango la legge ogni volta che porto del cibo alle persone dell'altro emisfero?

"Ma cosa mi era saltato in mente? Sentii il suo piede tamburellare sul pavimento e questo mi rese solo più nervosa. Presi un respiro profondo e mi decisi a parlare, dopotutto non avevo scelta.

"Scott mi ha invitato ad andare al ballo con lui." dissi velocemente e tutto d'un fiato. Lei rimase a bocca aperta sconvolta. Mi diedi mentalmente delle pacche sulla spalla per essere riuscita ad evitare una situazione alquanto scomoda.

"Tu, falsa migliore amica! Come osi farti invitare dal ragazzo che mi piace?" disse poggiando una mano sul petto. Ogni volta era sempre la stessa storia. Lei diceva che non ero un vera migliore amica, poi mi chiedeva di spiegarle bene cosa era successo, e infine mi chiedeva scusa per essersi arrabbiata con me senza un buon motivo.

"Io non ho fatto nulla. Mi sono seduta innocentemente nell'unico banco vuoto rimasto, che casualmente era proprio quello davanti al suo, e lui me lo ha chiesto." dissi senza dare troppa importanza all'accaduto. Si mise a gambe incrociate davanti a me.

"Dimmi esattamente cosa ti ha detto." disse categorica, incrociando le braccia al petto. Alzai gli occhi al cielo e le dissi tutto, parola per parola. Lei tenne il broncio mentre io raccontavo la vicenda. Quando finii si lasciò cadere all'indietro disperata.

"Non vuoi sapere cosa gli ho risposto?" dissi cercando di mascherare un sorriso.

"Ovviamente hai detto no. Non c'è bisogno di chiedertelo." disse ovvia coprendosi il volto con una braccio. Risi piano per la sua reazione. Mi alzai e mi sedetti sul pavimento poggiando la schiena contro il divano e le tolsi il braccio da sopra il viso.

"Ti piace così tanto?" chiesi incredula, non pensando che le interessasse davvero.

"Beh, si. E' dolce e gentile ed anche molto simpatico. Facciamo matematica insieme e qualche volta parliamo." disse fissando il soffitto sorridendo come un ebete. Spalancai la bocca nel vederla in quello stato. Conoscevo quello sguardo perso nel vuoto e quell'espressione estasiata. Mi misi in ginocchio puntandole un dito contro.

"Ti piace davvero!" urlai per l'incredulità. Lei mi zittì premendo la sua mano contro la mia bocca. Mi rivolse un'occhiataccia e finalmente mi lasciò respirare di nuovo.

"Mio fratello è di sopra che dorme." disse infastidita alzando gli occhi al cielo. Non perchè non volesse svegliarlo, ma perchè non voleva averlo tra i piedi. La costrinsi a raccontarmi ogni singolo dettaglio delle loro conversazioni e non mi resi conto di quanto tempo passò.

"Merda, scusa Maddy devo correre a casa." dissi alzandomi da terra, completamente nel panico.

"Sta calma, ti do uno passaggio io." disse alzandosi anche lei. Si mise le scarpe, prese le chiavi ed uscì fuori mentre io la seguivo. Era già buio e non mi piaceva camminare di notte da sola. Odiavo il buio. Era qualcosa di ignoto e di spaventoso, non potevi mai sapere cosa si sarebbe potuto nascondere nell'angolo poco illuminato, o dietro un cespuglio. Essere completamente al buio mi metteva tanta ansia addosso e Maddy lo sapeva bene. Sapevo che era una paura infantile, ma la mia parte razionale non riusciva a prevalere in questo. Quando arrivai a casa vidi le luci accese e sapevo che avrei dovuto sopportare la ramanzina di mio padre. Salutai Maddy ed entrai in casa.

"Signorina, ti sembra questa l'ora di rientrare?" disse con tono duro mio padre, che era seduto sul divano. "Sai che non voglio che stai fuori fino a tardi." disse facendo trapelare la sua apprensione. Si preoccupava per me e lo apprezzavo davvero tanto, ma a volte poteva risultare assillante.

River Valley || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora