Capitolo 14

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Oggi era "Il grande giorno". Mio padre non era riuscito a stare fermo per un secondo. Ha pulito casa da cima a fondo, con il mio aiuto, e iniziato a preparare tutto il necessario per la cena di stasera.

Aveva deciso di cucinare l'anatra all'orange. L'odore sembrava buono, e speravo anche il sapore. Anzi, ripensandoci non sarebbe stato male vedere il presidente strozzarsi dopo il primo boccone.

"Heaven, stai dormendo con gli occhi aperti." disse mio padre sventolandomi una mano di fronte al viso mentre tenevo il panno a mezz'aria davanti la finestra. Scossi la testa per riprendermi e finii di pulire il vetro.

Per tutto il giorno non avevo smesso di pensare ad Harry. Il senso di colpa cresceva con il passare delle ore. L'avevo trattato malissimo quando l'unica cosa che cercava di fare era aiutarmi. Non sapevo quando l'avrei rivisto e con il presidente in città c'erano guardie dappertutto. Non era saggio per me andare al muro e tantomeno per lui venire da me.

Il fatto che mio padre fosse così nervoso mi metteva ansia. L'intera situazione mi metteva ansia ed ero anche parecchio stanca. Non ero andata a scuola, ma ero stata in piedi a pulire per tutta la mattina.

"È pronto da mangiare." disse mio padre dalla cucina. Mi stropicciai gli occhi e dopo aver lavato le mani lo raggiunsi.

"Panini?" chiesi un po' delusa. Dopo tutta quella fatica avevo fame.

"Doveva essere qualcosa di pratico e veloce. C'è ancora tanto da fare." mormorò con la bocca piena.

"Ma io sono esausta." dissi sedendomi di fronte a lui. Afferrai il panino e diedi il primo morso. Era fantastico mettere qualcosa sotto i denti.

"Lo so tesoro." disse annuendo dispiaciuto. "Puoi fare un pisolino se vuoi."

"Davvero?" dissi confusamente con la bocca piena. Qualche pezzo di cibo cadde fuori, ma non ci feci caso.

"Si. Ma non per molto." disse finendo il suo panino. Annuii senza fiatare, continuando a mangiare.

Quando finii sparecchiai e praticamente corsi verso la mia camera. Il mio letto non era mai sembrato cosí morbido e accogliente. Poggiai la testa sul cuscino e mi addormentai immediatamente.

-

Mi svegliai infastidita, sentendo il naso bruciare. Aprii gli occhi a fatica e mi misi a sedere. Non sapevo che ora fosse, ma fuori era quasi buio.

Realizzai che il bruciore al naso era dovuto ad una forte puzza di bruciato. Entrai nel panico. Presi una maglietta e la posizionai davanti la bocca e il naso. Corsi al piano di sotto e vidi una cappa di fumo in cucina.

Afferrai i guanti e aprii il forno tirando fuori l'anatra ormai carbonizzata. La gettai nel lavandino tossendo per il troppo fumo.

Mi guardai intorno freneticamente, totalmente terrorizzata quando finalmente ricordai dove tenevamo l'estintore. Lo presi e lo puntai contro il forno.

Sentivo i polmoni bruciare così mi precipitai fuori per riprendere aria. Mi buttai sul giardino fissando il cielo. Cercai di inalare aria fresca e dopo qualche minuto mi sentii meglio.

Fu in quel momento che realizzai che mio padre era lí dentro da qualche parte. Corsi di nuovo dentro casa e mi guardai intorno.

"Papá!" urlai senza ottenere alcuna risposta. Non era al piano di sotto. Salii al piano di sopra, diretta verso la sua camera.

Era sdraiato sul letto che dormiva beatamente ed io tirai un sospiro di sollievo.

"Papà." dissi con tono più gentile. "Papà."

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