1- Il mondo della mafia

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Pov's Crystal
I miei occhi azzurri si riempiono di lacrime.
Le mie mani scivolano sul mio seno, sulla mia pancia e sulle mie grosse gambe delineate da smagliature.

Soffoco i miei singhiozzi con una mano sulla bocca, mi sento i polmoni andare a fuoco e il mio cuore che si sgretola lentamente.

Corro verso il water e vomito tutta la cena che avevo nello stomaco, mi rialzo poco dopo e ritorno allo specchio per poi sciacquarmi la bocca e il viso.

《Crystal! Ma quanto ci metti?!》
Urla mia sorella, Eleonora, bussando ripetutamente alla porta.
《C-inque m-inuti ed esco》

Attivo il getto ed entro velocemente nella doccia bagnandomi con l'acqua bollente.

Appoggio la testa alle mattonelle fredde e sospiro.

Ho avuto un altro attacco di panico.

Avevo quattordici anni quando ebbi il mio primo attacco di panico.

Erano appena morti i miei genitori.

Mia mamma, mio padre, tre uomini, un hostess e un pilota morirono tutti sullo stesso aereo.

Aereo manomesso dalla mafia russa.

Da quel giorno, nulla ha più un senso nella mia vita.

Su quell'aereo ci dovevo essere anch'io ma mia mamma prese il mio posto lasciandomi con i miei fratelli.

"Stai attenta Crystal, ti voglio bene"
Mi disse dolcemente la donna dai capelli biondi come i miei.
Prese per mano mio padre e mi sorrise per poi entrare nel taxi.

Quella fu l'ultima volta che vidi i miei genitori.

I giorni successivi non li ricordo con precisione.

Ricordo solo l'assistenza sociale che voleva portarci in orfanotrofio ma i miei fratelli lo impedirono visto che avevano già compiuto la maggiore età.

Una parte di me era su quell'aereo ed è morta insieme alle persone che mi hanno creato e cresciuto.

Sono passati sei anni "dall'incidente".
I primi anni sono passati velocemente, mio fratello mi iscrisse in una scuola superiore di suore dove incontrai la mia unica migliore amica, Alessia. Ritornavo a casa alle 12 e 30, preparavo il pranzo, studiavo, preparavo la cena, pulivo casa ed andavo a letto presto.

Questa routine mi ha accompagnato per ben cinque anni, solo dopo essermi diplomata, un anno fa, è apparsa una nuova e ancora più triste.

Se pur piccola, pregai mio fratello affinché abbandonasse questo mondo crudele e inaffidabile che ci aveva portato via i genitori ma fu tutto inutile.

La sete di vendetta lo mangiava giorno dopo giorno, si spingeva al limite pur di far fuori il capo della mafia russa.

Finché, un giorno, un proiettile gli sfiorò il cuore e quando uscì dalla sala operatoria che gli aveva salvato la vita mi promise di non cercare più vendetta contro quei mafiosi russi.

Nonostante questa promessa, non può abbandonare tutto questo mondo che ci tiene legati con delle catene.
Adesso, i miei fratelli, si occupano solo di vari locali e traffici di droga da quanto so.

Visto che essere donna nel mondo della mafia non è facile.

Siamo solo dei trofei, delle bambole che appartengono ai mariti o ai padri.

Non possiamo ribellarci, non possiamo perdere la verginità prima del matrimonio, non possiamo parlare di "lavoro" e un'altra infinità di ingiustizie che io non condivido.

𝑻𝒉𝒆 𝒘𝒐𝒓𝒍𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒎𝒂𝒇𝒊𝒂  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora