Capitolo 26.

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La mattina seguente mi dirigo all'ufficio della Sable Concierge. 
Sono sola nell'edificio con Chloe.
<<Quindi te ne sei andata?>>
<<Sì!>>
<<E...tornerai lì?>>
<<No.>>
Sistemo un fascicolo sulla mia scrivania. Chloe mi guarda preoccupata.
<<Sable Concierge può farcela senza i Crane. Lo hai detto tu stessa. Se vuole comportarsi così, posso sistemare le questioni in sospeso da sola. Entrambi abbiamo caselle di posta elettronica.>>
Chloe sospira mentre spinge una sedia accanto a me.
<<Ma invece tu come stai?>>
<<Io?>>
<<Non sei triste?>>
<<Chloe...per che cosa dovrei esserlo?>>
<<Perché la tua relazione è finita? Perché non sei riuscita a stare con lui perché è lunatico?>>
Sospiro mentre mi porgo in avanti sulla scrivania.
<<Che relazione? Non eravamo neanche ufficiali.>> la bocca di Chloe forma una sottile linea. Alzo gli occhi al cielo. <<Non guardarmi così. Non permetterò a nessuno di trattarmi come ha fatto lui. Possiamo essere adulti insieme, se lo vuole, e parlare come persone civili. Però se lui vuole fare il bambino, può farlo per conto suo.>>
Chloe piega le braccia sul petto.
<<Sei intelligente. Un giorno crescerò e diventerò intelligente e forte come te.>>
<<Abbiamo la stessa età Chloe.>>
Lei sorride.
<<E' vero, ma se avessi nel letto un uomo sexy, non me ne andrei in nessun modo. Sono una debole.>>
Faccio una risata.
<<Per tua fortuna non serve la forza per infilarsi a letto con qualcuno che non va bene per te.>>
<<E' proprio vero.>> si alza andando verso la porta. Prima di uscire però, si volta verso di me. <<Sei sicura di star bene?>>
<<Io...affronterò un giorno alla volta. O...un'ora alla volta che è quello che mi sento di fare in questo momento.>>
<<Okay. Fammi sapere se vuoi delegarmi qualche comunicazione con lo scorbutico Crane.>>
Mi fa l'occhiolino mentre prendo la tazza di caffè e bevo un sorso.
Mi sento bene ad essere tornata ad avere il controllo della mia vita. Un piccolo buco, ma...comunque. 
Passo tutto il pomeriggio in ufficio e poi torno a casa.
Improvvisamente sento il bisogno di una routine quotidiana che sembra molto più banale.
Un giorno, due giorni. Poi tre. E prima che me ne accorgo è passata quasi un'intera settimana.
Sospiro mentre guardo la mia caffetteria...
Fare il caffè a casa non è più la stessa cosa. Mi ricorda di tutte le volte che Eli mi portava il caffè mentre lavoravo.
Era un gesto così carino. Un momento mi concentravo e poi improvvisamente trovavo una tazza accanto a me sul tavolo.
In qualche modo sapeva come mi piaceva. Lo faceva sempre perfetto.
Vorrei che le cose fossero andate diversamente. Vorrei che non fosse stato il suo dolore a determinare tutto. Lui è molto di più...
Sento bussare alla porta.
Mi alzo e vado ad osservare dallo spioncino. Vedo un uomo davanti.
Mi blocco. Il cuore vacilla nel petto.
Apro la porta lentamente.
<<Ciao, Sable.>>
<<Eli...perché sei qua?>>
<<Perché non mi posso immaginare in nessun altro posto. Lo so che è tardi. Mi dispiace. Sono venuto qua un'ora fa. Dannate scale.>> guardo verso le scale e poi verso lui. Non mi disturbo a sorridere. <<Era una battuta. Una pessima evidentemente.>> mette la mano dietro il collo e fa un respiro profondo. <<Sono venuto a chiederti scusa per essermi comportato come uno stronzo.>>
<<Capisco.>>
Sento il mio cuore battere pensando a tutto il dolore che la perdita di Eli mi abbia provocato. 
Dopo un momento chiudo gli occhi.
<<Ti meriti di meglio. Un trattamento migliore da un cliente, un trattamento migliore da un amante. Non sono mai stato bravo in queste cose e recentemente ho dimostrato quanto sono peggiorato...>>
Distoglie lo sguardo per un momento. Quando torna a guardarmi io mi sono quasi sciolta.
<<Eli...perché mi stai dicendo queste cose?>>
<<Mi dispiace. Sono stato un idiota. Ho pensato che dirtelo di persona sarebbe stato meglio di una telefonata o una email.>>
<<Forse una telefonata sarebbe stato meglio. Non so se ti voglio vedere adesso.>>
<<E' perché sono uno stronzo o perché sono deforme?>>
<<Deforme? Non ne abbiamo già parlato di questo? La tua gamba...>>
<<Stavo parlando di questo taglio sulla guancia che mi sono fatto quando mi stavo rasando.>> indica una macchia sulla pelle. Sembra impeccabile come il resto di lui. Quasi mi metto a ridere, nonostante sono arrabbiata. <<Mi ha rovinato la faccia. Lo so. Sono orribile ora. Nessuna donna vorrebbe un mostro come me.>>
<<Beh...buona fortuna.>>
<<Oh! Ascolta, Sable. Lo dico davvero, mi dispiace. Generalmente non dico queste parole alla leggera. A nessuno. Ho appena passato quasi una settimana senza di te e credo che un altro giorno potrebbe uccidermi.>>
<<Non so se ti perdono...ma sono disposta ad ascoltarti. Dimmi quello che pensi, Eli. Cosa vuoi da tutto questo?>>
Fa una pausa per un momento, cercando il coraggio di dire qualcosa a cui ha pensato molto.
<<Voglio uscire con te. Stasera.>>
<<Adesso?>>
<<Per favore, lascia che ti porti fuori. Permettimi di trattarti come ti meriti.>>
<<Sul serio? Tu eri l'ultima persona che mi aspettavo di vedere quando ho aperto la porta, Eli Crane. Non posso immaginarmi di vederti implorare.>>
Sorride.
<<Momenti disperati.>>
<<Ho bisogno di andare nella mia stanza, per un momento.>>
<<Prenditi il tuo tempo.>> guardo fuori dalla porta aperta le scale. <<Inizio a scendere ora. Forse sarò già in fondo alle scale per quando sarai pronta.>> gli do una piccola spinta quando fa un passo avanti, mi afferra la nuca e mi dà un bacio sulle labbra. Chiudo gli occhi e mi perdo nel momento. Quando li riapro, mi incontro con il suo profondo e caldo sguardo. <<Mi farò perdonare, Sable. Te lo prometto.>>
Annuisco mentre lui si volta. Io chiudo la porta.
Non posso credere che si sia spinto fino a qui.
Vado nella mia stanza al settimo cielo, poi mi riprendo in fretta e quindi mi guardo allo specchio.
Ci tiene a me. E' tornato da me, per sistemare le cose. Ho la sensazione che andremo in un posto carino.
Quindi indosserò...uno splendido abito d'argento con uno spacco.
Guardo verso la strada e vedo l'auto di Eli.
Esco dalla porta, chiudendo l'appartamento dietro di me.
Non appena arrivo in fondo alle scale sento un rumore dietro di me.
<<Ehi, puttana.>> mi giro e vedo un uomo in piedi, con in mano un coltello. Brilla al chiaro di luna, lucido e letale. <<Stai ferma e non ti farò del male.>>
<<Per favore, non farlo! C'è un telecamera di sicurezza, lo giuro.>>
<<Non dire una parola in più o ti sventro. Questa è una promessa.>>
Comincia ad avanzare verso di me. Sento un grido gutturale nella mia gola.
<<Eli!>>

LA BESTIA DEL MILIARDARIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora