Mi voltai indietro notando che la distanza con i tizi si faceva sempre maggiore. Ormai ero riuscita a fuggire e dovevo solo ringraziare quel motociclista sconosciuto. Quando il mio respiro ritornò regolare e sentii di nuovo le gambe, mi resi conto che quella moto aveva un qualcosa di familiare, di già visto. Quel rombo, quel bolide, quel casco.
Solo allora realizzai che era la stessa moto che avevo visto all’entrata della scuola, di conseguenza il proprietario doveva essere quel ragazzo. Mi aveva salvato il culo. Mi piaceva l’idea che fosse proprio quel ragazzo misterioso ad avermi aiutata, anche se trovavo il tutto troppo romantico.
“Grazie, comunque” gli dissi. Lui non reagì quindi pensai non mi avesse sentita a causa del rumore della moto.
Dopo esserci allontanati abbastanza, ci fermammo. Lui scese per primo dalla moto e, indossando ancora il casco scuro, mi prese i fianchi aiutandomi a scendere.
Mi stavo sistemando i capelli arruffati dal casco, quando finalmente il ragazzo tolse il suo.
“Sapevo che eri tu” gli dissi sorridendo.
“Anch’io sapevo che eri tu” mi rispose con tono abbastanza ironico.
Gli diedi un leggero pugno sulla spalla per l’ovvia battuta.
“Comunque grazie” gli ripetei.
“Quante volte lo vuoi ripetere ancora?” I suoi occhi marroni incontrarono i miei in una faccia perplessa.
“Se avevi sentito, potevi anche rispondermi invece di farmi fare la figura dell’idiota che parla da sola!”
Un leggero sorriso illuminò il suo volto serio seguito da un silenzio imbarazzante.
“Come ti chiami?” gli chiesi per rompere il ghiaccio.
“Liam, mi chiamo Liam.”
“Liam” ripetei. “Questo non è il classico nome di un cavaliere, è troppo…”
“Troppo?” riprese interrompendomi.
“Non lo so, devo ancora riprendermi da quel fuggi-fuggi di poco fa” dissi stanca.
“Invece qual è il tuo nome principessa?”
“Ah-ah molto spiritoso” gli dissi ironica, storcendo il naso per quella parola che ritenevo infantile e stupida riferita ad una ragazza come me.
“Io sono Clara, comunque” continuai.
“Allora principessa Clara, si può sapere che hai fatto di tanto grave da permettere a due uomini di farti rincorrere per tutta la scuola?” chiese incuriosito, sottolineando ancora una volta la parola principessa. A quel tizio piaceva infastidirmi, insomma.
“Hai dato fuoco alla scuola?” aggiunse ironico.
“No, ma ci mancava poco” risposi con una leggera risata.
Dalla sua espressione capii che non aveva colto l’ironia nelle mie parole.
“Stavo scherzando” dissi con tono più serio.
“Non ti conosco affatto, ma dal poco che ho assistito non mi sorprenderei se l’avessi fatto davvero” disse come per spiegare la sua espressione.
Ci guardammo per alcuni secondi quando una risata da parte di entrambi ruppe il silenzio.
“Andiamo, uragano” mi disse caricandosi la cartella che avevo con me sulle spalle.
“Ti porto a prendere un caffè” continuò notando la mia espressione stranita.
“Preferirei un thè ma accetto l’invito” replicai.
Allontanatici dalla moto parcheggiata, camminammo per cinque minuti nei quali ci scambiammo battute sarcastiche e sorrisi, come se i pochi minuti precedenti fossero bastati per conoscerci ed entrare in sintonia.
Ci fermammo davanti ad un bar e ci accomodammo sui tavolini disposti all’esterno.
“Grazie” gli dissi quando mi accostò la sedia per farmi accomodare per poi occupare il posto di fronte al mio.
“Sono o no un cavaliere?” disse con tono sarcastico mentre un sorriso gli illuminava il viso.
