Capitolo 10.

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Mercoledì mattina, trovo Eli al piano terra. 
Per essere il miliardario più amareggiato, del mondo, sembra sorprendentemente allegro.
<<Come sta oggi la mia assistente preferita?>>
<<Eh? Chi sei e cose ne hai fatto di Eli Crane?>>
<<Che c'è? Pensi che non possa essere amabile quando la situazione lo richiede?>>
<<A quale 'situazione' ti riferisci?>>
<<Il nostro appuntamento, ovviamente.>>
<<Sei emozionato per il nostro falso appuntamento?>>
<<Sono emozionato di vedere come ti comporti sotto pressione. Eri così disperata da essere disposta ad assumere qualcuno per non sembrare single. Questo mi dice che la posto in gioco è alta...se qualcosa dovesse andare storto, potresti anche licenziarti.>>
<<Stai ancora provando a farmi rinunciare? Pensavo che lo avessimo superato.>>
<<Hai pensato male.>>
<<Come vuoi. Credi di avermi in pugno, ma in realtà sto vincendo io questo round. Dopotutto, sono quella che sta riuscendo a fare uscire la Bestia Crane dalla sua caverna per una serata di networking...stare gomito a gomito con i grandi di Chicago sembra qualcosa che un potenziale Direttore Operativo degli Hotel Crane farebbe.>>
Apre la bocca ma tossisce e si ricompone rapidamente, ma non dice niente.
Domato? Spezzato? E' proprio così, Eli. Ti ho acchiappato. Ti sei arreso.
<<Va bene, un punto per Sable. Adesso andiamo.>>
<<Andiamo dove?>>
<<Se mi stai coinvolgendo in tutto questo con certezza, ho bisogno che mi accompagni dal sarto. Non ho niente da indossare.>>
<<Seriamente? Che cosa usi per uscire?>>
<<Non esco. A meno che i miei fratelli mi trascinano fuori. E anche così, non è mai un'occasione speciale.>>
Poco tempo dopo, mi trovo in un negozio di vestiti a guardare sia i vestiti da migliaia di dollari e sia bicipiti di Eli da milioni di dollari. 
Un signore un pò brusco prende le misure di Eli mentre parliamo del prossimo fine settimana.
La canottiera di Eli si attacca al suo corpo in un modo che provoca la parte oscura del mio cervello che continua a chiedersi cosa siamo l'uno per l'altro.
<<Meglio per te che non sia un matrimonio, Sable. Odio i matrimoni.>>
Gli sorrido mentre osservo il sarto lavorare.
<<O un evento di beneficenza.>>
<<Pensavo che voi, i principi ricchi, amavate i gala e i balli. Alla fine, è per questo che continuate a venire nel mio negozio.>>
<<Sì, da quando in qua odi gli eventi di beneficenza?>>
<<Non ho problemi: con la beneficenza. Quello che non mi piace è la parte sociale.>>
Sospira mentre il sarto guarda i suoi orli.
<<Mi sembra ottimo fare cose buone per gli altri, ma non ho bisogno di riconoscimenti per quello.>>
E' piuttosto nobile da parte sua.
Eli guarda in basso verso il sarto che osserva da vicino le sue gambe, in particolare le parti metalliche.
<<Che interessante attrezzatura ha qua, Signor Crane. E' molto meglio di una gamba di legno. Ci scommetto che conquista tutte le donne. Basta dirgli che la gamba è fatta di argento vero e che ha diamanti al posto delle unghie dei piedi.>>
La voce di Eli si trasforma in un sussurro. Il suo sussurro così gutturale e basso cattura tutta la mia attenzione.
<<Sable?>>
<<Sì?>>
<<Preferisco un arrangiamento diverso...con le misure.>>
Guarda in basso verso il sarto, che sta lavorando trepidante all'altezza dell'inguine di Eli, osservando lascivamente la protesi.
Eli vuole che m'intrometta? E che misuri il suo inguine? Però non è una cosa un pò...personale?
<<E riguardo a questo evento, le direi di non prenderlo sotto gamba, ma non credo possa valere per lei amico. Scherzi a parte, ha mai pensato di travestirti da pirata? Sono sicuro che farebbe un figurone. Ok, sto arrivando lì in mezzo. Non si emozioni troppo.>>
Guardo la gamba amputata di Eli e capisco. 
Si sente esposto, sembra imbarazzato e indifeso. Non è un'espressione naturale nella sua faccia generalmente orgogliosa.
Io...intervengo. Voglio difendere Eli. Quest'uomo non può prenderlo in giro così.
<<Mi scusi, Signore. Non sono sicura che lei sappia con chi sta parlando. E' Elijah Crane, un veterano della Marina Militare Americana e viene da una delle famiglie più potenti di questa città.>>
<<Signorina non intendevo dire nulla con questo.>>
Compare un leggero sorriso sul volto di Eli, come se il guardarmi fosse uguale ad assistere a distanza a una tempesta. Terribile, bella e selvaggia.
<<Ascolti...farà questo lavoro a metà prezzo o vedrà.>>
<<Metà prezzo? Ma lui è un miliardario, per lui non fa differenza.>>
<<Però per lei sì. Si faccia un bagno d'umiltà e sia contento che non ce ne stiamo andando via in questo istante.>>
<<Cosa? Mi sta castigando per un paio di scherzi di cattivo gusto?>>
<<Potrei renderle la vita un inferno. Mi metta alla prova.>>
Il sarto sembra pietrificato, quasi inorridito. Poi però, dopo un momento, scoppia in una risata e non fa una piega.
<<Va bene, va bene. Mi ha beccato, controllerò i toni!>>
<<Lo apprezzo, anche se ho sentito molte battute.>>
<<Caspita signorina, si prende davvero cura del suo fidanzato.>>
<<Non è la...>>
<<Non sono la...>>
Rimaniamo entrambi in silenzio, nessuno di noi vuole scartare completamente quell'idea. Forse in quel breve istante, agli occhi di un estraneo...siamo qualcosa l'uno per l'altra.
<<Certamente...>>
Quando tutto è stato detto e fatto, Eli prende il suo ordine e lo porta al bancone, paga con una carta di credito dorata e mi raggiunge alla porta.
<<Ha detto che il mio vestito sarà pronto venerdì.>>
<<Appena in tempo. Qual'è la probabilità che tu compaia completamente nudo al mio evento?>>
Alza le spalle in risposta e sembra quasi sorridere.
Entrambi camminiamo rapidamente verso il magazzino, quasi in silenzio. Siamo insieme nell'ascensore ed Eli preme il bottone. Più aspettiamo, più il silenzio sembra soffocarci.
<<La sartoria è un'arte perduta.>>
<<Mmm...davvero.>>
Passano alcuni secondi. L'ascensore fa rumore mentre sale. Alla fine faccio vincere la mia curiosità.
<<Hai avuto bisogno di molto tempo per riprenderti, immagino?>>
<<Sì. Ho avuto bisogno solo di pochi giorni per ritornare alla mia routine, ma la vita era differente.>> dà un calcio alla parete con la protesi. Si sente un suono vuoto. <<Molto differente.>>
<<Sì...posso immaginare.>>
<<Non puoi, ma so a cosa ti riferisci.>> sta in silenzio per un momento prima di proseguire. <<Hai letto parte di quello che ho scritto a me stesso nelle mie memorie, quindi sai che Chris e Benji erano miei compagni di plotone. Sai dell'esplosione...di quando la granata è esplosa.>>
<<Non era mia intenzione leggerlo, davvero. Non avevo capito che era così personale. Pensavo...>>
<<Non ti preoccupare, è solo un esercizio. Il fatto è che...sai cosa è successo a me, Chris e Benji.>> respira profondamente e la sua voce diventa grave, si tinge di dolore <<Trasportare questa gamba ogni singolo giorno, mi ricorda perché sono qua. Mentre loro non ci sono. Questo sentimento è molto più pesante di quel pezzo di metallo attaccato dove c'era la mia tibia. Ho provato a contattare le loro mogli...ma...>>
<<Non hanno risposto?>>
<<Ogni tanto parlo con Annie, la moglie di Chris. Invece la moglie di Benji non vuole.>>
<<Ah...sono sicura che non ti danno la colpa per quello che è successo.>>
<<Sono sicuro di sì. Non c'è nulla che io possa dire per cambiarlo. Io solo volevo...volevo...>> le porte dell'ascensore si aprono di nuovo. Scuote la testa e sembra tornare se stesso <<Lascia perdere, torniamo a lavoro.>>

LA BESTIA DEL MILIARDARIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora