Story of my life

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Il tonfo della porta chiudersi pesantemente scatenò un aggrovigliarsi di pensieri negativi e sensi di colpa.

Quel rumore, il socchiudersi violento della porta contro lo stipite tremante, era stata la prova evidente ed inconfutabile della sua partenza, una di quelle dolorose senza il giusto addio, di quelle che ti lasciano priva di forze per comprendere ed assimilare, una di quelle che non prevedono un ritorno.

Se n'era andato senza dirmi niente, dopo aver cercato una spiegazione nelle mie parole pungenti e nel mio sguardo tagliente, provando con lo sguardo supplichevole a recuperare in me le tracce disordinate e scomposte che riportavano al nostro amore.

Aveva voltato le spalle sconvolto, con lo sguardo atterrito e fisso al pavimento e con passo veloce mi aveva lasciata.

Mentre sorvegliavo la porta, senza quasi respiro e inerzia di ragionare, rivedevo le immagini di quanto accaduto pochi minuti prima scorrere velocemente davanti ai miei occhi e poi rallentare improvvisamente e bloccarsi nel punto più tragico "penso che adesso te ne debba andare" e poi riacquistare velocità e ancora una volta fermarsi "io non ti voglio più con me, è finita".

Estraevo quei pezzi dal caos mentale che aleggiava in me e li osservavo ancora più lentamente, per darmi il tempo di pesare le mie parole, con il desiderio crescente di distorcere i fili di quel discorso, riavvolgere il nastro e farlo scorrere fluidamente, senza la rabbia e le menzogne che lo appesantivano.

Non pensavo quel che avevo detto, perché allora lo avevo detto? Perché quelle parole distaccate dai miei pensieri erano uscite a raffica rovinando tutto?

Forse perché in fondo era vero, non mi sentivo all'altezza di Liam, avevo paura di distruggerlo, di portarlo alla disperazione più totale come Beth aveva fatto con Niall. Mi ero promessa che non l'avrei mai fatto, lui non aveva nulla a che fare con i miei irrimediabili sbagli e non volevo dovesse pagare le conseguenze.

Oppure avevo paura di me stessa? Di quel che ero diventata e che mi spaventava a tal punto da non riconoscere ciò per cui valeva la pena lottare, Liam, e cosa invece eliminare completamente dalla mia vita, la droga.

Nella mia mente questi due universi erano così ravvicinati, il confine che li separava era sottile, inesistente forse.

Mi appartenevano entrambi, desideravo entrambi, non volevo rinunciare a nessuno dei due.

Ma quel che aveva imparato dall'esperienza di Beth era differenziare le due cose e scegliere, l'una o l'altro, entrambe non potevano continuare ad annebbiarmi la mente dandomi la finta certezza di poter continuare come se nulla fosse.

Dovevo scegliere perché altrimenti mi avrebbero stretta in una morsa, avvinghiandomi fino allo sfinimento, fin quando il susseguirsi degli eventi avrebbe scelto per me.

Io aveva scelto la droga a Liam. Il piacere facile, senza sforzo, artificiale a quello che è il risultato di un lungo percorso insidioso e che perdura nel tempo.

Liam che aveva reso quest'ultimo periodo degno di essere incorporato nella tanto complessa e distorta parola conosciuta a tutti come vita, ora non ne faceva più parte, rimaneva ciò che al contrario me l'aveva schiacciata, appiattita, resa vuota di sogni e speranze.

Eppure avevo preferito quella merda a lui, all'amore, alla vera felicità, perché il mio pensiero era ormai distorto.

Quella ero io, quel che avevo deciso di diventare attraverso le mie scelte.

Liam se n'era andato perché io ero cambiata, qualcosa mi aveva trasformata e sapevo cosa.

Avrei continuato per la mia strada da sola, così da non illudere né me stessa né nessun'altro, niente più amore o amicizia a scombussolarmi la vita.

Over the dose of your loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora