Continuavo a fissarlo scioccata. Voleva davvero che andassi a Tijuana con lui? Questo andava al di là delle mie possibilità. Non potevo fare una cosa del genere e sperare che non mi avrebbero scoperta. Come avrei spiegato a mio padre la mia assenza?
"Dici sul serio?" chiesi senza fiato. Lui mi guardò accigliato e annuì prima di distogliere lo sguardo. Mi morsi il labbro pensando ai pro e i contro, ma la verità era che non c'era nessun pro in questa faccenda. Mi sarei cacciata in un mare di guai.
"Per quanto tempo?" chiesi cercando di mandare giù il groppo che sentivo in gola. Lui mi guardò confuso così mi spiegai meglio. "Quanto dovremo stare a Tijuana?"
I suoi occhi si spalancarono e sembrava sorpreso. Cercò di riprendersi scuotendo la testa. "Se andiamo adesso penso che potremo tornare fra un giorno e mezzo."
Mi coprii il volto con le mani, insicura su cosa fare. Perchè era necessario che io andassi lì? Volevo scoprirlo, così non mi fermai dal chiederglielo.
"Perchè devo venire? Non posso aiutarti da qui?" chiesi recuperando un po' di coraggio.
"Devi incontrare delle persone, non posso dirti altro. E loro non possono venire qui." disse non guardandomi negli occhi nemmeno per un secondo. Mi accigliai alle sue parole.
"Chi sono?" chiesi mordendomi il labbro nervosamente.
"Non posso dirtelo, puoi per favore fidarti?" mi domandò guardandomi finalmente negli occhi. Scossi la testa incapace di dire altro. Come potevo fidarmi? Voleva portarmi in un posto che, come aveva detto lui pochi minuti fa, era pericoloso per incontrare delle persone che non conoscevo e di cui lui non voleva dirmi nulla.
"Heaven." sussurrò il mio nome attirando la mia attenzione. "Per favore." disse con tono supplichevole. "Ho bisogno del tuo aiuto." aggiunse allungando una mano verso di me. La guardai circospetta. C'era qualcosa nel suo atteggiamento che non mi convinceva. Mi stava nascondendo qualcosa, e forse l'unico modo per scoprirlo era andare con lui.
Allungai esitante la mano e afferrai la sua. Il sorriso che mi rivolse era smagliante e quasi sollevato, e persi per un attimo il filo dei miei pensieri.
"Prendi il tuo zaino e metti dei vestiti puliti mentre io prendo qualcosa da mangiare." disse camminando a grandi passi verso la cucina. Io rimasi immobile, fissando il nulla per qualche secondo. Cosa avevo appena accettato di fare?
Presi lo zaino e salii velocemente al piano di sopra. Dovevo trovare una scusa da dire a mio padre. Sarebbe rientrato domani mattina e sarebbe uscito di nuovo la sera. Potevo fingere di dover andare a studiare da Maddy di pomeriggio.
Mentre mettevo un paio di jeans, la felpa di mio padre, l'intimo e un paio di calzini nello zaino chiamai Maddy spiegandole brevemente i miei piani. Mi urlò contro dicendomi di stare attenta e che non voleva essere complice del mio suicidio.
"Sei pronta?" la voce di Harry mi fece sobbalzare.
"S-Si." balbettai lanciandogli un'occhiata. "Maddy per favore, reggimi il gioco." dissi con tono supplicante.
"Certo, ma torna tutta intera." disse con tono preoccupato, nonostante quella fosse una battuta per sdrammatizzare.
"Sicuro." dissi prima di riattaccare. Mi girai verso Harry che teneva della frutta e delle merendine nelle sue mani.
"Posso metterle nel tuo zaino?" chiesi facendo un cenno verso di esso. Annuii e glielo porsi.
"Andiamo." disse mettendosi lo zaino in spalla e uscendo dalla mia camera. Ormai avevo accettato e non potevo tirarmi indietro. Avevo capito che ci teneva molto ad avere il mio aiuto, e non riuscivo a negarglielo nonostante risuonavano tanti campanelli di allarme nella mia testa.
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River Valley || h.s.
FanfictionUn mondo diviso dalla guerra, un'umanità avida e impassibile di fronte ai vinti, un emisfero pieno di disperazione e dolore. Un raggio di sole che cerca di condividere la sua luce con gli altri.© copertina: crediti a @mels_18