Hold on

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“Che cazzo ci fai qui? Esci Clara. Non mi sento bene” disse estremamente stizzita.

 

“Ti senti male? Cos’hai mal di testa, forse un mal di pancia oppure … ah necessità di bucarti? Aspetta, ho indovinato vero?” sparai andandole contro.

 

“Cosa puoi mai saperne tu? Non sai nulla di me Clara, quindi continua ad esserne all’oscuro. Esci immediatamente” rispose quasi senza forze.

 

“Beth ti conosco da quando eravamo bambine. Siamo cresciute insieme, stiamo crescendo insieme.Non nel migliore dei modi devo ammettere.

So cosa ti rende felice o triste, conosco le tue capacità  e le tue debolezze, so cosa ti rende vulnerabile e cosa ti rende forte.

Ti conosco troppo bene per uscire da qui ed abbandonarti nel momento del bisogno.

Sebbene tu voglia rimanere sola, scomparire, so che in realtà desideri essere trovata e accolta. Hai bisogno di aiuto e sono qui per questo.

Abbiamo iniziato insieme, abbiamo sbagliato insieme ed ora la faremo finita insieme. Tu ed io. Ricordi? Da sole contro tutto e tutti, ma sempre insieme.

Io sto smettendo e so che anche tu puoi. Non nego che sia dura e capisco che la tua situazione è più delicata, ma non credere di combattere questa lotta da sola.

Chi non lotta ha perso già in principio. E poi c’è anche Niall al tuo fianco, lui che non ha mai smesso di credere in te.

Ti amiamo troppo per permetterti di continuare a ridurti come un manichino senz’anima. Non pensare che arrivata a questo punto non ci sia più ritorno e che ora tutto debba andare a rotoli. Non è così, c’è sempre una speranza. Se vuoi, puoi” dissi sparata come un razzo.

 “Non puoi minimamente sapere come ci si sente. Credi che a me faccia piacere continuare a sparare merda in una vena purulenta aspettando che i sintomi dovuti alla dipendenza svaniscano?

E continuare a farlo automaticamente ogni giorno per continuare ad andare avanti, senza sembrare una persona in decomposizione?

Questo non è vivere, è sopravvivere, Clara. Non ne vado fiera, ma ora ci sono dentro fino al collo e non trovo più alcuna via di uscita.

Non è come dici tu, che c’è sempre una speranza. Per me non c’è. Gli eroinomani non hanno speranze, le hanno ormai esaurite tutte.

Non credono più a niente e nessuno. Nessuno crede in noi, nessuno ci vuole intorno, ci considerano lo schifo di questo mondo perché abbiamo scelto di distruggerci la vita. E’ così, chi può dargli torto in fin dei conti. Se neanche noi crediamo più in noi stessi, come possiamo pretendere che lo facciano gli altri?

Basta, ne ho piene le palle di frasi smielate con lo scopo di convincermi a persistere. Non servono a nulla.

I vostri patetici tentavi sono solo parole al vento, quindi vi do un consiglio: fatela finita!” disse stremata con la sola voglia di bucarsi.

Ascoltando quelle parole uno che può fare? Ci credeva davvero, non era la disperazione a parlare per lei, ma la convinzione che le cose stessero realmente così.

Cosa potevo fare?

Io e Niall stavamo sbagliando tutto. Aveva ragione, le parole in questi casi sono solo un cumulo di lettere senza significato.

Non ti aiutano a disintossicarti, a cacciare l’eroina dal tuo corpo, questo è ciò che serve e che non possono fare.

Ci guardammo a lungo, lei aspettando ansiosa che uscissi, io che mi seguisse e lasciasse via gli strumenti che già aveva posizionato sulla toilette.

Nessuno dei due casi si verificò. Ormai stanca, si dimenticò quasi della mia presenza, iniziò a disciogliere la polvere nel cucchiaio e prendere la siringa che tremava nelle sue mani. Davanti a quell’orribile scena, istintivamente mi fiondai su di lei cercando di impadronirmi della siringa che oscillava freneticamente tra le nostre mani. Non la cedeva.

“Beth dammi questa cazzutissima siringa ora. Basta cazzo, basta. Perché ti ostini? Beth dammela!” urlai cercando di strappargliela dalle mani.

“Stronza, troia, lasciami. Devo bucarmi. Ne ho bisogno! Sento di svenire da un momento all’altro. E cazzo lasciala” le sue urla che sovrastavano le mie.

Come se non fosse già abbastanza, si aggiunsero i pugni di Niall che battevano pesantemente contro la porta del bagno.

“Che succede lì dentro? Beth? Fammi entrare” urlava nel frattempo.

“Porca puttana, andatevene. Lasciatemi sola. Non ho bisogno di voi. Non vi voglio tra i piedi. Andatevene” urlò piangendo Beth.

Iniziò a tirarmi i capelli per disfarsi di me. Cominciai a picchiarla violentemente per allontanarla.

Ci strattonammo a vicenda e così la siringa cadde nel gabinetto, insieme alla dose stagnante sul cucchiaio, pronta per essere iniettata in vena. Ci fermammo di colpo. Gli occhi sgranati di Beth, fissi sulla tazza. Vidi la rabbia mista a disperazione fuoriuscire.

“Noo. Cazzo, era l’unica dose” strepitò, volgendo poi lo sguardo furente su di me.

“Beth è meglio così. Deve andare così. Convinciti. Cazzo, ascoltami una buona volta. Lo faccio per te, porca puttana!” le dissi a tono.

Niall riuscì ad aprire la porta e vedendo che Beth stava iniziando a picchiarmi furiosamente la allontanò, pur con difficoltà, facendomi cenno di uscire dal bagno.

Le prese i polsi, che agitava in aria nel tentativo di raggiungermi, e la fermò, stringendola poi in un abbraccio per cercare di calmarla.

Non volli assistere più a quello spettacolo orripilante.

Raggiunsi Liam che nel frattempo stava azionando lo yacht per dirigersi verso casa.

Niall gli aveva mentito dicendo che Beth soffriva di improvvisi attacchi epilettici che la rendevano irascibile, quindi era meglio tornare a casa.

Mi sedetti accanto a lui per constatare che non dubitasse di niente. Fortunatamente se l’era bevuta e, ansi, sembrava piuttosto preoccupato per Beth.

Mi dispiaceva prenderlo così per il culo, ma era meglio che sapesse questo e non la verità.

Over the dose of your loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora