Capitolo 25.

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Sono sbalordita mentre guardo il corridoio vuoto.
Tutti si alzano e raccolgono le loro cose. Eli se ne è andato infuriato nel suo ufficio, zoppicando un pò, con il dolore nei suoi occhi.
La stanza che fino a poco fa era animata ora è improvvisamente tranquilla.
<<Beh, la festa è finita, ragazzi.>>
<<Direi proprio di sì.>>
<<Mi dispiace per Eli. Lui può essere così...lunatico.>>
<<Non scusarti per lui. Può farlo da solo.>>
Esatto.
Mi sono dimenticata che tutti sanno già com'è. Dopotutto sono la sua famiglia.
Merina, Rachel e Reese iniziano a portare i bicchieri vuoti in cucina. Tag rimane indietro e mi parla a bassa voce.
<<E' tornato, vero?>>
<<Cosa?>>
<<La merda dell'arto fantasma. Ha avuto ancora altri episodi? E' per questo che si comporta come se non sopportasse di stare con noi? Come se volesse strisciare in un buco e morire?>>
<<Oh. Parla con te quando ha bisogno di aiuto?>>
<<No. Ed è per questo che lo sto chiedendo. Non ci racconta niente. Non condivide nulla. Non si confida con noi.>> il cipiglio di Tag si fa più profondo mentre incrocia le braccia. <<A te dice qualcosa, Capitano? Vorrei solo sapere se mio fratello si sta confidando con qualcuno. Se può ancora fidarsi. Perché altrimenti...non so. Forse è una causa persa o qualcosa del genere.>>
Posso dire che è fratello di Eli, anche solo per l'interminabile e doloroso sguardo alla Crane a cui mi sono affezionata. 
Tag è così sincero. E' davvero preoccupato per Eli. Forse sarebbe meglio raccontargli la verità.
<<Onestamente...vorrei solo che mi raccontasse di più. Lo voglio più di ogni altra cosa.>>
Tag mi rivolge un caldo sguardo di apprezzamento.
<<Tutti lo desiderano. Però se lui ti racconta tutto, consideralo un onore. Sono contento di sapere che ha qualcuno al suo fianco.>>
<<Non c'è nient'altro che puoi raccontarmi? Riguardo Eli. Il suo dolore o il suo passato? Voglio solo saperlo per poterlo aiutare.>>
<<Mi dispiace. Se sai dell'incidente, della mamma e di Crystal, beh allora ne sai quanto me.>>
<<Crystal? Chi è?>>
Gli occhi di Tag si allargano. Stringe i denti e fa una smorfia.
<<Oh. Non spetta a me parlartene. Dovrai chiedere a Eli. Se riesci ad avvicinarti abbastanza senza che ti azzanni.>>
Riesco a sorridere proprio quando Rachel compare al lato di Tag.
<<Tutto bene?>>
<<Certo, fossette. Lasciamo il Capitano in carica. Eli sarà in buone mani.>>
<<Intendi dire me? Però Eli mi ha detto di andare via con tutti voi.>>
<<E tu prenderai ordini da quel bastardo?>>
Tag ride e mi dà un colpetto sulla schiena.
Reese porta la giacca a Rachel e Merina prima di guardarmi.
<<Jessica, è stato un piacere vederti. Grazie per esserti unita a noi.>>
<<Sono sempre disponibile.>> lancia uno sguardo alla camera da letto. Io seguo il suo sguardo. <<Lo controllerò prima di andarmene.>>
Lui abbassa il mento come segno di un silenzioso ringraziamento.
<<Facci sapere se c'è qualcosa che possiamo fare. Non stiamo lontano.>>
<<Hai il mio numero. Chiama in qualsiasi momento, Jessica.>>
<<Grazie. Ah e Reese...per quanto riguarda Reintegra un Veterano...ti prometto che non mi sono distratta ai miei doveri con i Crane.>>
<<Non lo dubito. Una volta che Eli ce lo ha spiegato, è stato facile capire la tua parte in tutto questo. In ogni caso sono contento che tu abbia trovato una maniera per connettere con mio fratello.>>
In quattro escono dalla porta e si dirigono al montacarichi. Io giro verso il corridoio.
Okay, è il momento di avvicinarsi alla tana della Bestia.
Attraverso il loft verso la porta della stanza da letto di Eli e busso.
<<Eli?>> nessuna risposta. <<Stai bene? Eli?>>
Forse dovrei provare a girare la maniglia ma scommetto che si è chiuso dentro.
Afferro la maniglia della porta ma, prima di girarla, una voce risponde.
<<Sable va tutto bene. Se vuoi entrare, puoi.>>
Bene. Non sembra che stia soffrendo.
Entro. Lui è in piedi davanti al suo comò che sta rovistando fra delle monete, per quello che si sente.
<<Stavi zoppicando quando sei entrato. Ero preoccupata per te.>> solleva una spilla decorativa dal cassetto prima di rimetterla dentro. <<Ti dispiacerebbe spiegarmi perché mi hai lasciata da sola con la tua famiglia? O perché sei diventato improvvisamente silenzioso e ci hai cacciato via tutti?>>
<<Sì, mi dispiacerebbe dirtelo.>>
Mi avvicino e mi rendo conto che sta rovistando in un cassetto pieno di spille e medaglie.
<<Wow. Sono tutte tue?>>
<<Tutte eccetto questa.>>
Mi porge una medaglia al valore con inciso il nome di Alex. Passo le dita sul nastro liscio.
<<Alex Crane. Tuo padre...perché te l'ha data?>>
<<Per passare il testimone. Me l'ha data quando mi sono arruolato. Non sapevo che sarebbe stato un presagio.>>
Gliela restituisco e lui l'appoggia delicatamente nel cassetto. 
Sorrido mentre prendo un disco d'oro con l'impronta di un traguardo.
<<Primo posto? Suppongo che non sia una medaglia militare.>>
<<L'ho vinta...>> le sue labbra sfumano un sorriso triste. Me la prende di mano e fa scorrere le sue dita sopra le parole incise. <<...a una maratona.>>
Faccio una smorfia prima di avere tempo di bloccarmi.
La reazione sembra divertire Eli, ma lui è ancora esausto e malinconico.
<<Quindi...cosa ti ha spinto a guardare fra questi ricordi?>>
<<Volevo farlo.>>
La conversazione non sembra portare da nessuna parte. Però io ancora non riesco a capire cosa è successo stasera. 
Affondo sul bordo del letto di Eli.
<<I tuoi fratelli sembravano arrabbiati quando hanno sentito di Reintegra un Veterano.>>
Si avvicina e poi si siede esitando. Non mi guarda negli occhi.
<<Non è stata la fondazione che li ha fatti arrabbiare, ma il fatto che glielo abbia tenuto nascosto. I miei fratelli vogliono fare parte della mia vita. Come se fosse facile.>>
<<Aspetta, gli è piaciuta la tua idea? Una fondazione per veterani con amputazioni? Cosa hanno detto?>>
<<Hanno detto che presenteranno Reintegra un Veterano negli eventi futuri dei Crane. Vogliono usare tutte le risorse di famiglia per aiutare a far crescere la fondazione così le persone come me potranno avere un aiuto.>>
Fa una smorfia mentre i suoi occhi diventano scuri.
Sembra perso nella sua testa.
E' una notizia fantastica, comunque. Ha il supporto della sua famiglia. Però perché sembra così infastidito?
<<Eli...per favore parlarmi. So che c'è qualcosa che non va.>>
Gli prendo il volto fra le mie mani e lo inclino in modo che i suoi profondi occhi non possano evitare i miei.
<<Io...>> strizza un occhio, come per scacciare qualcosa. Una lacrima? Un urlo? Non lo saprò mai, perché lo ha seppellito profondamente. <<Voglio raccontarti tutto, Sable. Assolutamente tutto. Ma non posso aspettarmi che tu possa portare i miei fardelli per me. Sapere quello che so e voler stare ancora qua.>>
<<Però io voglio saperlo. E...ci tengo a te.>>
<<Tu ci tieni all'uomo che pensi che io sia. Però io non sono lui.>>
Mi spinge via le mani, in maniera decisa ma con cura. 
Cerco nuovamente i suoi occhi, ma quando li ritrovo, tutto quello che vedo è solo dolore.
<<I tuoi fratelli ti vogliono aiutare, Eli. A volte dovresti semplicemente permettere alle persone di aiutarti.>>
Sta in silenzio per un momento.
<<Non ho fatto nulla per meritarmi il loro aiuto. E non voglio la loro pietà.>>
Mi muovo per mettere la mia mano sulla sua spalla, ma lui si gira.
<<Eli...non capisco da dove venga tutto questo. Pensavo che stessimo trascorrendo una bella serata. La tua famiglia è così carina e...>>
<<Sono qua per me. Perché sono ancora qua. Non tutti sono così fortunati.>>
Solleva una pila di foto dal cassetto, dandomi la foto che sta in cima. 
Vedo Eli con i suoi compagni soldati che sorridono.
<<Sembri felice.>>
<<Ho avuto i miei momenti.>> si siede sul letto come se tutto il peso del mondo fosse sulle sue spalle. Mi siedo accanto a lui. Il suo dito indice indica uno dei soldati della foto. <<Questo è Benji. Lui non ce l'ha fatta ad essere qua.>>
<<Benji...uno dei tuoi compagni di plotone che è morto.>>
Annuisce.
<<Ha lasciato qua una moglie. L'amore della sua vita. Non smetteva mai di parlare di lei.>>
<<Mi dispiace...però...>>
<<Entrambi hanno lasciato delle mogli. La moglie di Benji non mi vuole ancora parlare.>>
<<Però...forse ha solo bisogno di tempo.>>
<<Ne ha avuto abbastanza. Non risponde alle mie telefonate e non controlla la sua posta elettronica.>> si seppellisce la faccia fra le mani, dopo aver lanciato la foto sul comodino. <<E se lo sta facendo, non sta rispondendo. Quella sera mi sono seduto con la mia famiglia chiassosa e rompipalle che si stava divertendo...e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che Benji non avrà più momenti così con la sua. Non tornerà più. Non è giusto, Sable. Perché io dovrei essere qua mentre lui no? Benji era intelligente, Sable. Lavorava molto. Aveva tutta la sua vita davanti. Sarebbe dovuto toccare a me.>>
La sua voce si spezza mentre grida. Le lacrime bruciano nei suoi occhi. Metto le mie mani sulle sue spalle, avvicinandomi.
<<Eli...ti è permesso essere felice. Ti è permesso vivere. Non puoi...comportarti come se quello che è successo sia stato colpa tua.>>
Eli stringe forte le mie mani, ma poi le tira a un lato.
Guarda altrove, trattenendo un altro pò del suo dolore represso.
<<Benji non è qua perché non l'ho salvato. E lo stesso vale per Chris. Avrei dovuto salvare entrambi. Eravamo una squadra. Eravamo amici.>>
<<Eli...non ti conosco da tanto, ma so che se tu avessi potuto salvarli lo avresti fatto.>> lascio uscire un piccolo sospiro. <<Se c'era qualcosa che avresti potuto fare, saresti morto per farlo, o sbaglio?>>
<<No. No...>> per una frazione di secondo sibila di dolore e muove la gamba amputata, poi si erge in alto. Più in alto di quanto io la abbia mai visto. <<Questo non cambia i fatti.>>
<<Quali fatti?>>
<<Non vado bene per nessuno, Sable.>>
<<Tu...sei una brava persona. Hai fatto del tuo meglio.>>
<<Non l'ho fatto. Io sono l'unico al mondo che potrei sapere se l'ho fatto o no.>>
Mi alzo e mi avvicino a lui mentre lui mi dà le spalle. 
Metto una mano sul suo avambraccio. 
<<Non hai provocato la morte di nessuno. Di nessuna singola persona, Eli. Non di Chris, non di Benji...e neanche di tua madre.>>
<<Cosa diavolo ne sai, Jessica?>> si volta. La rabbia impregna i suoi tratti. I suoi occhi diventano gelidi. <<Continui a tornare come un cane bastonato, non importa quanto ti tratti male.>>
<<Io no...>>
<<Non importa cosa ho fatto, vero? Tu rimarresti.>>
Faccio una risatina, mi sento stordita.
<<Stai cercando di farmi andare via?>>
<<Ho sempre saputo che eri intelligente.>>
Si gira e attraversa la stanza e poi esce.
Rimango a bocca aperta. Così no. Non finisce così.
<<Elijah!>> lo seguo nel suo ufficio. Il mio corpo sta tremando di rabbia mentre mi avvicino a lui. Lui gira la faccia verso di me. <<Mi hai chiesto di rimanere questo pomeriggio Eli! Mi hai detto che volevi che ti aiutassi. Che rimanessi. Hai già cambiato idea?>> si blocca, con i pugni serrati ai fianchi. I suoi occhi sono rivolti al pavimento. <<Se hai troppa paura di affrontare i tuoi sentimenti, fai come ti pare. Ma se mi stai trattando di merda perché non vuoi vederlo...questo è inaccettabile. Non lo permetterò. Non dopo quello che pensavo avessimo.>>
La Bestia mi guarda ancora una volta, con i peli rizzati e il corpo sul bordo. Reprime un urlo per rispondere con voce rauca.
<<E che cosa avevamo, Sable? Cosa pensi che sia?>>
<<Penso che sia...l'inizio di qualcosa di reale e incredibile. E questo ti spaventa. Credo che più la tua vita è bella e piena e più ti divorano i sensi di colpa. E invece di lottare, invece di trovare di nuovo qualcosa per cui vivere...lasci che si accumuli fino a quando diventi questa...cosa. La Bestia. Ed eccomi qui, offrendomi di aiutarti. Preoccupandomi di te. Innamorandomi di te. Però per te non è altro che combustibile per quella fiamma di autocommiserazione che non riesci a spegnere.>>
<<I-innamorandoti di me?>>
<<Non lo so. Pensavo che fosse...pensavo che il modo in cui mi guardavi...>> cerco di buttare fuori l'amarezza che si deposita nel mio cuore, però mi ricordo il dolore nei suoi occhi e come lui improvvisamente non poteva trovare i miei. <<Credo di essermi sbagliata.>>
Guardo indietro, sperando che sia cambiato. 
Spero di vedere in lui l'Eli che era lì quella mattina, però tutto quello che vedo e la Bestia.
<<Sable...>>
Scuoto la testa con sofferenza e lo guardo negli occhi.
<<Non mi devi licenziare questo volta. Mi licenzio io.>>
<<Sable...io...>>
Inizia a rispondere, ma qualcosa lo ferma. 
Al contrario si gira e si lascia cadere sulla sedia della scrivania con le mani sul volto. Mi giro ed esco dalla porta.
Respingo le lacrime mentre recupero la borsa e do uno sguardo al loft. Un ultimo sguardo. Questa sarà probabilmente l'ultima volta che vedrò questo posto.
Mi tremano le labbra mentre vado verso l'ascensore.
Schiaccio impaziente il pulsante una dozzina di volte. Dai, stupido coso. Non darmi la possibilità di pentirmi.
Le porte si chiudono lentamente. 
Non appena sono chiuse, mi appoggio alla parete e le lacrime iniziano a scorrere sulle guance. Quello stronzo.
La corsa del montacarichi sembra durare un'eternità.
Le porte finalmente si aprono lasciandomi uscire dal magazzino.
Mi giro e do un ultimo sguardo verso il loft. Vedo le luci della sala che si spengono.
Quindi forse è così che finisce tutto. Forse ho perso quella raccomandazione. E forse quella bestia del miliardario assumerà la dodicesima assistente. Forse non domerò mai la Bestia. E forse...
Un ricordo sale in superficie e il mio cuore si spezza.
Forse non sentirò mai più quelle labbra sulle mie.
Mi giro ed esco dal magazzino. 
Guido verso casa in un miserabile silenzio.

LA BESTIA DEL MILIARDARIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora