Durante il tragitto il mio corpo era divenuto un campo in cui una moltitudine di sentimenti contrastanti si contrapponevano, ero un fluire di ansia, agitazione, emozione, eccitazione. In tal modo non mi accorsi della nostra destinazione.
Giunti in quel luogo non ero del tutto spaesata, posso assicurare che non vi ero mai stata, ma non mi era sconosciuto, lo avevo intravisto più volte in televisione e nelle cartoline.
Ci trovavamo su un vasto altopiano, intorno a noi non vi era traccia di cose o persone, ma ciò che rendeva quel luogo magico era proprio questo: l’assenza del mondo.
Eravamo solo io e lui e ai nostri piedi si estendeva la meravigliosa Los Angeles vista in tutto il suo splendore.
La notte era il momento il cui la città mostrava il suo abito migliore: uno sfolgorio di luci protratte in perfette linee che si accostavano e in altri casi incrociavano accecando i nostri occhi stupefatti.
I nostri piedi sovrastavano l’immensità di quella città. Il bagliore di milioni di luci era in perfetto equilibrio con la serenità del cielo che incorniciava perfettamente questo bellissimo quadro. La vita notturna della città era vivida, la si percepiva persino da lassù sebbene non un suono vi giungesse, ma ciò che si mostrava ai nostri occhi parlava per sé.
Mi accorsi che poco distante da noi vi era la famigerata scritta “Hollywood” che dominava con le sue grandi lettere il promontorio che si innalzava alla nostra destra.
L’enormità degli spazi che ci circondava mi faceva sentire minuscola, un granello di sabbia, ma nel contempo la città ai nostri piedi mi conferiva forza e potere. Da lassù era come se io e Liam fossimo i padroni del mondo.
Le parole ‘meraviglia e perfezione’ erano riduttive per descrivere le mie sensazioni, ma erano quelle che più si avvicinavano. Desideravo rimanere lì per sempre a contemplare quanto di più bello il mondo potesse offrire, e non mi riferivo solo al luogo o al panorama, Liam infatti faceva parte della perfezione di quel posto. Lui era il tocco in più che lo rendeva fatto apposta per me.
Conoscevo Liam da poco, ma lui sapeva come stupire una ragazza, e lo sapeva fare in modo grandioso ed impeccabile, perché anche io, la ragazza dal cuore di pietra, ne ero stata colpita. Non eravamo amici e nemmeno fidanzati, ma eravamo qualcosa. E quel qualcosa mi piaceva.
Non potei non notare un groviglio di luci simili a lucciole disposto su un albero, così mi avvicinai incuriosita, mi ci volle poco per capire che Liam aveva molti assi nella manica.
Sotto ad un albero addobbato con luci, che circondavano la sua folta chioma, vi era un tavolino allestito in modo piuttosto sobrio ma nel contempo raffinato: un vaso in porcellana bianca conteneva una rosa rossa pienamente fiorita che emanava un delicato e appena percettibile profumo, due posti a sedere e adagiato al fusto dell’albero un cestino contenente, immaginai, la nostra cena.
Rimasi sbalordita dal quel gesto. Ero abituata a ben altro. I ragazzi che avevo frequentato in passato erano dei buzzurri energumeni sfruttatori, per dirla in altre parole dei puri CAZZONI!
Non ero psicologicamente preparata ad un qualcosa di così... romantico. Non credevo che avrei mai utilizzato questa parola e che addirittura potesse adattarsi a me. No, ovviamente non lo era, Liam poteva essere anche il ragazzo più dolce e sensibile del pianeta ma ciò non significava che anche io accanto a lui dovessi esserlo né fingere di esserlo.
Avevo sempre disprezzato questi gesti così sdolcinati che mi facevano puntualmente storcere il naso, ma ora considerando la situazione, forse lo pensavo perché nessuno mai si era immaginato di trattarmi in questo modo e quindi mi ero convinta di non essere la ragazza adatta a tali smancerie, giungendo a disprezzarle.
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Over the dose of your love
FanfictionLui era reale, mi procurava gioia eppure non era una pasticca che potevo ingoiare o una polvere da inalare. No, un corpo caldo, un’anima, un cuore che pulsava. Tra le tante che avevo assunto, Liam era la droga fatta apposta per me, la mia droga pre...