Capitolo 15.

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<<La verità è che...sapevo che eri qualcuno. Solo che non avevo idea di chi fossi.>>
<<Cosa intendi dire?>>
<<Tu e io...i figli della élite. Facciamo anche noi parte della élite, che decidiamo di esserlo o no. Tu non ti comporti come un'assistente. Hai grazia e classe. Parli con franchezza. Tu sei una leader. Nel momento in cui sei arrivata e hai iniziato a darmi ordini, sapevo che appartenevi alla classe alta.>>
<<Così...è per questo che sei stato così duro con me?>>
<<L'opposto. Sei tu che mi hai battuto con tutti i mezzi.>>
<<Almeno adesso sai perché ho dovuto farlo. Quando mi sono lasciata alle spalle la Sawyer Financial, non avevo più influenza in questa città.>>
<<Hai dovuto lavorare duro per ogni briciola di riconoscimento.>>
<<Grazie al nome degli Hotel Crane, la mia agenzia avrà successo. Ho solo bisogno di una piccola spinta. Non potevo rischiare di...perdere l'appoggio di tuo fratello.>>
Rimane in silenzio per un momento.
<<Hai combattuto molto per ottenere tutto quello che possiedi. E' qualcosa a cui aspiro anche io.>>
<<E' per questo che sei così diffidente a collegarti al nome Crane e unirti agli Hotel Crane come Direttore Operativo?>>
<<Sì, tra le varie ragioni. Mi piace fare la mia parte, Jessica.>> tiene stretto il volante. <<Voglio che ti unisca a cena con me.>>
<<Di sabato sera? Senza prenotazione? Immagino che cucineremo a casa.>>
<<Ti dimentichi chi siamo.>> mi sorride mentre mi guarda prima di tirare fuori il suo telefono. Compone un numero senza guardare. <<Sono Eli Crane ho una prenotazione permanente.>> sta al telefono un momento prima di rimetterlo in tasca. <<Hanno un tavolo pronto.>>
<<Mi stupisci.>>
Gira la chiave e il motore ruggisce.
<<Quindi, chi altro lo sa? Di Josh, della Sable Concierge...>>
Scuoto la testa.
<<Non molte persone. Anche i miei genitori non hanno mai saputo davvero perché ci siamo lasciati io e Josh.>>
<<Davvero?>>
<<Pensano che abbia fatto di testa mia e lo abbia scaricato insieme alla Sawyer Financial. Hanno detto che era una fase.>>
<<Ah, certo. La fase 'iniziare il proprio business'. Quella c'è l'abbiamo tutti.>>
Sbuffa.
<<Le nostre famiglie si conoscono da molto tempo. I Lindens sono amici dei Sawyer da generazioni.>>
<<I tuoi genitori hanno paura di uno scontro tra famiglie.>>
<<Qualcosa del genere.>>
<<E tu compari alla cerimonia del tuo ex fidanzato che sta diventando CEO con Elijah Crane?>>
<<Beh...credo mi sia sembrato un pò ribelle e...divertente.>> ci fermiamo al semaforo. Mi guarda sorridendo e compiaciuto. <<Sei stato l'ultima spiaggia.>>
<<Grazie, molto commovente.>>
Apro la bocca. 
I miei occhi si spalancano mentre mi metto le mani sul volto, coprendomi.
<<Mi sono espressa male, mi dispiace.>>
<<Lo so, volevo solo che facessi quell'espressione carina che fai quando pensi di avermi offeso.>>
Dice così, ma...per un momento è sembrato davvero ferito.
<<Intendo dire...ero il sentiero dorato per Josh. Mi ha calpestato per cercare la sua fortuna. Non hai mai dovuto uscire con qualcuno solo per quello che eri?>> ci pensa per un momento, prima di scuotere la testa. <<Immagino che abbia senso. Non stai usando il nome della tua famiglia per fare carriera, vero?>>
<<In realtà no, ma ha i suoi vantaggi.>>
<<Come per esempio cenare fuori il sabato sera.>>
<<Esatto.>>
L'auto si ferma di fronte al ristorante. Io guardo fuori dal finestrino.
<<Da Benicia?>>
<<Spero non ti dispiaccia il cibo italiano. Ne la mia compagnia.>>
<<A questo punto, Eli...non potrei immaginare di passare la serata con qualcun altro.>>
Ride e mi sussurra qualcosa di basso mentre risuona nella sua gola.
<<Perché sono l'unico accompagnatore che hai potuto trovare con poco preavviso, o perché la tua grande riconciliazione con Josh non è andata come avevi pianificato?>>
<<In realtà è perché...siamo fatti della stessa pasta. E' come ho detto a Josh. Io e te siamo sulla stessa barca quando si tratta di stare lontano dalle nostre famiglie.>>
<<Pensi che non posso capire quanto stai mentendo. Come sei dolce. Ammetti che vuoi stare qua semplicemente perché non sono così bestiale come dicono.>>
<<Non ho mai detto che tu lo fossi. Infatti stavo cercando di provare il contrario. Non è che tu lo abbia reso facile.>>
Entriamo nel ristorante e mi rendo conto che è uno dei posti più chic in cui non sono mai stata.
Eli si rivolge a un uomo all'entrata e sorride. Senza dire una parola, ci indica un tavolo sul retro.
<<Un Chianti e due bicchieri. Il più presto possibile, grazie.>>
Prendiamo i nostri posti. 
Passa meno di un minuto prima che un cameriere appoggia una bottiglia di vino sul tavolo e dice che è offerto dalla casa.
<<Una prenotazione permanente e qualsiasi vino della cantina gratis...il padrone ti deve un favore o cosa?>>
<<Suo figlio mi ha fatto la riabilitazione quando sono uscito dal corpo della Marina.>> prende il menu. <<Un ex militare. Abbiamo passato molto tempo insieme mentre imparavo a camminare sulla nuova gamba. Parlava spesso di Benicia e mi diceva che una volta che fossi uscito avrei avuto un tavolo e una bottiglia di Chianti ad aspettarmi.>>
<<Così ha fatto.>>
<<E' un uomo di parola.>>
<<E...anche tu lo sei.>>
<<Ci provo.>> mi fa l'occhiolino mentre un cameriere si ferma, prende la bottiglia e riempie i nostri calici. <<Hai bisogno di un minuto per pensare?>>
Prendo il menu e lo guardo velocemente.
<<Credo che ordinerò...le fettuccine alla carbonara.>> il camerieri annuisce mentre prende i nostri menu. Dopo un momento, un altro cameriere appoggia un cestino di pane fumante sul tavolo. <<Hai un talento nel farti degli amici, anche se ti sforzi di non farlo.>>
<<Siamo amici?>>
Intinge un pezzo di pane nell'olio d'oliva e ne prende un morso.
<<Credo che...siamo abbastanza intimi.>>
<<Sono sorpreso che siamo arrivati così lontano. Pensavo che fossimo poco più che compagni di lavoro.>>
<<Credo...>> lo dico in un sussurro silenzioso.
Rimango seduta in silenzio per un momento. Mi sorride mentre si guarda intorno al ristorante.
<<Potrebbe essere peggio. Potremmo odiarci a vicenda.>>
<<Ma non è così, vero?>> rido nervosamente, ma i suoi occhi profondi continuano a guardare i miei. Il suo sorriso diventa più soave quando osserva il mio volto e ogni dettaglio visibile a me. <<Comunque, grazie per avermi portato via dalla cerimonia. Non volevo vedere Josh prendere le redini dell'azienda della mia famiglia.>>
<<Muoio dalla voglia di saperlo. Come hai fondato l'agenzia di assistenti senza l'aiuto dei tuoi genitori?>>
<<Sono organizzata, sono prepotente e sono brava ad assistere le persone.>>
<<E il nome? Perché Sable?>>
<<Voglio avere una donnola come animale un giorno. Sono così carine.>>
Ride.
Mi fermo tra un boccone e l'altro di pane per godermi la leggerezza.
E' bellissimo quando sorride...intendo dire, è sempre bellissimo, ma quando sorride...
<<Sembra che sarebbe perfetta per una persona organizzata e autoritaria per far funzionare la società dei tuoi genitori.>>
Sollevo il calice di vino e ne bevo un sorso.
<<La Sawyer Financial non sta andando molto bene. Inoltre, tu non sembri proprio ansioso di diventare Direttore Operativo per i tuoi genitori.>>
<<Per mio padre. Mia madre è morta prima del mio quindicesimo compleanno.>>
<<E' vero, scusa. Mi sono dimenticata.>>
Mi si spezza il cuore mentre m'immagino un Eli quindicenne in lutto, che si porta tutto questo dolore in guerra.
<<E' morta in un incidente autostradale mentre andava a comprarmi un regalo. Il videogame che volevo si trovava sul sedile del passeggero.>>
Porto una mano sulla bocca, sotto shock, mentre una coltellata mi colpisce al petto.
<<Oh, Eli...>>
<<Non sono la persona migliore per fare il Direttore Operativo per gli Hotel Crane. Reese ha bisogno di una spalla, ma non sarò io.>>
<<Però tuo padre e i tuoi fratelli sembrano pensare che andresti bene. Sono sicuri che sia il tuo retaggio. E...>>
<<Non farmi il discorso di Batman, per favore.>>
Si gratta le tempie con una mano. Io aggrotto la fronte confusa.
<<Il discorso di Batman?>>
<<Di come devo a Gothman un debito che ripagherei travestendomi e combattendo contro il crimine. O in questo caso richiamandomi al dovere negli Hotel Crane. Con fare minaccioso e tutto il resto.>>
<<Ah, immagino che...sarà una lotta difficile.>>
<<Dritto come un precipizio. E non ti renderò le così più facili.>>
Il cameriere lascia due insalate sul tavolo.
Io guardo Eli...e mi viene un pensiero in mente.
Zach Ferguson, il ragazzo che Eli mi ha proibito di vedere, e il fatto che compare sempre vicino al magazzino.
Eli mi aveva menzionato che Zach lo sta aiutando con la fondazione che lui vuole avviare...ma non ha detto come.
<<Qual'é il ruolo di Zach nella fondazione?>>
Il mio interesse per Zach lo mette in difficoltà. Mi risponde immediatamente.
<<E un appaltatore commerciale e ha già lavorato negli Hotel Crane. Mi piacerebbe parlare male di lui per spaventarti, ma non posso mentire...è un brav'uomo. Sa come procurare materiali a buon prezzo, è onesto e un gran lavoratore...>>
<<Lui è un gran chiacchierone.>>
Eli mi guarda di sottechi.
<<Cosa? Non posso pensare che sia affascinante? Lui ci prova con qualsiasi essere vivente.>>
<<A meno che non ti brillino gli occhi quando lo nomini, poi tutto è permesso.>>
Agito un dito e gli faccio un ghigno.
<<Eli Crane, non avevo idea che fossi capace di filtrare.>>
<<Un tempo ero capace di fare molte cose, Sable.>>
Dopo un pò arrivano i nostri ordini. 
Il cameriere li serve in tavola di fronte a noi mentre prendo la forchetta. 
Le sue parole risuonano dentro di me. Sembra che ci siano due versione di Eli: una prima dell'incidente e una dopo.
L'aver perso una gamba sul campo di battaglia lo ha cambiato davvero così profondamente? 
Ci continua a rimuginare sopra, ogni minuto di ogni giorno?
Forse questa è la chiave per capire Eli. Forse devo trovare cosa gli fa male e provare a curarlo.
<<Ehi, Eli...ho bisogno di chiederti qualcosa. E' abbastanza personale.>>
<<D'accordo. Spara.>>
Faccio un respiro profondo e provo a cercare le parole giuste. 
Non le trovo e sputo fuori tutto.
<<Ti manca la gamba?>>
Tossisce per la sorpresa e poi beve un sorso di vino. Quando appoggia il bicchiere sul tavolo, sorride.
<<Vedo che ti scontri contro i confini della cortesia, come sempre.>>
<<Scusa, non intendevo...>>
Solleva le mani. Io smetto di parlare e guardo il mio piatto.
<<Sì, mi manca.>>
<<E' che...continuo a chiedermi...>>
<<Non ti preoccupare. Tutti lo fanno. Tu semplicemente hai avuto il coraggio di chiederlo.>> gli sorrido debolmente. Annuisce e mi sorride a sua volta. Però continuo a vederlo...il dolore nei suoi occhi. <<L'ho avuto per tutta la mia vita. Sarebbe strano che non mi mancasse.>> sospira, però non sembra sconvolto come lo era qualche secondo prima. E' come se gli sto sollevando un peso al solo ascoltarlo. <<La guerra non è qualcosa di nuovo. Le persone combattono sin dall'inizio dei tempi. E' solo che...avevo una missione chiara quando mi sono arruolato: mantenere in salvo le persone intorno a me. Sarei felice di sacrificare parte del mio corpo per salvare altre persone. Dio solo sa che Benji e Chris hanno fatto il sacrificio supremo di proteggermi.>>
Mi allungo sul tavolo e gli accarezzo la mano.
<<Hanno fatto quello che avresti fatto anche tu. Non puoi proibirgli lo stesso diritto di proteggere i loro amici.>>
<<Non avrebbero dovuto. Chris aveva figli. Benji aveva una moglie. So cosa vuol dire crescere senza una madre. I figli di Christopher non lo vedranno mai più e Benji ha perso la possibilità di creare una famiglia.>>
<<Per quel che serve, sono contenta che si siano sacrificati. Sono contenta che abbiano fatto quella scelta. Se non lo avessero fatto...non ti avrei mai conosciuto.>> lui rimane in silenzio per un lungo momento. Le mie parole lo illuminano come il sole in una giornata fredda, vedo allentarsi la tensione. <<Ho notato che tu non rimugini. O per lo meno, non nello stesso modo che farebbero molte persone.>>
<<Non ne vedo una ragione. Le persone hanno combattuto per tutta la storia. Lo accetto.>>
<<Tu hai perso la tua gamba e lo hai accettato, come poi hai alla fine hai accettato il mio aiuto. E' come se qualsiasi cosa pensi che debba succedere o sia inevitabile, tu semplicemente...lasci che succeda.>>
<<Eri inevitabile, Sable?>>
Porto il mio calice alla bocca e bevo un rapido sorso, arrossita per l'alcol o per la compagnia.
<<Mi hai attirato tu. Cioè, io non avevo altra scelta.>>
<<Mio fratello ti ha obbligato?>>
<<Hai tirato fuori gli altri e hai fatto crollare tutte le assistenti che ti ho mandato! Se non avessi gestito io personalmente questa situazione, avresti rovinato la mia reputazione, duramente guadagnata. E io non avrei mai permesso che questo potesse succedere.>>
Mi sorride.
<<Sai, la bellezza è una cosa rara in guerra.>> la sua voce esce fluida e bassa. Sento la peluria del mio collo rizzarsi mentre lo guardo. Sorrido sicura di me mentre appoggio il mio calice sulla tovaglia. <<Non ho trovato bellezza quando sono tornato a casa. Mesi di riabilitazione dove il mio unico obbiettivo era mantenere la testa bassa e lavorare. Però poi tu...>> scuote la testa pensieroso. <<...sei arrivata e ho messo in discussione ogni cosa.>>
I miei occhi si scuriscono mentre le mie ciglia si abbassano. La mia voce esce come un sussurro.
<<Eli...sento lo stesso per te.>>
<<Non sto parlando del tuo aspetto, anche se credo che sia incredibile. Sto parlando del tuo spirito. Sei intensa...forte.>>
<<Io? Ma...questo era esattamente quello che Josh odiava di me.>>
<<Lui non c'è la poteva fare con il tuo impeto. Io posso.>> mi osserva attentamente, ogni angolo del mio corpo...è così eccitante... <<Sable...vieni a casa con me.>>

LA BESTIA DEL MILIARDARIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora