Capitolo 26

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Lo sguardo di mio padre era più furioso che mai. Non ero mai riuscita a farlo arrabbiare tanto in vita mia. I suoi occhi che di solito erano dolci e gentili adesso erano gelidi e chiusi in due fessure, le sue narici si allargavano al ritmo del suo respiro pesante e accelerato. Tutto il suo corpo emanava ondate di rabbia.

Mi sedetti tremante sul divano, dove prima sedeva il presidente.

"Sei uscita senza avvisarmi. Sai quanto sono stato in pensiero?" disse a denti stretti.

"Scusa." mormorai abbassando lo sguardo. Sapevo che aveva ragione, avrei dovuto almeno lasciargli in biglietto.

"Non mi servono le tue scuse. Non cancella la notte che ho appena passato in bianco a cercare di sapere dove diavolo fossi." ringhiò affondando le dita sul bracciolo della poltrona fino a far diventare le nocche bianche.

"E come se non bastasse eri con il figlio del presidente. Sei un'irresponsabile, dovevi avvertirmi subito che era in giro senza scorta." disse rivolgendomi uno sguardo severo.

"So che avrei dovuto, ma era così felice di essere riuscito a liberarsi delle guardie e di essere libero per qualche ora." mormorai con un filo di voce.

"È una giusta precauzione per lui." cercò di spiegarmi mio padre. "Ci sono tante persone fuori di testa, e lui è pur sempre il figlio del presidente." disse con tono più basso e rammaricato.

"Intendi che qualcuno potrebbe voler fare del male a Liam?" chiesi quasi scioccata. I suoi occhi, che erano fissi sulle sue scarpe, saettarono nei miei.

"Ehm.. no. Ma come ho detto è pur sempre il figlio del presidente. I suoi nemici potrebbero prendersela con il figlio." disse scrollando le spalle con fare non curante, come se quella fosse una semplice supposizione. Ma dal nervosismo che leggevo nel suo viso capii che forse c'era qualcosa di fondato in quel che avevo detto.

Chi potrebbe voler fare del male a Liam? Un pensiero mi investii come un treno in corsa e sgranai gli occhi. I Revueltantes avevano qualcosa in mente contro Liam? Non era così difficile da credere dopotutto. Era difficile arrivare al presidente, ma al figlio? Sarebbe stata un'ottima vendetta.

Con quell'assurda idea che continuava a ronzarmi in testa mi alzai dal divano.

"Scusami ancora. Non succederà più. Vado a cambiarmi e poi vado a fare una passeggiata." dissi a mio padre prima di correre al piano di sopra. Non sentii nessuna protesta da parte sua quindi mi cambiai più in fretta che potevo.

Sapevo da chi potevo ottenere risposte.

Scesi le scale e dopo aver avvisato mio padre cominciai a camminare, diretta al muro.

Avevo capito che questa rivolta era rischiosa e bisognava giocarsi le proprie carte in modo giusto, ma perchè sfociare nella violenza? Non potevano voler fare del male a Liam. Non se lo meritava. Era spregevole attaccare il bersaglio che secondo loro era più debole.

Dovevo parlare con Harry e, anche se sapevo che non avrebbe risposto alle mie domande, dovevo tentare.

Arrivai davanti il muro e solo allora realizzai di non sapere i nuovi turni delle guardie. Feci molta attenzione e dopo aver visto le guardie allontanarsi mi gettai nel fiume e passai dall'altra parte. L'acqua gelida mi fece rabbrividire, ma cercai di non farci caso.

Quando riemersi presi una bella boccata d'aria e mi affrettai ad uscire dall'acqua. Era una pessima idea camminare da sola a Tijuana, ma non avevo scelta. Harry non sarebbe certo venuto da me, era stato molto chiaro la sera prima ferendomi in quel modo con le sue parole.

Corsi lontano dal muro completamente zuppa e ricoperta di brividi. Non mi erano proprio mancate le strade di Tijuana, se così si potevano chiamare. Mi passai una mano tra i capelli bagnati e cercai di ignorare il freddo che sembrava essersi impossessato di me.

River Valley || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora