Capitolo 8.

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Eli Crane punta un coltello contro il mio petto. Quando inspiro, posso sentire la lama sottile fra i miei seni ansimanti.
<<Ti faccio paura, Jessica?>>
La sua voce calda e roca è piena di seduzione.E' pericoloso, ma anche io lo sono.
<<Dimmi Eli, tu...sei tu quello spaventato?>>
Afferra un bottone fra le dita. 
C'è una tensione fra di noi che non riesco a spiegare, ma entrambi la sentiamo. Mi osserva con uno sguardo dal fascino primitivo e oscuro. 
Non voglio scappare, mi rifiuto di farlo...
<<Fallo.>>
Con un solo colpo, il coltello taglia il filo e fa saltare in aria un bottone. Taglia un altro e poi un altro ancora. Ben presto tutti i miei bottoni della mia camicetta sono sparsi sul pavimento e la mia scollatura è scoperta.
Ci guardiamo negli occhi. C'è fuoco nel mio sguardo è tanto forte quanto il suo.
Se smetto di guardarlo per almeno un secondo...
I miei seni si alzano e abbassano mentre io respiro in modo irregolare. E' ovvio contro cosa stiamo combattendo.
<<Sable.>>
Ci desideriamo. Nonostante tutto, il mio corpo vuole questo uomo esasperante e diabolico. Colui che risveglia tutti i miei sensi.
<<Eli...fermati, questo non è corretto.>>
<<E così hai paura. Posso capire perché. Dopotutto sono il mostro delle fiabe. Sono la Bestia.>>
<<Io non avevo...non ho...io solo...>>
<<Lascia perdere.>>
Ti lascia andare, la frustrazione riempe i suoi occhi mentre rilascia un respiro caldo e tremante, come se fosse intossicato dalla mia presenza.
Si allontana da me infastidito. Con me o con se stesso...è impossibile saperlo.
<<Dove vai?>>
Si gira e si avvicina di nuovo.
<<Perché me lo hai lasciato fare?>>
<<Cosa? Io non ti ho lasciato fare niente.>>
<<Non mi hai fermato.>>
<<Cosa?>>
Indietreggia un poco e si concentra sul mio viso.
<<Stavi solo cercando di assecondarmi? Un'altra persona che prova pietà per il mio handicap?>>
<<Scusa? Credi che questo m'importi?>>
<<So cosa sono io. Non è necessario che tu faccia finta che io non lo sia.>>
<<Fare finta di cosa? E riguardo all'handicap, immagino che tu ti stia riferendo al tuo carattere orribile.>> respira fra i denti. <<Non fare quel rumore solo perché sei incazzato.>>
<<Cosa?>>
<<Lo fai sempre. Non sai come rispondere e allora fai quel rumore esasperato.>>
Lo sta per fare di nuovo, ma poi si ferma. Incrocio le braccia al petto e sospiro.
<<Oddio, ora capisco. Hai detto a Zach che non ero "disponibile" perché...mi vuoi per te. E' per questo?>>
Mi fissa. C'è qualcosa nei suoi occhi. Potrebbe essere rabbia...o vergogna.
<<Cosa ti ha dato questa impressione?>>
<<Gli ultimi cinque minuti.>>
<<Certo, sono ossessionato da te.>>
<<Lo sei?>>
Alza gli occhi al cielo e respira fra i denti senza rendersene conto.
<<Resto sveglio la notte chiedendomi cosa succederebbe se iniziassi a baciarti partendo da quei tacchi accattivanti per risalire fino a quelle gambe sensuali che si uniscono.>>
Aveva iniziato con il tono sarcastico, ma alla fine suonava più come un'offerta.
Arrossisce leggermente in volto.
<<Sul serio, Eli. Se pensi che non capisca quando un uomo mi desidera...>> afferro la sua camicia e guardo esplicitamente il tessuto teso dei suoi pantaloni per poi tornare a guardare i suoi occhi. <<Allora dovresti evitare che i tuoi pantaloni ti tradiscano.>>
Si morde il labbro mentre mi guarda e i suoi occhi sono pieni di fuoco e desiderio. Si avvicina leggermente.
<<Sable...>>
Esito un pò e poi provo ad appoggiare la mia mano sulla sua guancia.  La mantengo lì, come se lui non fosse mai stato toccato così dolcemente.
Il coltello che aveva appoggiato, improvvisamente cade al suolo, entrambi sobbalziamo.
La nebbia si alza e i nostri sensi ritornano.
<<Mi dispiace, Sable. Per il filo e per il coltello. E' solo che...è stato difficile per me adattarmi alla vita civile. Niente sembra più pericoloso.>>
<<Vita civile? E' vero! Tu eri un soldato, giusto? E' così che...>>
<<Facevo parte del corpo della Marina Militare.>>
<<L'ho visto nei tuoi archivi, me ne ero quasi dimenticata.>>
<<Ogni tanto ho questi momenti e...ho oltrepassato il limite. Non succederà più.>>
Si sposta per mettere le sue mani sulle mie, ma si blocca e arretra all'ultimo momento, come se avesse paura di spaventarmi per sempre.
<<Ti comprerò un'altra camicia.>>
<<Mi comprerai un'altra camicia. E...finisce tutto così?>>
<<E' la cosa migliore.>>
I suoi occhi mi schivano.
L'uomo dominante e attraente che io trovavo intrigante, è improvvisamente piccolo e di cattivo umore.
<<Come ti ho detto prima, vai a casa Sable.>> si allontana e lo osservo mentre scompare nel suo ufficio. <<Puoi andartene.>>
Rimango lì, completamente sbalordita.
Giuro di aver visto nei suoi occhi...lui...lui mi desidera, ma se ne sta andando via? Che diavolo ha che non va in quell'uomo?
Inizio a raccogliere i bottoni della camicia dal pavimento. Guardo verso il corridoio e scuoto la testa.
Un momento sta affettando la mela e subito dopo sta strappando la mia camicia. E' sufficiente per farmi tremare. Però non capisco se è per la paura o per l'eccitazione.
Cerco dentro la mia borsa e trovo un cambio di vestiti sul fondo. Trovo una canottiera e dei jeans effetto usato, andranno bene questi...meglio di niente.
Lascio la mia camicia nell'ufficio di Eli, che ha promesso di farmela riparare.
Non posso andarmene dopo tutto quello che è successo. Mi siederò e lavorerò tutto il giorno, che vada al diavolo Eli.
Mi siedo, appoggio le dita sulla tastiera e comincio ad organizzarmi.
Trenta email! Mi terranno distratta per un pò.
Inizierò con le email degli Hotel Crane. Alcune email da Bobbie, l'assistente di Reese Crane, che mi aiutano ad organizzare alcuni appuntamenti di Eli.
Sì, parteciperà alla cena al Royal London, l'elegante sala banchetti di Chicago. Che lo voglia o no.
Sorrido mentre batto le dita sul tavolo.
Mancano ancora un pò di mesi. Non c'è bisogno che lo avvisi ora. Forse aspetterò fino al giorno dell'evento.
Quando finisco di controllare la posta in entrata, si è già fatto buio. 
Mi scrocchio le nocchie e sorrido soddisfatta per aver svolto un bel lavoro.
Adoro questa sensazione, sollevare il peso dalle spalle dei miei clienti e fare in modo che tutto scorra liscio. Naturalmente i miei genitori lo vedrebbero come un lavoro degradante. Mi chiamano "la domestica".
Potrei essere presidente alla Sawyer Financial, ma...uff, proviamo ad immaginare: ufficio beige, pareti beige e pantaloni beige. Mi viene quasi da ridere a pensare quanto sia terribile rispetto al mio ambiente lavorativo.
Tutta la sala è vibrante e piena di personalità. Colori e motivi abbondano, combinati con un arredamento di lusso. Faccio scivolare le dita sul legno del tavolo.
Quando eravamo vicini, tutta la stanza sembrava scomparire e girare intorno a noi, come un caleidoscopio.
Scuoto forte la testa, con un sospiro premo il tasto per salvare e...
Accidenti, tasto sbagliato! Adesso sto stampando.
Dalla caverna di Eli si sente la stampante entrare in funzione. Ogni possibilità di andare via inosservata è persa.
Uffa, troppo tardi. Mi fermo. Mi aggiusto e mi sistemo i capelli.
Andrà tutto bene perché...piaccio a Eli. Ne ho la prova. Almeno è come lo interpreto quando qualcuno quasi se la spassa con me sopra il tavolo della cucina.
I miei tacchi risuonano sul pavimento e annunciano il mio arrivo quando entro nell'ufficio.
Entro dentro e lo vedo accanto alla stampante. Tiene in mano un foglio.
<<E' tuo?>>
<<Sì, ho schiacciato per sbaglio il tasto per stampare.>>
<<La mia stampante è la tua stampante. Quello che è mio è anche tuo, non tutto ovviamente, ma la stampante sì.>>
Mi consegna il foglio e infila le mani in tasca. Si diffonde uno scomodo silenzio.
<<Io non stavo...>>
<<Io non avrei dovuto...>>
Ci interrompiamo a vicenda. Stringe le labbra mentre guarda le mie scarpe. Ma voglio che parli lui per prima.
<<Dimmi.>>
<<Non avrei dovuto rovinarti la camicetta.>>
<<Ti ho sfidato a farlo.>>
<<Perché?>>
<<Avrei dovuto fermarti, però...c'era qualcosa nei tuoi occhi.>>
Mi guarda perplesso.
<<Cosa?>>
<<Non so, ero spaventata, arrabbiata e sicuramente confusa...>> lo fisso profondamente negli occhi. <<Però c'era qualcosa lì. Tu stai nascondendo molto dolore. Sapevo che non mi avresti fatto del male. Tutto quello che volevo fare era aiutarti.>>
Stringe le labbra con forza mentre si gira.
<<Non so. Credo che tu mi stia aiutando.>>
<<Davvero?>>
<<In senso letterale, stai organizzando la mia vita, in un senso meno letterale...>> si interrompe mentre incrociamo i nostri sguardi. <<Lascia perdere, non è niente.>>
<<Spaventarmi...se questo è il tuo obbiettivo, sarà praticamente impossibile.>>
Sbatto le palpebre e lui si avvicina di un passo. Prende una ciocca dei miei capelli e li fa passare tra le sue dita.
Uno sguardo desideroso e ferito si riflette nei suoi occhi.
<<Stavo per chiederti scusa perché non avrei dovuto avvicinarmi così tanto.>>
<<Probabilmente non dovresti chiedere scusa e probabilmente non avresti dovuto fermarti.>>
La sua mano scorre fra i miei capelli e rimane impigliata. Li tira leggermente ma in maniera decisa, in modo che la mia testa si solleva e le mie labbra sono a un soffio dalle sue.
Lui sospira il mio nome mentre si avvicina sempre di più...
<<Sable io...>>
<<Eli, siamo arrivati in anticipo!>>
L'inconfondibile rumore delle porte dell'ascensore mi sembra un tuffo nell'acqua gelata.
Eli gira la testa e guarda un orologio sulla sua scrivania. Grugnisce.
<<Oddio, riconosco quella voce.>>
<<Sì, mia cognata. Però come fai a conoscerla?>>
<<Io...ehm...l'ho incontrata quando stavo parlando con Reese.>>
<<Strano, lei ha il suo ufficio privato al Van Heusen. Devi averla colta in flagrante.>>
Il rumore della porta del loft che si chiude, ferma il filo dei miei pensieri.
Mi mordo il labbro. Accidenti, stavo per far saltare la mia copertura.
Una persona qualsiasi della Sable Concierge non potrebbe conoscere Merina Crane. Lui non deve sapere che io e Merina siamo amiche. Altrimenti capirebbe che sono la CEO e che lui ha tutto il potere.
Mi sistemo i capelli e la maglietta mentre Eli si allontana e mi fa un cenno. Io annuisco a sua volta.
Non la noteranno, vero? Guardo la mia camicia rovinata, appoggiata sul tavolo.
Dio ti prego dimmi che non lo noteranno.
Scrollo di dosso le mie inquietudini ed esco dall'ufficio di Eli con un sorriso, tenendo in mano il foglio per far credere che stavamo parlando di lavoro.
Merina inclina la testa a un lato, un pò confusa, prima di annuire.
<<A proposito, piacere di...conoscerti?>>
<<Oh, certo, ehm...buongiorno e arrivederci.>>
Mi avvicino al tavolo, apro il computer e guardo l'agenda mentre li osservo confusa.
<<Sembri un pò confusa, Jessica. Eli ti ha tirato addosso del caffè? Ti prometto che non sei un ostaggio. Puoi andartene se la Bestia sta cercando di mangiarti.>>
Mi muovo velocemente per coprire la camicia mentre scuoto la testa.
<<Oh no! Mangiarmi sarebbe...>> mi appare nella mente l'immagine di Elijah Crane con la faccia  in mezzo alla mie gambe e caccio quasi un urlo. <<Pessimo. Sarebbe pessimo.>>
<<Sembra che vi siate già conosciute voi due.>>
<<Perché sei così sospettoso Eli? Sono solo discorsi fra donne.>>
Grazie Reese...per il tuo intervento. Sembra che abbia abboccato.
Eli esce dal suo ufficio con le mani nelle tasche posteriori. Mi giro a guardarlo e noto i suoi muscoli.
<<Abbiamo finito per oggi, giusto? Dovrei andare ora.>>
Il suo sguardo s'incrocia con il mio e, per una frazione di secondo, vedo dell'esitazione nei suoi occhi. Come se mi lasciasse andare, io forse non tornerei mai più. Nonostante ciò mi mostra la sua pietà.
<<Grazie, Jessica. Sei rimasta più a lungo del necessario. Vai a casa e riposati.>>
<<Di niente, ci metterò un minuto.>>
Inizio a raccogliere le mie cose, facendo un sospiro di sollievo.
Non voglio che vedano come sbavo per Eli. Sono contenta di andarmene di qua.
Dopo aver finito di raccogliere le mie cose, vado verso il montacarichi che arriva prima che io possa premere il bottone.
Le porte si aprono rumorosamente e rivelano un uomo e una donna, a braccetto, entrambi con un gran sorriso.
<<Oh, ciao a tutti. Sei la famosa sopravvissuta? L'assistente personale che è durata più a lungo delle altre assistenti di Eli?>>
<<Sì, corretto. Sono Jessica Sawyer. E lei è Tag, vero? Il fratello di Eli?>>
<<Esatto, sono Tag Crane, al tuo servizio.>>
Oddio, tutti in questa famiglia sono muscolosi? Tutte e tre i fratelli sono incredibilmente sensuali.
La donna che accompagna Tag si fa avanti e sorride.
<<Sono Rachel, la fidanzata di Tag. Mi piacciono le tue scarpe!>>
<<Grazie! Mi piace il tuo vestito.>>
<<Però mi sta uccidendo. Nessuno dovrebbe indossare un vestito così stretto, ma mi piace come è fatto e così eccomi qua a soffrire.>>
Ammira di nuovo le tue scarpe e mi chiedo se Eli ha detto qualcosa alla sua famiglia riguardo le scarpe o riguardo me.
Rachel sorride furbescamente come se sapesse qualcosa che io non so.
<<Ehm, se mi scusate.>>
Entrambi fanno un cenno per salutarmi. Mentre mi muovo per andarmene, Tag s'inclina verso la sua fidanzata e si strofina sulla sua spalla.
<<Dai, Rachel, diamo del filo da torcere a mio fratello!>>
Scompaiono nel loft e mi lasciano con i miei pensieri nella luce fioca dell'ascensore. Aspetto che si siano allontanati dalla mia vista, prima di premere il bottone e scendere. Faccio un passo fuori dall'ascensore.
Cosa sta succedendo? Tutti sono arrivati prima e hanno provato a sorprendere Eli con una riunione famigliare?
E lui...lui sembrava che non volesse che me ne andassi. Ma alla fine mi ha lasciata andare. E ora gli altri Crane si comportano in maniera strana.
Mi stanno nascondendo qualcosa? Mmm...meglio lasciar perdere. Me ne vado a casa.
Esco e mi dirigo verso il parcheggio per andare a casa.

LA BESTIA DEL MILIARDARIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora