Capitolo 17.

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Il lunedì è per le persone ambiziose.
Questo è quello che dico sempre, ma oggi lo dico sul serio.
Per iniziare avrò bisogno di un vestito perfetto, qualcosa del tipo...un vestito, tipo look anni 90, con pantaloncini. 
Perfetto! E' ora di andare a lavorare.
Ci metto poco ad arrivare, nonostante il traffico. Esco dall'auto mentre rimugino ancora all'indomani del fine settimana.
Io ed Eli potremmo veramente fare sul serio. Se non mi licenzia, ovviamente! Comunque credo che il nostro rapporto tra capo e dipendente sia andato ben oltre.
Passo la tessera per entrare nel magazzino. Il quadro di comando emette un beep ed entro dentro.
Mentre guardo in alto, vedo delle ombre e dei movimenti proveniente dal loft. Come sempre...
Raddrizzo la schiena, regolo la tracolla della borsa e mi dirigo verso l'ascensore. Spingo il pulsante e sento le porte metalliche raschiarsi contro il pavimento mentre si chiudono.
Non voglio che Eli pensi che le cose vadano troppo piano, ma non so neanche se voglio che le cose vadano di fretta.
Guardo verso le mie scarpe e sorrido.
Spero che sarà contento che non indosso i tacchi. Però...sembro molto più bassa.
Le porte dell'ascensore si aprono. Esco ed entro nel loft.
Eli è in piedi in cucina, sta borbottando qualcosa. Si gira e guarda in basso.
<<Carine le scarpe.>>
<<Grazie...Eli.>>
Sorride.
Mi siedo al tavolo e tiro fuori il computer. Eli scompare nell'ufficio per un minuto. Quando torna, lascia una pila enorme di fascicoli sul tavolo di fronte a me.
<<Devi spulciare fra queste cose per me.>>
<<Cosa sono?>>
Incrocio le dita sperando che sia del lavoro per cui mi hanno assunto per fare in modo che Eli si occupa degli Hotel Crane, ma purtroppo, non sono così fortunata.
<<Candidati per la fondazione a cui sto lavorando.>>
<<Certo. Lo sai...che sto rischiando il mio lavoro per aiutarti.>>
<<E io sto mettendo la mia fondazione a rischio lasciando che un agente degli Hotel Crane si inflitti nei nostri ranchi. Questo ci rende pari. Abbiamo fatto un patto, Sable. Se fossi venuto alla tua cena, tu mi avresti aiutato con la fondazione. Ho bisogno di una stima sui miglioramenti che questi candidati avrebbero bisogno. Le stime di Zach sono già lì dentro insieme al mio budget. Puoi dargli un'occhiata e dirmi cosa si può fare.>> lo guardo di sottecchi mentre lui mi sorride <<Ho anche bisogno che programmi la costruzione.>>
<<Cosa? La costruzione? Questo è molto al di fuori della mia area di competenza.>>
<<Ore lavorative e costo dei materiali sono tutti inclusi lì. Chiama Zach se hai qualche domanda.>>
Mi sento confusa mentre guardo i fascicoli. Lo osservo per un momento.
<<Sei sicuro che vuoi che chiami Zach?>>
Si avvicina e mi mette un dito sul mento, sollevandolo.
<<Dopo tutto quello che abbiamo passato? Non potrebbe importarmene di meno.>> si dirige alla cucina e prende un bicchiere d'acqua. La sua voce fa eco in tutta la stanza. <<I miei pranzi sono programmati per tutta la settimana, quindi non avrò bisogno di cibo d'asporto.>> mi fa un cenno secco mentre ritorna al tavolo. <<Hai ricevuto ordini, sergente. Ti consiglio di iniziare. E ricorda, se pensi di non poter gestire il lavoro...>>
<<Posso licenziarmi, però Reese mi deve licenziare.>>
<<Puoi chiamarlo subito. Sono sicuro che se lo implori, metterà fine alle tue sofferenze.>>
<<Sì e non lascerà una buona recensione alle Sable Concierge. La mia attività andrà in rovina.>>
<<In tal caso, credo che sarai contenta di aiutarmi.>>
Si gira e si dirige nel suo ufficio. 
Faccio un sospiro e prendo il primo fascicolo della pila.
E' sempre un gioco con lui. Imparare a gestire un progetto di costruzione è solo un'altra delle sue sfide. Se vuole che le cose vadano così, va bene.
E' il momento di mettersi sotto, leggere l'intera pila di fascicoli e imparare tutto quello che c'è da sapere sulla gestione di una fondazione di beneficenza.
Passa un pò di tempo a studiare. Verso mezzogiorno il mio stomaco brontola.
Non finirò se ordino un pasto completo. E' meglio che mangi qualcosa di leggero. Mmm...uno yogurt andrebbe bene.
Vado in cucina e tiro fuori un barattolo di yogurt dal frigorifero. Prendo un cucchiaio e lo immergo.
Eli non mangia yogurt ma la mia scorta è stata rifornita. Immagino che pensi che resterò qua per un pò.
Svuoto rapidamente il barattolo e poi mi giro verso lo schermo del computer.
Dopo alcune ore in cui esamino business plan e ricevute, mi alzo e mi stiracchio. Sbatto gli occhi e li sgrano appena guardo l'orologio nel computer.
Sono già le tre? Dannazione.
Guardo il tavolo, mentre scuoto la testa davanti ai fascicoli sparsi che ho organizzato in pile sulle sedie.
Il minimo che potrebbe fare è sistemare questo casino secondo un codice di colori. Uffa...gli uomini!
Guardo nel mio computer e tiro fuori l'agenda.
Beh, è un lavoro in corso, ma almeno è qualcosa. Immagino che andrò a chiedere ad Eli se vuole qualcosa di specifico.
Chiudo il computer e giro l'angolo per andare nel suo ufficio. Non appena entro, trovo Eli piegato su di sé che sta gemendo, con una mano sulla sedia della scrivania. L'altra mano tiene il ginocchio. Le sue nocche stanno diventando bianche.
<<Eli! Cosa è successo?>>
Mi avvicino e metto la mano sulla sua spalla. Lui guarda verso di me.
<<Vattene.>>
<<Ma Eli, io...>>
<<Vattene!>>
La sua voce suona un pò esausta e disperata mentre il suo volto si contorce in una smorfia di dolore. 
Sto tremando.
<<...il tuo ginocchio?>>
Il suo respiro intermittente fuoriesce attraverso i denti. Lo prendo dalle sue guance e lo guardo negli occhi.
<<Smettila. Vattene.>>
<<Eli...sto cercando di aiutarti. E' il tuo ginocchio?>>
<<Il piede.>>
Intende dire...
Guardo verso la sua gamba amputata mentre lui stringe appena sopra a dove gli faceva male. Fra l'aria e il tutore di metallo. 
Il piede non c'è più...sta facendo questo a Eli?
Mi viene in mente un ricordo. Qualcosa che ho letto una volta riguardo a cosa succede agli amputati. E' un dolore fantasma...il suo corpo non sopporta che la parte inferiore della sua gamba non ci sia. Credo che lui stia male e per questo gli fa male.
Sposto la mano sul suo ginocchio. Lui appena si muove mentre m'inginocchio.
Devo...fare quello che posso per aiutare Eli.
Metto una mano sulla sua gamba amputata e sistemo il tessuto che lo copre. 
Posso sentire la protesi attraverso i pantaloni.
<<No.>>
<<Ti sto aiutando. Vuoi che smetta di farti male o no?>>
Alzo gli occhi, reggendo il suo sguardo per un pò, prima che lui annuisce riluttante.
<<Fa male, anche se...>>
Sibila attraverso i denti mentre un'altra ondata di dolore lo travolge.
<<Lo so. Ce la faremo.>> la mia mano scorre sulla sua gamba. Quando raggiungo la sua scarpa, mi prende per il polso. Non vuole che io veda. <<Non è niente di nuovo, Eli. Stavi facendo gli addominali nel loft l'altra mattina.>>
<<La stessa mattina che tu non potevi guardarmi?>>
Emette un grugnito basso dalla gola. Il sudore brilla sulle sue tempie.
Comunque quel giorno...anzi quella mattina, è vero, io ho continuato a schivare il suo sguardo, ma la sua gamba non c'entrava nulla.
<<Eli, la ragione per cui non potevo guardarti era che...ero arrabbiata con te. Alla fine cosa importa? E' solo una gamba.>>
<<Non è solo una gamba. E' orribile!>>
Scuote la testa mentre afferra il ginocchio di nuovo gemendo. Con il mio polso libero, prendo la sua gamba.
<<Lasciami fare, Eli.>> la sua bocca forma una linea sottile mentre mi guarda. Dopo un pò gira la sguardo. Lo considero come un sì...sposto la mia mano sulla scarpa e lo tolgo. Sollevo i suoi pantaloni, lasciando scoperta la protesi di metallo. Raddrizzo la protesi e infilo la mia mano dentro, sentendo l'interno dell'arco. <<Qua?>>
Si contrae. Il suo respiro diventa un sussulto.
<<Più in su.>> muovo le dita ancora più dentro. Dopo un momento, trovo il punto ed Eli fa un sospiro di sollievo. Continuo a massaggiare il piede finto fino a quando le sue spalle si rilassano. Appoggia gentilmente la sua mano sulla mia spalla. <<Grazie.>>
<<Sono contenta che ti sia stata d'aiuto. Non ero sicura che lo stavo facendo bene.>>
<<E' stupido. Quella maledetta cosa non è neanche lì.>>
<<Non è una cosa stupida, Eli. E' un grave infortunio. Non c'è niente di stupido in quello che ti è successo. Tu, Chris e Benji...dovreste diventare tutti degli eroi. Le cose non potranno essere più le stesse, ma tu sei ancora qua Eli e questo è...>> la mia voce si affievolisce. Le mie parole suonano vere in un modo che non ho mai sentito prima. <<...questo mi rende felice.>>
I suoi occhi scorrono dalle mie ginocchia fino al mio viso. Aggrotta un pò la fronte come se stesse lottando contro qualcosa. Un sentimento o un impulso.
<<Dimmi di smettere.>>
<<Cosa?>>
Si alza in piedi, facendo una smorfia, mi solleva in piedi e mi bacia ardentemente. 
Quando mi tocca, sento scintille nelle mie vene come fosse elettricità, una sensazione che sento sempre quando lui è così vicino a me.
Mi bacia lasciandomi senza fiato e ogni cosa attorno a noi scompare. 
Esistono solo le sue labbra sulle mie e il suo sapore che si scoglie nella mia lingua.
<<Dimmi di smettere. Dimmi che non è professionale. Che è inopportuno.>>
<<Perché?>> fa scorrere le sue mani nei miei capelli, partendo dalla mia nuca e tirandoli forte, in modo che io lo desideri ancora di più. <<Dimmi la verità...ti fermeresti se te lo chiedessi?>>
<<Solo se lo intendi davvero.>> le sue mani scendono per esplorare le mie curve morbide e infine si fermano sui miei fianchi, che lui afferra con forza e apprezzamento. <<Non voglio fermarmi, Sable. Non fino a quando tu mormori il mio nome soddisfatta e sei tutta mia. Non fino a quando ti abbia fatto fare l'amore fino in fondo come ti meriti.>>
Spingo Eli delicatamente sulla sedia mentre io rimango in piedi, portando il seno al livello dei suoi occhi. Il suo sguardo rimane fisso sul mio viso. Io sorrido mentre lo guardo.
<<Ti piace quello che vedi?>>
<<Lo adoro.>>
Lentamente scivolo fuori dal mio vestito, mostrando all'inizio solo le mie spalle. 
Il suo pomo d'Adamo si muove su e giù mentre deglutisce.
<<Se solo avessi il tuo coltello.>> lascio che il vestito si abbassi ancora di più, abbastanza per mostrare il mio reggiseno e parte del mio ventre. <<Questo potrebbe essere molto più veloce.>>
<<Non tentarmi.>> il mio vestito cade poco a poco fino a quando rimango solo in reggiseno e mutandine di seta. Faccio un passo avanti, rimanendo in piedi fra le sue ginocchia. Fa scorrere le sue mani sulle mie gambe fino alle mie cosce. <<Che bella. Ho bisogno di te, Sable...>>
Mentre mormora le sue lodi, faccio cadere sulle spalle le spalline del reggiseno. 
Alza lo sguardo con un'espressione seria in volto. Posa una mano sulla mia schiena e mi spinge più vicino, prendendo con le labbra il mio seno mentre prende nel palmo l'altro.
<<Ah...>> nonostante i miei sforzi, emette piccoli gemiti mentre faccio scorrere le mie dita attraverso i suoi capelli. Sposta la bocca sull'altro seno mentre le sue mani si posano suoi miei fianchi. Mi tira via le mutandine. <<Sì...>>
<<Sì cosa?>>
<<Sì...a te. Proprio ora. Sì a questo.>>
Mi appoggio sulle sue ginocchia e mi metto a cavalcioni su di lui, mentre sento il solido gonfiore della sua eccitazione che preme contro di me.
Mi spinge contro di lui, creando più attrito, mentre lascio che i sottili strati di tessuto che ci separano, sollecitino la sua erezione.
<<Sable...ah...>> stringe la sua presa su di me mentre oscillo su di lui, dandogli un assaggio della performance che sta per arrivare. Non sopportando più la mia provocazione, mi solleva. In un attimo le nostre posizioni sono invertite: io sono seduta sulla sedia e lui è in ginocchio. <<Non posso più aspettare. Fatti assaggiare, Jessica.>> mi mordo il labbro mentre un puro piacere impregna le mie vene. Faccio un cenno di approvazione e in un momento, la sua testa affonda nelle mie cosce. I suoi soffici polpastrelli scorrono attraverso le mie pieghe, ancora coperte dalle mia mutandine di seta. <<Non sono l'unico a sentire questo...>>
Le sue riflessioni si perdono su di me, il suo dito a uncino sposta le mie mutandine, la sua lingua prende il posto delle sue mani...trascinandosi nel punto più sensibile e poi succhiandomi dolcemente.
<<Eli...toccami ancora. Accarezzami.>>
Mi asseconda, lasciando che le sue abili dita continuino ad accarezzarmi e toccarmi, mentre la sua lingua le accompagna. 
Si ferma e mi accarezza dolcemente il clitoride con il pollice, facendomi capire che mi desidera da morire. Un desiderio da esprimere a parole.
<<Non ne ho mai abbastanza di te, Sable...>>
Con questi arrivo all'orgasmo.
Il mio corpo s'irrigidisce mentre scosse di rovente piacere colpiscono tutti i miei sensi.
Eli mi assapora, sento i suoi occhi su di me, mentre mi abbandono al suo tocco e al suo profumo. A lui.
Quando finalmente riesco a riprendermi dal mio orgasmo, riesco a sussurrare un'altra richiesta.
<<Fai l'amore con me, Eli.>>

LA BESTIA DEL MILIARDARIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora