Capitolo 17 - Una piscina nella Stanza delle necessità

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23 marzo 1978

SIRIUS POV

Sono sdraiato nel mio letto, nel mio appartamento, la testa di Amy è appoggiata sul mio braccio destro e le mie mani sfiorano delicatamente la pelle morbida della sua schiena, nell'aria il profumo inconfondibile del suo shampoo al cocco. Mi sento bene, sereno e rilassato, mi rendo conto di avere finalmente tutto ciò che, senza neanche rendermene conto, ho desiderato per tutta la vita: una ragazza che amo e che ricambia i miei sentimenti, e degli amici che non hanno mai dato peso alle mie origini, al mio cognome, ma solo al mio modo di essere.

All'improvviso sento un freddo innaturale invadermi, fin dentro le ossa; l'aria fatica ad entrare nei miei polmoni, non riesco quasi più a respirare, mi sento come se stessi annegando

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All'improvviso sento un freddo innaturale invadermi, fin dentro le ossa; l'aria fatica ad entrare nei miei polmoni, non riesco quasi più a respirare, mi sento come se stessi annegando. Apro la bocca per far entrare più aria possibile, ma l'atmosfera intorno a me sembra essere totalmente priva di ossigeno.
Le mie mani annaspano toccando il nulla; apro gli occhi, ed Amy è scomparsa. Un ghigno terrificante raggiunge le mie orecchie e davanti a me vedo solo Jugson, lei non c'è, e anche quel poco di aria che ero riuscito a far entrare nei miei polmoni sembra abbandonarli. Nonostante mi sia quasi impossibile respirare, riesco però ad urlare, e il suo nome esce dalle mie corde vocali con tutto il fiato che mi resta in gola.

 Nonostante mi sia quasi impossibile respirare, riesco però ad urlare, e il suo nome esce dalle mie corde vocali con tutto il fiato che mi resta in gola

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"Sirius! Felpato svegliati!"

Mi metto seduto sul letto respirando affannosamente. Mi passo una mano tra i capelli madidi di sudore e, guardandomi intorno, riconosco il dormitorio maschile di Grifondoro e scorgo Lunastorta e Ramoso seduti sul letto accanto a me che mi guardano preoccupati.

"Scusate, non volevo svegliarvi... è stato un incubo" farfuglio, ancora scosso per le sensazioni terribili che ho appena provato. Mi prendo la testa tra le mani, non posso fare a meno di pensare alla lettera dal contenuto agghiacciante che ho ricevuto proprio ieri. Dopo la prima, alla fine di gennaio, non ne erano arrivate altre per qualche settimana e avevo quasi finito per illudermi che non ne avrei ricevute più. Ma all'inizio di questo mese di marzo sono ricominciate, sempre contenenti minacce e sempre più di frequente. Quella di ieri - ma anche un'altra la settimana scorsa - è arrivata proprio mentre eravamo a pranzo con le ragazze. In entrambe le situazioni sono riuscito a non far vedere nulla a Amy, ma ieri in particolare mi è sembrata un po' seccata quando ho messo via la lettera senza dire una parola, e solo l'intervento dei miei amici ha salvato la situazione.

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