Harry's pov
"Hey amico, ti serve qualcosa?" sentii dire in modo lento e quasi inudibile.
"Chi parla? Non ti vedo."
"Dietro di te."
Mi girai ma niente, non vidi nessuna persona, solo il buio che riempiva lo spazio dinanzi a me.
"Qui giù, amico vedo che hai un problema" continuò la vocina sconosciuta che iniziava a diventare inquietante poiché sentivo solo quella, ma non la persona dalla quale proveniva.
Alla fine aguzzai la vista e vidi accasciato per terra un ragazzo. Mi avvicinai, ma non troppo per star sempre sull'allerta. Dalla luce che proveniva da un lampione poco distante, potei notare l'orribile stato in cui riversava.
Era logoro dalla testa ai piedi, emanava una puzza nauseabonda che non seppi identificare, mi era nuova come anche le abrasioni che riportava sulle braccia, precisamente sull'interno dell'avambraccio. Era sudato e dall'aspetto stanco. Aveva continuamente gli occhi chiusi e quando parlava, strascicava le parole, come se avesse difficoltà a pronunciarle.
"Dovrei tornare a casa, ma credo di essermi perso. Non è che... cioè mi daresti una mano?" dissi pacatamente, non volendo sembrargli scorbutico, ma senza neanche implorarlo per non dare l'aria d'essere un cacasotto, nel caso se ne approfittasse.
"Tu sei proprio fuori. Non vedi che è notte? Qui non riesci ad uscirne di giorno figurarsi a quest'ora" disse con la voce affannata.
"Si ma..." ripresi, ma mi bloccai capendo che non avrei risolto molto, si era spiegato e non credo che nelle condizioni in cui stava si sarebbe sognato di fare altro.
"Stasera non si torna a casa bello. Ahah... sei intrappolato qui. Intrappolaaaaato. Ahahaha" continuò divertito, accennando una risata che fu smorzata da dei violenti colpi di tosse.
Mi infastidì leggermente, ma non gli prestai troppa attenzione. Mi allontanai con l'intento di avvicinarmi ad un altro gruppo per chiedere informazioni, ma sentii ancora quella voce rivolgersi a me.
"Non ti conviene avvicinarti a quelli lì. Sono pericolosi. Moooolto pericolosi. Ahahaha" disse provando ad urlare, ma tutto ciò che ne venne fuori fu quasi un lamento canzonato.
"Senti, mi stai stanc..." dissi stavolta rabbioso, girandomi verso di lui, ma mi bloccai di colpo. Le parole si dissolsero senza consistenza e suono nell'aria e il mio cuore sussultò. L'azzurro cristallino dei suoi occhi raggiunse i miei, folgorandoli. Mi fagocitarono nella loro immensa chiarezza e per un momento sembrò di essere in paradiso e non in quell'inferno giù sulla terra. Il cuore iniziò a palpitare forte, più forte, come assalito dalle convulsioni. Rimasi fermo perso in quell'azzurro incontenibile. Si portò poi una canna alla bocca ed espirò un denso fumo bianco che creò una sorta di nebbiolina nella quale non rividi più il suo corpo esile e i suoi occhi sognanti.
"Ascolta il vecchio Louis, stasera non puoi tornare a casa. Se ti ostini ad andartene ti perderai e non ti conviene, faresti una brutta fine. Qui c'è gente poco raccomandabile che non si fa problemi a infastidire le persone come te" disse calmo, con tono di chi vuole darti un consiglio fidato.
"Come me?" risposi dopo essere riemerso dalla beatitudine che mi aveva investito.
"Come un tizio che non ha nulla a che vedere con questo luogo di merda e questa gente" disse con un tono di tristezza nella sua voce. "Avvicinati. Non voglio spaventarti" continuò.
"Perché dovrei? Stai continuando a prendermi per culo. E poi chi mi dice che non sei come le persone di cui parli? Ma ti sei visto? Ti stai decomponendo da vivo, se ti puoi definire tale" dissi aumentando il tono della voce.
Non sentii risposta. Lo vidi abbassare il capo e prendere un'altra boccata dalla canna, gustandosela come se fosse l'ultima in vita sua, mandando poi in dietro la testa e cacciando in aria il fumo. Poi tornò a fissarmi con sguardo distaccato, senza rispondere.
"Scusa, non volev..."
"Non servono scuse se quel che dici è la verità. Non rinnego d'essere sulla scia della morte, d'essere un miserabile schifato dalla società, un tossico senza speranza, ma sai anch'io ho un cuore. Ma a chi importa giusto? Perché uno nelle mie condizioni dovrebbe possederne ancora uno? Non l'ho venduto al diavolo il mio cuore? Non si è incenerito con tutto il fumo che inalo? Non è scoppiato con tutta l'ero che mi inietto? Beh, mio caro alto borghese di sto cazzo, la risposta è no! No, ne ho ancora uno. Deformato, rattrappito, intossicato, consumato, pugnalato, ma è qui e batte. Batte per dare a voi la certezza, contro tutte le vostre opinioni infondate, che sono vivo, che respiro, che penso, che sogno e che nessuna convenzione del cazzo, nessun pregiudizio merdoso, nessuna critica potrà mai annientarlo. Non fin quando sarò io a deciderlo. Ma fino a quel giorno sta ben sicuro che continuerò a svegliarmi tutte le mattine in questo porcile schifoso circondato da zombie, continuerò ad andare avanti e bucarmi, visto che è l'unica cosa che mi rimane, a sorbirmi le vostre occhiatacce e i vostri compianti senza significato, ad essere vittima delle mie scelte e della vostra noncuranza. Vaffanculo! Sai una cosa? E' proprio la vostra ferma decisione di chiudere gli occhi alla verità di questi giorni, di dimenticarvi che fuori dal vostro mondo di formalità e falsità, c'è la realtà di chi desidera di poter vivere un giorno di più nonostante le difficoltà, è la ragione per cui non decido di smetterla una volta per tutte. Per dare uno schiaffo morale a tutti voi, per farvi capire che nonostante i miei irrimediabili errori, io ho ancora voglia di vivere e sperare che un giorno tutto possa andar meglio" disse ostentando più volte la voce, ma convinto a continuare perché ci credeva in quello che diceva e perché doveva farlo dato che quelle parole erano celate da troppo tempo dietro quel cumulo di ossa e tossicità.
Sentii di venir meno, di cadere e frantumare tutti i pezzi sconnessi del mio corpo. I suoi occhi non erano più colmi di quell'azzurro celestiale, ma traboccavano rabbia e sofferenza. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, allora la sua doveva avercela con il mondo.
Ebbi l'istinto di avvicinarmi di scatto a lui, prendergli la testa penzolante e stringerla nelle mie grandi mani ferme, di guardarlo dritto in quegli occhi paradisiaci e infuocati e dirgli che tutto sarebbe andato bene, perché da quel momento non sarebbe stato solo, perché io avrei sorvegliato su di lui, avrei preso le sue difese e avrei usato la forza che lui trasmetteva in me per proteggerlo dalle ingiustizie, ma soprattutto per proteggerlo da se stesso.
Ma tutto quel che feci fu di sedermi accanto a lui e poggiare la mia testa sulla sua fragile spalla. Accarezzargli la mano tremante e tumefatta e poggiarla sul mio cuore palpitante, sfuggente. Rimanemmo così tutta la notte, vicini l'uno all'altro, in modo tale che le nostre anime si toccassero e combaciassero in un'unica realtà. La nostra, quello che saremmo diventati.
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Over the dose of your love
FanfictionLui era reale, mi procurava gioia eppure non era una pasticca che potevo ingoiare o una polvere da inalare. No, un corpo caldo, un’anima, un cuore che pulsava. Tra le tante che avevo assunto, Liam era la droga fatta apposta per me, la mia droga pre...