Ridemmo entrambi.
Un cameriere si allontanò per occuparsi delle nostre ordinazioni lasciandoci soli.
“Che fai nella vita?” gli domandai.
“Cosa ti fa pensare che non sia uno studente come te?”
“La parola studente riferita a me è una caricatura bella e buona. Comunque se tu frequentassi la mia scuola, non ti avrei incrociato all’esterno, ma all’interno, se ricordo ancora come funzionano le cose.”
“Anche tu frequenti quella scuola eppure stavi scappando.”
“Touché.”
“Comunque, oltre a togliere dai guai una principessa come te, mi occupo di moto” continuò. “La moto che ti affascina tanto l’ho montata con le mie mani” aggiunse spavaldo.
“Mhh, complimenti, te la cavi alla grande” esclamai nascondendo la sorpresa per la sua rivelazione.
“Grazie. Sei la prima ragazza che apprezza il lavoro che ho fatto. Ci tengo molto, è la prima volta che assemblo una moto” disse contento del complimento ricevuto. Ancora una volta un sorriso smagliante si accese sul suo volto dando maggiore enfasi alle sue parole.
“Ti intendi di moto?” mi chiese.
“Ho praticamente passato l’infanzia tra oli e motori, invece di giocare con le bambole. Mio padre era un grande appassionato, che dico, era ossessionato” gli dissi sentendo che stavamo entrando sempre più in confidenza.
“Ed ora si è stancato?” disse notando che parlavo di lui al passato.
“Impossibile, erano la sua vita. Credo che le ami ancora e lo farà per sempre, ma è morto due anni fa.”
Il suo volto ritornò serio, come quando lo avevo visto poche ore fa fuori scuola.
“S-scusa, non volevo” disse sinceramente dispiaciuto.
“Non ti preoccupare, non potevi saperlo” risposi assumendo un tono caldo e gentile per sollevarlo.
Ad interrompere la nostra conversazione fu l’arrivo del cameriere con le nostre ordinazioni.
“Grazie” gli dissi ricevendo come risposta un occhiolino dal ragazzo, al che Liam lo fulminò con lo sguardo facendolo allontanare velocemente.
Mi piaceva l’atteggiamento protettivo che aveva dimostrato più di una volta nei miei confronti, stranamente non lo trovavo invadente, anzi, mi sentivo lusingata.
“Vado un attimo in bagno” gli dissi alzandomi.
“Non scappare via però, principessa” mi rispose trattenendomi delicatamente per il polso prima che mi allontanassi.
Dopo quella mattinata passata piacevolmente con lui, mi riaccompagnò a casa.
“Grazie di tutto.”
“Spero di non averti rubato troppo tempo” esclamò appena arrivammo fuori il vialetto di casa mia. “Da quando ti ho incontrata è iniziata un’avventura” continuò sorridendo.
Mi sforzai di non sembrare impacciata sentendo quelle parole. Abbassai lo sguardo mentre lui teneva i suoi occhi puntati pericolosamente su di me.
Prima di allontanarmi, gli diedi un piccolo bacio sulla guancia dirigendomi poi verso il portone di casa. Chiusa la porta, scaraventai la borsa per terra raggiungendo di corsa la finestra. Mi affacciai cercando di non farmi notare, per vederlo un’ultima volta. Lo vidi toccarsi delicatamente la guancia inumidita poco fa dalle mie labbra con un dolce sorriso stampato sul volto. Si posizionò poi sulla moto per sfrecciare chissà dove, per incontrare chissà chi, fare chissà cosa. Improvvisamente volevo sapere di più su di lui. Mi piaceva Liam.
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Over the dose of your love
FanfictionLui era reale, mi procurava gioia eppure non era una pasticca che potevo ingoiare o una polvere da inalare. No, un corpo caldo, un’anima, un cuore che pulsava. Tra le tante che avevo assunto, Liam era la droga fatta apposta per me, la mia droga pre...