Finita la doccia indossai i vestiti della madre. Una camicetta bianca merlettata ai bordi e una gonna nera aderente a vita alta non troppo lunga. Il ragazzo non si era risparmiato nel scegliere i vestiti. In ogni caso aveva buon gusto.
Uscii e lo raggiunsi in salone, dove mi stata aspettando seduto su un comodo divano.
“E io che credevo fosse più corta” disse malizioso, puntando lo sguardo sulle mie gambe.
“Prima mi sono trattenuta, ma ora te lo dico: sei uno stronzo!” risposi nevrotica.
Si alzò avvicinandosi a me, prendendomi per mano e dirigendosi verso la porta.
“Voglio mostrarti una cosa. Vieni” mi disse con un certo bagliore negli occhi che mi incuriosì all’istante.
Uscimmo di casa. All’esterno era notte inoltrata, i lampioni riflettevano la luce sui vialetti indicandoci la via. Mi portò verso una costruzione in cemento piuttosto malridotta. Sollevò una saracinesca e accese una luce.
“Cosa dici in questi casi?” disse riferendosi a quello che si presentò ai miei occhi.
“Merda!” dissi osservando.
“Bingo!”
Più moto si susseguivano disposte ordinatamente in fila. Mi colpì lo scintillio delle carrozzerie lucidate in modo impeccabile e mi affascinarono i minuziosi dettagli che ognuna presentava. Ce n’erano di più dimensioni e forme. I modelli più vecchi risplendevano ancora della loro antica bellezza immutata, mentre i nuovi sfoggiavano particolarità che non riscontrai nei primi. Si avvicinò fremendo verso una moto, guardandola con una certa ammirazione. Era di un abbagliante colore argenteo, con rifiniture blu e grosse ruote nere. La accarezzò come poche volte fece con me.
“Questo gioiellino è in assoluto la mia preferita” mi disse ammirandola con lo sguardo di un bambino meravigliato. Poi munendosi delle corrispettive chiavi la accese. La sua espressione diventò esterrefatta quando sentì il potente rombo della moto. Era chiaro che la adorava come poche altre cose.
“E’ indubbiamente bella, ma se ti dicessi che preferisco questa qui? Mi rispecchia di più” dissi indicandone una ferma ad un palo.
Era rossa carminio con schizzi bianchi disposti qua e là e affiancata da una sidecar di un raro modello d’epoca. Era piccola con sedili in pelle nera, decorata con un opaco colore rosso e targata BTM.
“Ah sì, ti riferisci alla vecchia Bessy. L’ho ereditata da mio nonno, come anche la passione per le moto. Hai ottimi gusti” disse con fare da intenditore.
“Bessy? Hai dato un nome alla moto? Sono scioccata!”
“Hey, ci tengo alle mie moto. Ci sono anche Mary, Lucy, Carey…” rispose con convinzione.
“… questi sono i nomi di tutte le tue ex? No, perché tra poco ne aggiungerai un altro, il mio” dissi allibita.
“Bha … non puoi capire” disse “E se la provassimo? E’ parecchio che non la prendo e poi vederti nella sidecar sarebbe il massimo” disse emozionato.
“Ottima idea” risposi incurante della tarda ora.
In pochi minuti fummo già in strada, desolata e circondata da imponenti alberi che accingendoci incutevano una certa paura, gironzolando con quella cosa. Se l’avessi chiamata così, Liam mi avrebbe sicuramente fatta scendere e piantata lì. Devo ammettere però che fu originale girare lì dentro. Il vento freddo mi gelava la pelle e scompigliava i capelli ma l’entusiasmo di Liam che traspariva da ogni poro mi accese. Mai era felice come quando portava una moto e la mia presenza in quel momento non fece altro che accrescere questa sensazione.
“Come lo trovi? Non è pazzesco?” mi chiese.
“Lo è, eccome. Anche se penso che guidarla sia più eccitante, o mi sbaglio?” risposi.
“No affatto, ma ti sbagli di grosso se pensi che io ti permetta di guidarla” disse più serio che mai.
Dopo svariati tentativi per convincerlo alla fine riuscii nel mio intento. Si fermò su un promontorio e cambiammo di posto.
Stavo per partire quando mi fermò di colpo dicendomi: “Hai almeno mai guidato una moto? Lo sai che ci tengo … a te.”
“Ovvio... che no” risposi mettendo in moto e accelerando.
Liam in piedi nella sidecar barcollò finendo quasi per cadere. Fu una guida spericolata e a dir poco assurda. Sbandavo e sprofondavo in ogni buca si presentasse, il tutto con il sottofondo delle urla di avvertimento e paura del ragazzo. Fortunatamente era notte e non c’era anima viva, altrimenti più persone avrebbero avuto uno spiacevole incidente quella sera.
“Sei un pericolo pubblico!” urlò a squarciagola.
Liam mi permise di guidare poco meno di un chilometro promettendo che non mi avrebbe mai più lasciata guidare una moto. Credo che ciò che intendesse dire realmente era che non mi avrebbe mai più fatto guidare una sua moto!
Al ritorno guidò lui, così potei rilassarmi e godermi il paesaggio silenzioso immerso nell’oscurità della notte. Sentivo gli occhi socchiudersi, era stata una giornata intensa e ora desideravo solo potermi addormentare.
“Piccola, stai quasi dormendo. Stanotte rimani da me e domani ti riaccompagno” disse quasi imponendomelo.
“Ma è una domanda o un’affermazione? Se non volessi?” dissi prendendo in pugno la discussione.
“Entrambe le cose, credo. Hai sonno e casa tua non è a quattro passi. Fidati di me” mi disse rassicurandomi.
Sentendo quelle parole mi rasserenai. Bastava che pronunciasse quel “fidati di me” e improvvisamente non avevo più alcun controllo sulle mie decisioni, ma mi abbandonavo a lui. Insomma mi fidavo!
Giunti a casa si dedicò completamente a me, prima ancora di sistemare la moto, portandomi nella sua stanza.
Era, ovviamente, molto grande e con un arredamento moderno. Non potei non notare i tanti gingilli disposti un po’ ovunque di supereroi, in particolare di Batman. Era davvero ossessionato!
Mi lasciai andare senza alcun freno sul letto, ormai stremata. Sonno. Solo questa parola riuscivo a concepire. Liam si distese al mio fianco fissandomi. Mi addormentai di colpo, ma credo che rimase lì a guardarmi a lungo.
Liam’s pov
Guardandola dormire non sentii le solite sensazioni di sicurezza e spensieratezza. Questa visione mi riportò a quella mattina in spiaggia. A quel messaggio. A quel ragazzo, Zayn. La paura che Clara non fosse del tutto mia. Che lei condividesse il suo cuore con qualcun altro. Iniziai ad agitarmi e a pensare all’impensabile, a cose sconnesse e senza alcun senso. Non potevo corrucciarmi con dubbi o congetture infondate. Dovevo sapere. Subito. Svegliai delicatamente Clara. Mi costò molto disturbarla mentre dormiva così beatamente, dispersa chissà in quale sogno, ma avevo bisogno di spiegazioni.
“Clara, svegliati. Ho bisogno di chiederti qualcosa di importante” sussurrai.
Dopo svariati tentennamenti da parte sua, fece uno sforzo e aprì gli occhi.
“E’ così importante da parlarne ora? Non puoi aspettare domani?” farfugliò.
“No, è di vitale importanza.”
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Over the dose of your love
FanfictionLui era reale, mi procurava gioia eppure non era una pasticca che potevo ingoiare o una polvere da inalare. No, un corpo caldo, un’anima, un cuore che pulsava. Tra le tante che avevo assunto, Liam era la droga fatta apposta per me, la mia droga pre...